Digital Darwinism. David Horsey / Los Angeles Times. 2012.
 

23 aprile 2012 - Le idee (o memi, come le chiama lo zoologo Richard Dawkins, facendo riferimento al fatto che si tratta di "geni" culturali) possono diffondersi come un virus e infettare milioni di menti. Questo si è reso evidente durante eventi come le rivolte nel mondo arabo nel 2010-11, durante le quali i messaggi diffusi dalle reti sociali online hanno avuto un ruolo decisivo.

Ma cos'è che rende virale la diffusione di un messaggio attraverso la piattaforma digitale di Twitter? Come fa un'idea in questo contesto a diventare un trending topic (argomento del momento, molto discusso) e a guadagnare popolarità e persistenza in rete? Un team di ricercatori della Indiana University (IU), la maggior parte di loro italiani, ha sviluppato e valutato per la prima volta un modello matematico dinamico che spiega questo processo.

Il modello presuppone che in un mondo saturo di informazioni —provenienti sia dai media tradizionali, sia dai canali digitali aperti dalle reti sociali— la possibilità di attenzione di ogni persona è estremamente limitata, e quindi la lotta per catturare questa attenzione può avere effetti sulla popolarità, la diversità e la durata di un "meme", o idea trasmessa.

«Cerchiamo di spiegare l'eterogeneità in popolarità e persistenza dei memi come risultato di una combinazione della lotta per ottenere la nostra scarsa possibilità di attenzione e la struttura del social network stesso» riferiscono gli accademici nel loro articolo Competition among memes in a world with limited attention, pubblicato sulla rivista Nature.

Darwinismo digitale

I ricercatori Lilian Weng, Alessandro Flammini, Alessandro Vespignani e Filippo Menczer sostengono che lo studio della dinamica della concorrenza tra le idee, le informazioni, le conoscenze e le dicerie non solo è molto utile nel contesto delle reti sociali digitali, ma è anche «fondamentale in una vasta gamma di scenari che vanno dal marketing virale alle scoperte scientifiche».

Nel mondo naturale, dove la concorrenza per le risorse limitate risulta dura, è normale che solo gli individui meglio adattati riescano a sopravvivere. In un ambiente virtuale come quello di Twitter succede qualcosa di simile, perché —secondo gli autori— durano più a lungo e si diffondono meglio i messaggi che catturano di più l'interesse degli utenti.

«I memi competono (nel mondo digitale) per le risorse limitate e solo quelli che catturano un livello sufficiente di attenzionee riescono a sopravvivere e replicarsi, in una sorta di schema darwiniano», ha detto, durante un'intervista elettronica, il Dott. Menczer, direttore del Centro di Ricerca Sistemi e Reti Complesse della UI. Tuttavia, riconosce, «la pressione selettiva coinvolge diversi altri fattori quali l'adeguatezza dell'ambiente e la comunicazione stessa».

In altre parole, «l'attenzione è il più importante di questi fattori, ma non è l'unico», ha aggiunto, riconoscendo che esistono altri elementi esterni (come l'esposizione di un'idea ai media tradizionali) che possono influenzare la sua popolarità e tempo di vita. Un altro fattore che determina la validità di un argomento è la sua natura circostanziale, come nel caso dei terremoti.

Questi risultati confermano anche un famoso studio del comunicatore Marshall McLuhan: "Le nostre scoperte costituiscono un esempio di come il mezzo è in realtà il messaggio, dato che i social network (digitali) in cui i memi competono e si diffondono —assieme alla nostra attenzione limitata— possono determinare quali saranno le idee vincenti e quali quelle "sconfitte", osserva Menczer.

Sulla base del loro modello matematico e di quanto già si conosce sulla diffusione di informazioni attraverso le reti digitali, gli studiosi hanno potuto formulare alcune previsioni teoriche. Le hanno poi paragonate con i dati raccolti da oltre 120 milioni di messaggi inoltrati nel corso del 2011 da circa 12,5 milioni di utenti di twitter.

Modello virale

Per analizzare questa enorme quantità di informazione, gli scienziati hanno osservato e registrato le condizioni normali in cui ogni utente interagiva con i suoi fan e amici e riceveva o trasmetteva testo dopo aver esaminato la lista dei messaggi in arrivo. Hanno anche usato un meccanismo di "memoria" per contrassegnare i temi importanti usando etichette (hashtags) come un modo per identificare i memi.

«Il modello si ispira alla tradizione di rappresentare la diffusione delle informazioni come un processo epidemico, in cui l'infezione si diffonde attraverso i nodi (punti) che costituiscono la rete sottostante» spiegano gli autori nel loro rapporto. Con questo metodo sono state analizzate e poi rappresentate graficamente le informazioni principali riguardanti grandi temi di attualità nel 2010 e all'inizio del 2011.

 

Il modello di propagazione dell'informazione sul terremoto in Giappone (a sinistra)
e sulle opinioni riguardo il Partito Repubblicano negli Usa (a destra).
Nel priomo esempio i dati si concentrano in alcuni nodi,
mentre la distribuzione delle opinioni politiche riflette la polarizzazione
fra persone con punti di vista diversi.

 

Il modo in cui le informazioni si sono propagate formando reti di diversa densità e complessità, può essere visto in quattro immagini corrispondenti al terremoto in Giappone, le opinioni circa il partito repubblicano negli Stati Uniti e le rivolte popolari in Egitto e Siria.

