Alinghi il tiranno burla Luna Rossa

In Coppa America dispetti e furbate decisivi più del vento.

7 aprile 2007. - Per un niente da un secondo riesce ad arrivare terza, per altri quattro si gioca un primo posto e Luna Rossa è ancora lì, senza una vittoria e con Mascalzone Latino che la insidia. Delusione? Manco per niente, e poi la vera Vuitton Cup deve ancora cominciare. Piuttosto, e qui si entra nel regno delle regole e del sospetto, se la possono prendere con un dispettuccio degli svizzeri di Alinghi, detti gli Imbattibili. Proprio ieri era il compleanno di Patrizio Bertelli, il signor Prada, e una vittoria ci voleva. Niente. Gli svizzeri si son tolti lo sfizio di far perdere Luna Rossa. Anche perché, tra le due, alla conquista di una boa, Alinghi era stata costretta al fallo e penalizzata.

Càpita, in una regata. Ma quando c’è di mezzo la Coppa America con i suoi milioni e i suoi campioni, il sospetto naviga con loro. Dunque Luna Rossa era quasi pronta al regalo per Bertelli, stava in testa dall’inizio della seconda regata ed era la prima volta, alla boa aveva respinto il ritorno degli svizzeri e adesso, quando mancano 500 metri al traguardo, ha da difendersi solo dai neozelandesi che stanno alla sua destra. Ed ecco che da sinistra Alinghi comincia a manovrare. Vanno di poppa, le vele sono gonfie. Gli svizzeri strambano, cambiano direzione e si avvicinano pericolosamente a Luna Rossa. Se la raggiungono, se le coprono il vento è come frenarla.

E va proprio così. Luna Rossa rallenta e alla sua destra i neozelandesi allungano, a loro il vento arriva ancora. Quanto basta per arrivare primi con quei quattro secondi di vantaggio. Alinghi arriva terza e il distacco è di 16". Morale? Non è Luna Rossa che ha perso, è Alinghi che ha regalato la vittoria al team New Zealand. Se non vincono loro, gli svizzeri colpiti dalla penalità, con la barca che deve fare un giro su se stessa e perde almeno trenta secondi, decidono a chi va il primo posto. Una canagliata? No, nulla di irregolare. Si chiamano regole del gioco, o d’ingaggio. Ma certo, alla fine, le facce degli Alinghi erano parecchio più allegre dei Luna Rossa.

Astuzie, furbizie, furbate. Non è ancora cominciata la Vuitton Cup e sulle banchine già si racconta di mosse e manovre. Nessun Team è disposto ad avvantaggiare un diretto concorrente, e se può metterlo in difficoltà, innervosire l’equipaggio, disturbare una manovra, avanti che c’è posto. Ieri volavano insulti tra Shosholoza, la barca sudafricana, e gli americani di Oracle. Non s’è compresa la ragione, ma quand’erano di bolina Oracle si è disinteressata del resto della flotta e ha cominciato a puntare i sudafricani, impedendo le virate, «marcandoli», come si dice. Chris Dickson, il timoniere di Oracle, ha appunto questa fama da dispettoso, cattivello.

Gli armatori della Coppa America sono tutti gran signori. Vorrebbero essere come i «gentlemen drivers» che erano al timone delle barche d’epoca, come il Barone Bich o Sir Thomas Lipton. Rispettabilissimi e ricchissimi galantuomini, sempre. Tranne che in Coppa America. Così può capitare che quando i tedeschi agganciano l’albero di +39 e lo mandano in pezzi tutti si dichiarino dispiaciuti e invece c’è chi se la gode. Spagnoli, svedesi, francesi e non solo, quando hanno visto l’albero precipitare sulle teste dell’equipaggio del Lago di Garda hanno pensato a un pericolo in meno, un rivale in meno. E non concederanno deroghe: +39 non potrà avere un nuovo albero.

Il regolamento è un caos di codicilli e ogni Team ha uno studio legale a disposizione, con avvocato al seguito. Ma l’albero di +39 è già il simbolo di cosa avviene in Coppa America. Non avranno quello nuovo e dovranno aggiustare quello vecchio, nessuno glielo presterà. «E poi gli sponsor non lo permetterebbero mai - è la spiegazione -. Tu aiuti un Team e poi quello ti batte, con gli investimenti che ci sono sarebbe come suicidarsi». Mai aiutare nessuno. Anzi, mettere in difficoltà il più possibile, anche sfilando gli sponsor. A meno che l’aiutino non serva a raggiungere il tuo vero obiettivo. Che può essere far perdere Luna Rossa, magari. Come ieri.

 

Da La Stampa.it