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ottobre 2014 -
Il Messico e l'Italia sono all'avanguardia
mondiale nello sviluppo di tecnologie per
indagare siti archeologici inesplorati,
fornendo agli studiosi una visione dei
luoghi fino ad oggi rimasti inaccessibili.
Il precursore, nel 2013, è stato il robot
messicano Tlaloc II-TC (nella foto
principale di questo articolo), progettato da tre
giovani ingegneri del IPN (Instituto
Politécnico Nacional) —Hugo Armando Guerra
(28 anni), Alberto Álvarez (24) e Francisco
Castañón (30)— soprattutto per esplorare la
parte finale del tunnel che si trova sotto
il Tempio del Serpente Piumato a Teotihuacán,
chiuso dagli abitanti di questa misteriosa
città più di mille 800 anni fa.
E adesso anche l’Europa (e l’Italia) hanno
il loro automa scopritore. Il suo nome è
Rovina ed è il risultato di un progetto di
ricerca finanziato dalla UE e condotto da un
consorzio di università e aziende, tra cui
La Sapienza di Roma e Algorithmica Srl.
Dotato di strumentazione ad hoc, incluso
videocamere e laser, e con un’autonomia di
marcia di circa 6 ore, la prima missione di
Rovina sarà la realizzazione di una pianta
in 3D delle catacombe di Roma e Napoli. In
particolare, la catacomba romana di Santa
Priscilla, che si estende per oltre 13 km su
più piani, è rimasta per lo più inesplorata
a causa dell’elevata concentrazione di gas
radon radioattivo, che limita l'intervento
umano a un massimo di 15-30 minuti.
Il primo
prototipo stabile del robot Rovina.
(massimo barzizza / puntodincontro.mx)
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