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13 marzo 2013 - L'auto
elettrica sarà anche verde, ma è un verde sporco. Mentre quella
tradizionale, con il motore a benzina o a gasolio, è più pulita. A
lanciare l'accusa è il Wall Street Journal. Niente di più
falso della retorica eco-chic dell'auto a «emissione zero». Che si
tratti della Fisker Karma da 100 mila dollari (circa 77 mila euro)
dell'attore Leonardo Di Caprio o di una più popolare —si fa per dire—
Nissan Leaf (in Italia 29.950 euro con gli incentivi, che
scatteranno il 14 marzo; negli Usa 28 mila dollari), secondo
l'autore dell'articolo, Bjorn Lomborg, scienziato e «ambientalista
scettico» (autodefinizione messa come titolo a un libro del 2001),
l'auto elettrica sarebbe un pessimo affare.
La Fisker Karma.
Lomborg non è certo sceso in campo contro un fenomeno di massa:
l'anno scorso negli Usa sono state immatricolate 50 mila auto con la
spina, su 14 milioni e mezzo di veicoli venduti. Il mercato non è
neppure «di nicchia». Il gruppo Renault-Nissan ha venduto nel mondo
il maggior numero di auto a batteria: 68 mila nell'ultimo biennio.
Ma sono quelli che nel 2011 vagheggiavano un milione e mezzo di
veicoli elettrici su strada. Il caso italiano è addirittura
invisibile: meno di 500 auto nel 2012, quasi tutte nelle flotte (quelle
acquistate da clienti privati sono una trentina...).
Lomborg ha fatto i suoi conti: nel ciclo di vita (calcolato in 80.500 km), l'auto elettrica emette 8,7 tonnellate di CO2 in meno rispetto alla «cugina» convenzionale. Ora, posto che ogni tonnellata di anidride carbonica provoca un danno sociale quantificato in 5 dollari, meno di 4 euro, il risparmio ottenuto con i veicoli a batteria risulta di 44 dollari (34 euro) a veicolo. «Un pessimo affare anche per il contribuente - conclude il WSJ - se si considera l'incentivo di 7.500 dollari concesso dallo Stato americano». «La solita storia della CO2», risponde per il «partito» dell'auto elettrica l'ingegner Pietro Menga, presidente del Cives, la Commissione italiana veicoli elettrici. I dati di Lomborg, per Menga, tengono conto della realtà Usa: «Dove il mix di fonti da cui si ricava l'energia elettrica - spiega l'ingegnere - è pesantemente condizionato dal carbone. In Italia il mix è più pulito: il carbone incide per il 13 per cento, mentre le fonti rinnovabili, solare, eolico e geotermico, sono il 32». Così «in 1 km l'auto elettrica emette alla fonte, cioè al camino delle centrali, 60/70 grammi di CO2, contro i quasi 200 delle auto a combustione interna». In linea con la media europea. Un vantaggio, rispetto allo scenario Usa, certificato da uno studio del Politecnico norvegese apparso a fine 2012: «Il mix energetico europeo consente una riduzione del contributo all'effetto serra fra il 10 e il 24 per cento rispetto ai veicoli tradizionali». Senza contare, prosegue Menga, che ridurre tutto alla CO2 è un errore: «L'anidride carbonica provoca l'effetto serra, d'accordo, ma non è un inquinante - tiene a precisare -. Infatti le città vengono chiuse per la concentrazione di polveri sottili, monossido di carbonio e ossidi di azoto. Tutti veleni che l'auto elettrica, non avendo un tubo di scarico, non può soffiare nell'aria».
(roberto iasoni / corriere.it / adattamento e traduzione allo spagnolo di massimo barzizza)
13 de marzo de 2013 - El coche eléctrico —muchas veces llamado verde— es sin duda de color verde sucio. El auto tradicional, por otro lado, con motor de gasolina o diesel, es más limpio. Esta acusación fue lanzada por el Wall Street Journal, que afirma que nada podría ser más falso que la retórica eco-chic acerca de los vehículos de «cero emisiones». Ya sea que se trate del Fisker Karma de 100,000 dólares (77,000 euros) del actor Leonardo Di Caprio o del más popular —por así decirlo—Nissan Leaf (€ 29,950 en Italia —tomando en cuenta los incentivos que aplicarán a partir del 14 de marzo— y 28,000 dólares en los Estados Unidos), según el autor del artículo Bjorn Lomborg, científico y “ecologista escéptico” (auto-definición utilizada como título de un libro en 2001), el coche eléctrico es un mal negocio.
El Fisker Karma.
Lomborg ciertamente no dirige sus críticas a un fenómeno de masas:
en los Estados Unidos el año pasado se registraron 50 mil coches con
el enchufe de un total de 14 millones y medio de vehículos vendidos.
El mercado ni siquiera llega a ser «de nicho». El grupo
Renault-Nissan ha vendido en el mundo el mayor número de coches con
pilas: 68 mil en los últimos dos años. Sin embargo, son ellos los
que en 2011 soñaban con un millón y medio de vehículos eléctricos en
las calles. El caso italiano es totalmente invisible: menos de 500
vehículos en 2012, casi todos en flotillas (los adquiridos por
clientes particulares son alrededor de treinta ...).
Lomborg hizo cuentas: durante su ciclo de vida (calculado en 80.500 kilómetros), un coche eléctrico emite 8,7 toneladas de CO2 menos que su «primo» convencional. Ya que cada tonelada de dióxido de carbono provoca daños sociales estimados en 5 dólares, el ahorro obtenido por este tipo de vehículos es de 44 dólares por coche. «Un mal negocio también para los contribuyentes —concluye el WSJ— si se toma en cuenta el incentivo de 7,500 dólares otorgado por el gobierno de los Estadois Unidos». «La historia de siempre acerca del CO2«, contesta a favor del “partido” del auto eléctrico el ingeniero Pietro Menga, presidente de la CIVES, Comisión Italiana de los Vehículos Eléctricos. Los datos de Lomborg, según Menga, se basan en la realidad de los Estados Unidos, «donde la combinación de fuentes de las que se obtiene electricidad —explica el ingeniero— está fuertemente influenciada por el carbón. En Italia, la mezcla es más limpia: el carbón representa el 13 por ciento, mientras que las fuentes de energía renovable —solares, eólicas y geotérmicas— alcanzan el 32%».
(roberto iasoni / corriere.it / adaptación y traducción al español de massimo barzizza) |
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