Il Messico contro gli “alimenti spazzatura”.

 

bullet

Lee este artículo en español.

 

7 febbraio 2016 - Il Messico è stato tra i primi Paesi (dal 1° gennaio 2014) a porre una tassa sul cibo «spazzatura» e le bevande zuccherate e a lanciare una massiccia campagna di educazione alimentare. Una scelta inevitabile, dopo che in questo Paese latino dell'America del Nord sono stati osservati tassi di incidenza del diabete superiori al 9% della popolazione (12,7% a Città del Messico), secondo i risultati ufficiali del Sondaggio Nazionale sulla Nutrizione del 2012.

Le dimensioni del problema in terra azteca sono enormi: intervistato dalla BBC, Salvador Villalpando —specialista di obesità all'Ospedale Pediatrico Federico Gómez di Città del Messico— spiega che il 10 per cento dei bambini hanno bevuto bibite zuccherate dalla nascita fino ai 6 mesi di età. Per le età da 0 a due anni, la percentuale sale all'80 per cento.

D'altra parte, con una media di 164 litri per persona all'anno, il Messico ha —secondo alcune fonti— il più alto tasso di consumo di bibite e bevande zuccherate al mondo, superiore perfino agli Stati Uniti.

E, così, la scelta di apporre una tassa dell'8% a nove categorie di alimenti trasformati ad alto contenuto calorico e un peso al litro sull’acquisto di bevande zuccherate è stata inizialmente osteggiata da alcuni settori della popolazione e, soprattutto, dalle aziende imbottigliatrici e distributrici di alcune delle marche di bibite più famose del mondo. Ma la decisione, oggi, inizia a dare i suoi frutti.

Da uno studio pubblicato sul British Medical Journal —preparato nel novembre 2015 da Arantxa Colchero e Juan Rivera dell'Istituto Nazionale di Salute Pubblica assieme a Barry Popkin e Shu Wen Ng della University of North Carolina, e diffuso lo scorso 6 gennaio— si scopre infatti che in un solo anno la scelta adottata dal Messico ha portato a una riduzione del dodici per cento nelle vendite di bevande zuccherate e a un aumento del 4% nell’acquisto di bibite non tassate. Un risultato incoraggiante, che secondo gli autori dello studio «dovrebbe costituire la base da cui far partire qualsiasi discussione e decisione politica in materia di salute pubblica».

Utilizzando i dati di acquisto relativi a circa 6.200 famiglie messicane residenti in 53 città con oltre cinquantamila abitanti, i ricercatori hanno confrontato i volumi di vendita registrati nel 2014 (con le bevande zuccherate già tassate) con quelli - stimati - che si sarebbero avuti se il Governo non avesse deciso di adottare il giro di vite nei confronti degli zuccheri aggiunti. Da qui i risultati sopra descritti, che in valore assoluto si traducono in un “risparmio” annuo di 4,2 litri di bevande dolci per ogni cittadino messicano, compensato dall’acquisto di oltre 12 litri in più - rispetto al passato - di bibite non sottoposte a tassazione.

A usufruire di questa politica son stati soprattutto i ceti meno abbienti, in grado di tagliare in alcuni casi i consumi di bevande zuccherate anche del 17 per cento. Si sono materializzate, così, evidenze che gli autori della ricerca hanno definito «moderate, ma già importanti» e che necessitano di un «monitoraggio degli acquisti a lungo termine, per verificare in maniera più approfondita le implicazioni per la salute».

ARTICOLI CORRELATI
bullet Clicca qui per leggere gli altri articoli della sezione “Salute e benessere”

 

(massimo barzizza / puntodincontro.mx)