15
agosto 2017
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Stasera i membri dell’Academia
Italiana (AIC) della Cucina di Città del
Messico si riuniranno nuovamente per
valutare uno dei molti ristoranti di
gastronomia del Belpaese nella capitale
dell’unica nazione latina dell’America del
Nord.
Clicca sull'immagine per
visualizzare il sito dell'Accademia Italiana
della Cucina dedicato ai ristoranti italiani
di Città del Messico.
Circa un mese fa, Puntodincontro ha
assistito all’incontro che questa
associazione ha organizzato nel ristorante
Belfiore del quartiere Polanco. Erano
presenti poco più di 20 persone, fra cui
Dino Pagliai, vice delegato, Manfredi
Carnevale, tesoriere, e Marilena Moneta,
ex-delegata. Il delegato in carica, Enrique
Gilardi, non aveva potuto assistere
all'evento.
In quell’ occasione abbiamo rivolto alcune
domande su questa organizzazione a Dino
Pagliai e Marilena Moneta.
Puntodincontro:
Cos'è l'Accademia Italiana della Cucina?
Dino Pagliai:
È un'associazione, fondata nel 1953 a Milano
da Orio Vergani, che ha come fine la tutela
della tradizione gastronomica del Belpaese.
Marilena Moneta:
Abbiamo, inoltre, un obiettivo di promozione
culturale: nei luoghi del mondo dove
l'Accademia è stabilita, il suo compito è
far conoscere ai residenti locali gli
ingredienti, i sapori e le origini della
nostra gastronomia.
Puntodincontro:
Da quant'è che l'AIC è presente in Messico e
che mezzi di informazione utilizza per
diffondere i suoi principi e le sue
valutazioni?
Marilena Moneta:
L'AIC è presente a Città del Messico dal
1989.
Dino Pagliai: Per
diffondere le informazioni, esistono diverse
pubblicazioni. In primo luogo, c'è la guida
dei ristoranti — la cui sezione messicana
può essere
consultata online— dove
raccogliamo le nostre impressioni sui
diversi locali. Inoltre, esiste una rivista
mensile, Civiltà della Tavola, che è
l'organo di informazione mondiale sulle
attività dell'Accademia, dove si dibattono
temi di carattere culturale e gastronomico.
Puntodincontro:
Quanti ristoranti messicani sono inclusi?
Dino Pagliai:
In questo momento, diciannove.
Puntodincontro:
Come li avete selezionati?
Marilena Moneta:
Cerchiamo di visitare tutti i ristoranti
italiani di Città del Messico. Alcuni di
loro, però, non sono interessati a ricevere
un nostro giudizio, perché non rispecchiano
le esigenze stabilite dall'AIC, come, ad
esempio, l'utilizzo di ingredienti
originali. Altri, sebbene si presentino come
locali italiani, non offrono un menu che
contiene vere specialità della nostra
cucina.
La scheda utilizzata
per la valutazione dei ristoranti.
Puntodincontro:
Questo significa che tutti i ristoranti
stabiliti in Messico che appaiono nella
guida sono veramente italiani ed hanno
superato tutte le prove?
Marilena Moneta:
Non necessariamente. Significa che nel
momento in cui sono stati valutati hanno
ottenuto risultati sufficienti secondo i
nostri criteri di valutazione —cioè chef,
piatti, ingredienti ed ambiente italiani—,
però, a volte, le condizioni del locale
cambiano ed alcuni di loro chiudono.
Puntodincontro:
Oggi verrà valutato questo ristorante, vero?
Marilena Moneta:
Sì.
Puntodincontro:
Il risultato della valutazione verrà
pubblicato?
Marilena Moneta:
Tutte le informazioni saranno inviate alla
sede di Milano...
Puntodincontro:
Quindi questo locale verrà aggiunto alla
lista dei ristoranti “messicani”.
Dino Pagliai:
Il Belfiore, che prima si chiamava Bellaria,
è già presente nella guida. Questa è una
visita per rivalutarlo dopo il cambio di
nome.
Puntodincontro:
Un’ultima domanda, forse scontata: in
Messico e nel mondo esiste, per i ristoranti
che offrono gastronomia del Belpaese, il
marchio “Ospitalità Italiana”, promosso
dalle camere di commercio internazionali in
collaborazione con l’Istituto Nazionale di
Ricerche Turistiche, che riconosce, citando
le parole utilizzate da questa iniziativa,
l'autenticità dei «nostri ambasciatori del
gusto». Esiste qualche relazione o
differenza fra la missione dell'AIC e questo
marchio?
Dino Pagliai:
Sono iniziative completamente indipendenti.
La Camera di Commercio non ha mai chiesto la
nostra opinione riguardo ai ristoranti che
certifica. La mia opinione è che non tutti i
locali che ottengono la targa “Ospitalità
Italiana” hanno raggiunto un livello di
eccellenza.
(massimo barzizza / puntodincontro.mx)
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