18 giugno 2018
- A volte l'umorismo messicano è difficile
da capire. E qualcosa ne deve sapere in
questi giorni la Federcalcio del Paese
latinoamericano, di nuovo sotto indagine per
le «grida omofobe» di alcuni tifosi contro
il portiere tedesco durante l'incontro di
ieri allo Stadio Lužniki, in cui la
compagine azteca ha sconfitto a sorpresa i
campioni del mondo.
Il coro “eeeeh... puto!” è diventato ormai
di uso comune in Messico negli stadi ed in
altre situazioni, tra cui —in alcune
occasioni— perfino le aule del Parlamento. E
proprio per averlo utilizzato dalle tribune
la Fifa sta minacciando di imporre nuove
multe e possibilmente sanzioni più severe
alla nazionale guidata dal colombiano Juan
Carlos Osorio.
Dopo tanti anni in Messico, chi scrive può
assicurare i lettori che, sebbene il termine
“puto” nello spagnolo messicano sia
effettivamente una maniera dispregiativa e
volgare di definire un omosessuale maschio,
la parola viene usata frequentemente come
uno sfottò privo del significato
originale. Sarebbe, per intenderci, come
pensare che dare del “coglione” a qualcuno
—dato che si tratta di una maniera volgare
di descrivere i testicoli— sia un'espressione
che discrimina il corpo maschile.
Ma la Fifa non lo capisce o, se lo capisce,
non lo considera adeguato ai nostri tempi,
il che non può essere criticato.
Va aggiunto, inoltre, che purtroppo è
possibile che le avvertenze della federazione
internazionale vengano interpretate dai
tifosi misurandole con lo stesso peso con
cui frequentemente viene percepita la
possibilità dell'applicazione della legge in
Messico, un Paese in cui i livelli di
impunità sono altissimi.
Nel dubbio, i sostenitori del “Tri” in
Russia farebbero di sicuro meglio ad
astenersi da questa usanza per evitare di
provocare danni, magari anche irreparabili,
a quella che potrebbe essere la miglior
partecipazione della loro nazionale nella
storia dei campionati del mondo di calcio.
(massimo barzizza / puntodincontro)
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