 

 

(guillermo cárdenas guzmán / el universal / puntodincontro)

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23 de abril de 2012 - Las ideas (o memes, como las llama el zoólogo Richard Dawkins en alusión a que son “genes” culturales) pueden propagarse como un virus e infectar a millones de mentes. Esto quedó de manifiesto durante sucesos como las revueltas en el mundo árabe en 2010-11, donde los informes difundidos por las redes sociales on line tuvieron un papel decisivo.

Pero, ¿qué hace viral a un mensaje propagado a través de la plataforma digital de twitter? ¿Cómo se convierte en un trending topic (tema del momento, muy comentado) y adquiere popularidad y persistencia en la red? Un equipo de investigadores de la Universidad de Indiana (IU) —lamayor parte de ellos italianos— ha generado y evaluado por primera vez un modelo dinámico matemático que explica el proceso.

El modelo asume que en un mundo saturado de información —proveniente tanto de los medios tradicionales como los canales abiertos en las redes sociales digitales— la atención de cada persona está sumamente limitada, y por ende la competencia por captarla puede influir en la popularidad, diversidad y tiempo de vida de un “meme” o idea transmitida.

“Explicamos la heterogeneidad en popularidad y persistencia de memes como resultado de una combinación de la competencia por nuestra limitada atención y la estructura de la propia red social”, refieren los académicos en su artículo Competition among memes in a world with limited attention, difundido en Nature.

Darwinismo digital

Los autores del trabajo Lilian Weng, Alessandro Flammini, Alessandro Vespignani y Filippo Menczer consideran que estudiar la dinámica de competencia entre las ideas, información, conocimiento y rumores no sólo es muy útil en el contexto de las redes sociales digitales, sino también “crucial dentro de un amplio rango de escenarios que va del marketing viral al descubrimiento científico”.

En el mundo natural, donde la competencia por los limitados recursos disponibles resulta ardua, es usual que sólo sobrevivan los individuos mejor adaptados. En el entorno virtual de twitter sucede algo similar, pues —según los autores— permanecen más tiempo y se propagan los mensajes que captan mayormente el interés de los usuarios.

“Los ´memes´ compiten (en el mundo digital) por recursos limitados y sólo los que captan suficiente atención logran sobrevivir y replicarse, en una suerte de esquema darwiniano”, dice en entrevista electrónica Menczer, director del Centro de Investigación en Sistemas y Redes Complejas de la IU. Sin embargo, reconoce que “la presión selectiva involucra varios otros factores, como lo apropiado del ambiente o la comunicación misma”.

Es decir, “la atención es el mayor de estos factores, pero no el único”, añade el académico, quien reconoce que otros elementos externos (como la exposición de una idea a los medios tradicionales) también pueden influir en su popularidad y tiempo de vida. Otro factor que determina la vigencia de un tema es su carácter coyuntural, como en casos de sismos.

Estas conclusiones asimismo corroboran una famosa tesis del estudioso de la comunicación Marshall McLuhan: “nuestros hallazgos constituyen un ejemplo en el que el medio es el mensaje, dado que las redes sociales (digitales) en las cuales los memes compiten y se difunden —junto con nuestra limitada atención— pueden determinar a las ideas ganadoras y perdedoras”, remarca Menczer.

Basados en su modelo matemático y en lo que ya se sabe sobre la difusión de información en las redes digitales, los estudiosos hicieron algunas predicciones teóricas. Luego las cotejaron con los datos recopilados de más de 120 millones de mensajes reenviados durante 2011, en los que participaron 12.5 millones de tuiteros.

Modelo viral

Para analizar tal cúmulo de información, los científicos observaron y registraron las condiciones normales en las que cada usuario interactuaba con sus seguidores o amigos y recibía o transmitía mensajes tras revisar su lista de entrada. También usaron un mecanismo de “memoria” para marcar los tópicos relevantes, utilizando las etiquetas (hashtags) como modo de identificar memes.

“El modelo está inspirado en la vieja tradición de representar la propagación de información como un proceso epidémico, donde la infección se disemina por los nodos (puntos) que forman la red subyacente”, detallan los autores en su reporte académico. Con esto procesaron la información de grandes temas vigentes a finales de 2010 e inicios de 2011 y la representaron gráficamente.

La forma en que se propagó la información —formando redes de diversa densidad o complejidad— puede verse en cuatro imágenes de ejemplo (ver infografía) correspondientes al terremoto en Japón (figura a); opiniones sobre el Partido Republicano en EU (figura b) y las revueltas populares en Egipto y Siria (c y d).

“Para el ‘meme’ #Japan observamos una estructura en forma de árbol que es típica de la difusión de noticias sobre un evento, mientras que el tópico #Egypt (con una red más densa) se parece más a un foro de discusión/coordinación con mensajes bi-direccionales y más nodos”, explica Filippo Menczer.

“La imagen que representa los mensajes durante la revolución en Siria quedaría en un sitio intermedio, mientras que la alusiva al Partido Republicano destaca un fenómeno diferente: el de la polarización y segregación de las comunicaciones en torno a temas controvertidos, como en este caso la política”, añade el profesor de Informática y Ciencias Computacionales de la Universidad de Indiana..

 

(guillermo cárdenas guzmán / el universal / puntodincontro)