Questa scarpa non passa di moda

Trovato in Armenia il primo mocassino della storia:
ha 5500 anni e un design modernissimo.

La scarpa rinvenuta in una grotta della provincia armena di Vayotz Dzor confrontata con unì modello dei giorni nostri.11 giugno 2010. - La Sarah Jessica Parker dell’Età del rame calzava il 37 e amava camminare comoda. Sempre che si trattasse di una donna, perché il mocassino di vacchetta rinvenuto in una grotta della provincia armena di Vayotz Dzor, vista la statura media dell’epoca, molto inferiore a quella attuale, potrebbe anche essere un accessorio maschile.

Resta il fatto che quella scarpa - una destra, per la precisione- datata a circa 5500 anni fa, è la calzatura di cuoio più antica mai conosciuta: per intenderci, come ricorda il New York Times, precedente a Stonehenge e alle piramidi egizie, e contemporanea alla ruota. Il record di Ötzi, l’uomo del Similaun, è andato polverizzato: le sue, di scarpe, sono di circa tre secoli più recenti.

Fashion victim come le ragazze di «Sex and the City» deve essere anche Diana Zardaryan, la studiosa armena responsabile della scoperta, che ha dichiarato di «aver sempre sognato di trovare una scarpa». Membro di una missione americana finanziata dalla National Geographic Society, Zardaryan ha ottenuto il suo brivido andando a curiosare dentro una buca. La scarpa era in profondità, subito dopo una ciotola rovesciata e due paia di corna di montone, ricoperta da strati di letame ovino e imbottita di erbe secche che ancora non si sa se servissero per mantenere il piede al caldo o per dare la forma alla calzatura. Un manufatto «di grande qualità, probabilmente molto costoso», secondo un altro archeologo, Gregory Areshian dell’Università della California. Ricavato da un unico pezzo di cuoio, trattato con una tintura vegetale e tenuto insieme da un incrocio di stringhe, ricorda i «pampooties» della tradizione celtica, cioè le babbucce che gli antichi scozzesi indossavano con i kilt.

A dir la verità somiglia maledettamente anche agli oggetti del desiderio di una femmina metropolitana del Ventunesimo secolo, magari di abitudini sportive e non particolarmente appassionata ai tacchi alti: sembra una francesina flessibile, come certe scarpe francesi da dandy oggi tornate terribilmente di moda; oppure un polacchino scamosciato da turista trendy, di quelli arrivati dall’Australia una ventina di anni fa e da allora molto copiati e indossati.

E tutto si tiene, perché le ultime creazioni dei maestri scarpari sembrano direttamente ispirate a History Channel. Da un paio d’anni le signore più à-la-page hanno scoperto il fascino degli spartiati, quei sandali color cuoio ma anche metallizzati, spesso borchiati, di solito piattissimi e qualche volta con cinturino alla caviglia, non facili da portare ma scicchissimi e molto comodi. Sempre in auge i calzari alla schiava (ma attenzione: non c’è niente di peggio dei laccetti che si rincorrono lungo il polpaccio per enfatizzare il disdicevole «effetto insaccato»), oggi alla schiava si portano pure dei veri e propri stivali, sia pure di pelle leggera ed estiva, ma chiusi e strutturati, qualche volta spuntati e con frange. Gli infradito non sono nati né a Rio de Janeiro né in Giappone e neppure in Oceania, anche se negli Anni Sessanta si chiamavano sayonara e oggi li fabbricano in Brasile battezzandoli havaianas: qualcuno li inventò alcuni millenni fa sulle sponde del Mediterraneo, basta verificare con i reperti artistici dell’epoca dei Faraoni. E vai anche con i simil-cuturni, le pianelle zeppate da patrizia veneziana, i calzari da giullare medievale, i cuissard da moschettiere del re, le scarpe fibbiate da Cardinale Richelieu. Vai perfino con la tendenza Robin Hood, rinnovellata dal recente film con Russell Crowe. Per la protagonista femminile Cate Blanchett, Roger Vivier ha disegnato un paio di stivali elegantissimi che molte sogneranno di portare il prossimo autunno. Scopriremo presto se qualcuno, a Parigi o a Vigevano, stia già pensando alla scarpina «armenian look».

 

(La Stampa.it)

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