Come trovare le tracce lasciate
dagli universi paralleli

Identificate quattro aree nella radiazione cosmica di fondo
compatibili con la teoria del Multiverso

Una rappresentazione delle bolle del multiverso

 

4 agosto 2011. - Prima era solo un'elegante teoria che molti scienziati consideravano pura ipotesi senza nessuna possibilità di essere dimostrata, ora c'è qualche traccia. La «teoria del multiverso», cioè di un numero infinito di universi (il nostro sarebbe uno dei tanti) contenuti in mega-bolle che si originano una dall'altra, ha trovato un sostegno in due articoli pubblicati in Physical Review Letters e Physical Review D da un gruppo di cosmologi dell'University College London (Ucl), Imperial College London e del Perimeter Institute for Theoretical Physics.

BOLLE - Il gruppo ha studiato e identificato quali forme assumerebbero nel nostro universo le eventuali tracce delle bolle di altri universi nel tessuto della radiazione cosmica di fondo (Cmb), che è ciò che resta del Big Bang che diede origine al nostro universo poco meno di 14 miliardi di anni fa. Gli scienziati hanno messo a punto un programma per osservare come apparirebbe il nostro universo con le collisioni cosmiche con altre bolle-universo oppure uno che non le contiene, e quale di questi due è il più simile con i dati ottenuti in sette anni di osservazioni del satellite Nasa Wmap, che studia in dettaglio la radiazione cosmica di fondo. Inoltre hanno evidenziato un limite massimo delle possibili tracce di bolle-universo che sono venute in contatto con il nostro che saremmo in grado di osservare nel tessuto della Cmb. Secondo Hiranya Peiris, del dipartimento di fisica e astronomia di Ucl e co-autrice degli articoli, dai dati osservati da Wmap sono state identificate quattro zone di forma circolare che hanno caratteristiche compatibili con il modello proposto dal gruppo di studio.

CONOSCENZA - La stessa Peiris però ammette che «quattro regioni non sono un numero statisticamente significativo» per poter dire che il multiverso esista veramente, però si dice convinta che i dati che saranno ottenuti dal telescopio spaziale Planck dell'Esa - che studia la Cmb con maggiore dettaglio - potranno fornire maggiori informazioni. George Efstathiou, direttore dell'istituto di cosmologia dell'Università di Cambridge, interpellato in merito dalla Bbc, ha commentato che lo studio del gruppo di Peiris è «il primo serio tentativo» per dimostare l'esistenza del multiverso e soprattutto «è molto interessante dal punto di vista metodologico». Secondo Peiris, però, anche se fossimo in grado di provare l'esistenza di queste bolle-universo potremmo non essere mai in grado di conoscere nulla del loro interno.

 

(paolo virtuani / corriere.it / puntodincontro)

***

4 de agosto de 2011. - Antes era sólo una teoría elegante, que muchos científicos consideraban pura especulación, sin ninguna posibilidad de ser comprobada, pero ya hay algunos indicios. La "teoría del multiverso" —es decir, de la existencia de un número infinito de universos (el nuestro sería uno de tantos) contenidos en mega-burbujas que surgen una de otra— ha encontrado apoyo en dos artículos publicados en Physical Review Letters y Physical Review D por un grupo de cosmólogos del University College de Londres (UCL), Imperial College de Londres y el Perimeter Institute for Theoretical Physics.

El grupo estudió e identificó qué formas tomarían en nuestro universo las posibles trazas de las burbujas de otros universos en la tela del fondo de microondas cósmico (Cmb), o sea lo que queda del Big Bang que dio origen a nuestro universo hace poco menos de 14 mil millones de años. Los científicos han desarrollado un programa para determinar cómo se vería nuestro universo dadas las colisiones cósmicas con otras burbujas-universo comparado con uno que no las contiene, y cual de estos dos es el más parecido a lo que podemos ver con base en los datos obtenidos durante los siete años de observaciones a través del satélite WMAP de la NASA, que estudia en detalle la radiación cósmica de fondo. Además determinaron el número máximo de posibles trazas de burbujas que pudieron haber estado en contacto con nosotros y que seríamos capaces de observar en la radiación. Según Hiranya Peiris, del Departamento de Física y Astronomía de la UCL y co-autor de los artículos, de los datos observados por el WMAP se han identificado cuatro áreas circulares que tienen características compatibles con el modelo propuesto por el grupo de estudio.

Peiris, sin embargo, admite que "cuatro regiones no son un número estadísticamente significativo" para poder decir que el multiverso existe realmente, sin embargo, está convencida de que los datos que se obtendrán a partir del telescopio espacial de la ESA Planck - que estudia el CMB con más detalle - proporcionarán más información. George Efstathiou, director del Instituto de Cosmología en la Universidad de Cambridge, entrevistado sobre el tema por la BBC, dijo que la investigación del grupo de estudio de Peiris es "el primer intento serio" para demostrar la existencia del multiverso, y sobre todo, "es muy interesante desde el punto de vista metodológico". Según Peiris, sin embargo, incluso si fuéramos capaces de demostrar la existencia de estas burbujas-universo podríamos no lograr de saber nada acerca de su "contenido".

 

(paolo virtuani / corriere.it / puntodincontro)

Share