Il satellite
degli studenti

È stato lanciato ieri il quinto satellite
nato nelle aule romane
dell'Università La Sapienza.

 

18 agosto 2011. - Sedici minuti dopo il lancio dalla base russa di Yasny con un razzo vettore Dnepr il satellite italiano Edusat realizzato dagli studenti dell’Università La Sapienza di Roma era in orbita e lanciava i suoi primi segnali alle stazioni di controllo. In serata la sua voce era raccolta anche dalla stazione allestita nel laboratorio dell’università in San Pietro in Vincoli.

IL QUINTO SATELLITE - Edusat è il quinto satellite nato nelle aule romane. Questo è stato sviluppato grazie anche al sostegno dell’agenzia spaziale italiana Asi e ha segnato il top della complessità rispetto ai precedenti. L’iniziativa, unica in Italia, è iniziata alla fine degli anni Novanta grazie all’intraprendenza del professor Filippo Graziani, docente di astrodinamica alla Sapienza e successore del professor Luigi Broglio che portò l’Italia nello spazio nel 1964 con il primo satellite San Marco. Graziani creava il gruppo Gauss (Gruppo di astrodinamica Università degli studi La Sapienza) all’Università e nel 2000 volava in orbita Unisat-1. Ora con il coordinamento della dottoranda Chantal Cappelletti ha preso forma Edusat.

COME UNA STAMPANTE - Il nuovo satellite della taglia di una stampante è frutto anche della collaborazione della scuola superiore: l’Istituto Geymonat di Tradate ha realizzato un sensore di temperatura che si trova a bordo. Assieme si trovano un magnetometro costruito dal gruppo Gauss, un sensore solare sperimentale della società IMT, un trasmettitore Gps della SpaceQuest inglese e altri apparati elettronici sempre sperimentali. Ma per la prima volta c’è pure un sistema di rilascio di un micro satellite battezzato MR FOD (Morehead Roma Fempto Orbital Deployer) e studiato in collaborazione con la Morehead State University del Kentucky. «Progettare e costruire il satellite e gli strumenti imbarcati significa imparare sul campo come lavorare nello spazio – sottolinea il professor Graziani – Ed è questo il modo migliore per prepararsi al futuri impegni che gli studenti dovranno affrontare quando andranno a lavorare nell’industria. Ecco perché il gruppo Gauss intende proseguire la sua attività immaginando già i futuri Unisat-5,6 e 7». «L’agenzia spaziale italiana condivide queste prospettive perché rappresentano il modo migliore per preparare il futuro – nota Enrico Saggese, presidente dell’ASI – e il lancio di Edusat è un successo sia per l’Università che per le piccole imprese che vi hanno collaborato».

SPAZIO E ATENEI - A bordo del razzo Dnepr c’erano anche altri piccoli satelliti: Razat turco, NigeriasatX e Nigeriasat-2, Sich-2 ucraino e Aprizetsat-5 e 6 americani. Il programma satellitare della Sapienza ha ormai una storia consolidata e si inserisce in una tradizione che accomuna grandi università americane e di altre nazioni. Lo spazio rappresenta un mestiere affascinante ma difficile. Costruire un satellite e farlo funzionare costituisce una sfida e un esame ben più arduo di qualsiasi altra prova terrestre. E il segnale che arriva dal cosmo è il voto migliore che si possa conquistare.

 

(giovanni / caprara / corriere.it / puntodincontro)

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18 de agosto de 2011. - Dieciséis minutos después del lanzamiento de la base rusa en Yasny con un cohete Dnepr, el satélite italiano Edusat realizado por los estudiantes de la Universidad La Sapienza de Roma estaba en órbita y lanzó sus primeras señales a las estaciones de monitoreo. Por la noche, su voz también se recibía en la estación montada en el laboratorio de la universidad en San Pietro in Vincoli.

EDUSAT es el quinto satélite desarrollado en las aulas romanas. Este fue desarrollado también con el apoyo de la agencia espacial italiana ASI y alcanzó un grado de complejidad mayor a los anteriores. La iniciativa, única en Italia, se desarrolló al final de la década de los noventa gracias al profesor Filippo Graziani, docente de Astrodinámica de la Universidad La Sapienza y sucesor del Prof. Luigi Broglio, que llevó a Italia al espacio en 1964 con el primer satélite San Marco. Graziani creó el grupo Gauss (Grupo de Astrodinámica de la Universidad de los Estudios La Sapienza) y en el año 2000 voló en órbita UNISAT-1. Ahora, con la coordinación de la candidata a doctorado Chantal Cappelletti ha tomado forma EDUSAT.

El nuevo satélite del tamaño de una impresora es también el resultado de la colaboración con la escuela preparatoria: el Instituto Geymonat de Tradate desarrolló un sensor de temperatura que se encuentra a bordo. Además están presentes un magnetómetro construido por grupo Gauss, un sensor solar experimental de la empresa IMT, un transmisor GPS de la compañía inglesa SpaceQuest y otros instrumentos electrónicos experimentales. Pero por primera vez también hay un sistema para la expulsión de un micro satélite llamado MR FOD (Morehead Roma Fempto Orbital Deployer) que se está estudiando en colaboración con la Morehead State University del Kentucky.

"Proyectar y construir el satélite y los instrumentos a bordo significa aprender a trabajar en el espacio - enfatiza el profesor Graziani - y esta es la mejor manera de prepararse para los futuros compromisos a los que los estudiantes se enfrentarán cuando vayan a trabajar en la industria. Por este motivo el grupo Gauss tiene la intención de continuar su trabajo en función de los futuros UNISAT-5, 6 y 7. ""La Agencia Espacial Italiana (ASI) comparte estas perspectivas, ya que representan la mejor manera de prepararse para el futuro - comenta Enrico Saggese, presidente de la ASI— y el lanzamiento de EDUSAT es un éxito para la Universidad y para las pequeñas empresas que han participado".

A bordo del cohete Dnepr también hubo otros pequeños satélites: el turco Razat, NigeriasatX y Nigeriasat-2, el Sich-2 de Ucraina y los estadounidenses Aprizetsat-5 y 6. El programa de satélites de la Universidad Sapienza ya tiene un historial consolidado y es parte de una tradición compartida por grandes universidades de los Estados Unidos y de otras naciones. El espacio es una especialización fascinante, pero difícil. La construcción de un satélite y conseguir que funcione es un reto y un examen mucho más difícil que cualquier otra prueba sobre la Tierra. Y la señal que llega del cosmos es la mejor califación que pueda ser obtenida.

 

(giovanni caprara / corriere.it / puntodincontro)

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