4 gennaio 2013 - Quel vapore che arriva al palato al gusto di vaniglia, fragola, rum o cioccolato sembra conquistare fumatori incalliti e non fumatori. Il numero di amanti della sigaretta elettronica («svaporatori» in gergo) cresce a ritmi vertiginosi. Si calcola che gli affezionati in Italia siano già 320 mila, ma che almeno un milione e mezzo l'abbiano provata. E qualcuno azzarda: «È il fumo del futuro». Mille i punti vendita concentrati nel nord del Paese, un'esplosione iniziata un anno fa e divenuta più evidente dopo l'estate, oltre una decina i brand nazionali freschi di registrazione: Smoke, A tutto svapo, All Smokers Club, Smooking... per un business da 250 milioni di euro in vertiginosa espansione. Un mercato che persino la neonata Associazione nazionale fumo elettronico (A.Na.F.E.) fatica a controllare.
 

Clicca sull'immagine per scaricare il PDF ad alta definizione (270 kb).

 

Senza contare l'indotto che la moda del «fumo digitale» sta generando, completa di attività manifatturiere. Mentre cresce la pressione dell'Associazione tabaccai, perché il ministero della Salute metta ordine nella materia («Se accanto agli aromi si vendono flaconi con estratti di nicotina o tabacco anche in minime percentuali deve intervenire il Monopolio, devono essere i tabaccai a venderli», dice Francesca Bianconi, presidente di Assotabaccai/Confesercenti), la sigaretta elettronica amplia la platea dei suoi fan, complice uno slang divertente e un insieme di accessori decisamente trendy (custodie porta kit, caricabatterie usb, drip tip ovvero boccagli) di ogni foggia, colore e prezzi in linea con la crisi. E l'Italia, senza tanto clamore, si prepara a sfondare sul mercato mondiale nella produzione di aromi, forte dell'esperienza maturata da aziende come la piemontese Flavour-art nel campo alimentare.

In Messico, il Ministero della Salute non vede di buon occhio l'uso delle sigarette elettroniche dato che non esistono ancora studi sufficienti per valutare i danni potenziali, quindi la vendita di questi prodotti è ancora vietata; ci sono, però compagnie che le offrono on-line.

In Francia è Le Monde a tratteggiare il profilo del consumatore: più donne che uomini, età media 30 anni, una quota consistente (il 5%) di persone che cominciano a fumare le sigarette elettroniche senza essere prima passati per quelle tradizionali. Per l'Italia è l'A.Na.F.E. a elaborare un primo identikit dello «svaporatore» nazionale: tre su dieci sono fumatori abituali, fedeli alla sigaretta elettronica da oltre un anno, il 50% ha tentato almeno una volta di smettere e ricorre alla sigaretta elettronica come ultima spiaggia. Ci sono, anche se non ancora censiti, non fumatori tra i fan dell'«aggeggino» brevettato nel lontano 1963 da un americano (Herbert A. Gilbert) e rispolverato dal cinese Hon Link nel 2003. La conferma sul campo. A Milano, come a Vicenza e a Torino, chi s'è lanciato nel business spiega: «L'ho venduto a persone che l'hanno trovato un gioco divertente, un hobby, e a genitori per i figli adolescenti, ovviamente a nicotina zero».

Roberto Bovone, 48 anni, milanese, ex pubblicitario, racconta di avere aperto con un amico l'attività «ma solo dopo aver provato da fumatore la sigaretta elettronica. Ho aperto Doctorsmoke e il business ci è scoppiato in mano». Un minuscolo locale, molto tempo da dedicare ad ogni cliente. Giovanni, muratore, 30 anni, è un uomo da «quaranta Marlboro al giorno. Mi sto liberando della nicotina. Per le sigarette spendevo un capitale ogni mese. Non era più sostenibile». Patrizia M. ha 54 anni e lavora in banca. A convincerla non sono stati Paris Hilton né Kate Moss, né Katherine Heigl che ha «svaporato» in diretta al David Letterman Show, ma una collega di lavoro. I fan del fumo digitale sono solo il 2% dei fumatori in Italia. Abbastanza da preoccupare i tabaccai (oggi 57mila): «Per la prima volta - spiega la presidente di categoria - l'aumento del prezzo del tabacco non ha pareggiato i conti con il calo dei consumi. Per questo, oltre che perché ci deve essere un controllo di qualità su ciò che viene messo in commercio, mentre ora quel business è assolutamente fuori controllo, chiediamo una norma chiara».

 

(paola d'amico / corriere.it / puntodincontro / traduzione e adattamento allo spagnolo di massimo barzizza)

***

 

4 de enero de 2013 - Ese vapor que llega al paladar con sabor a vainilla, fresa, ron o chocolate parece estar conquistando fumadores empedernidos y no fumadores.

El número de amantes del cigarrillo electrónico (o “vapeadores) está creciendo a pasos agigantados. Se estima que los aficionados en Italia son ya 320 mil, pero por lo menos un millón y medio lo han probado. Y hay quienes predicen: «Es el cigarro del futuro». Son miles los puntos de venta, concentrados en el norte del país, una explosión que comenzó hace un año y se hizo más evidente después del verano, con más de una docena de marcas nacionales de registro reciente: Smoke, A tutto svapo, All Smokers Club, Smooking ... que conforman un negocio de 250 millones de euros que se expande vertiginosamente. Un mercado difícil de controlar, incluso para la recién constituida Asociación Nacional del Humo Electrónico (A.Na.FE, por sus iniciales en italiano).

Haz clic en la imagen para descargar el PDF en alta definición (1.4 MB).

 

Por no hablar de las consecuencias secundarias que la moda del humo digital está generando, con todo y actividades manufactureras. Y así —mientras aumenta la presión de la Asociación de Tiendas Expendedoras de Tabaco para que el Ministerio de la Salud ponga orden en este asunto («Si, junto con los sabores, se venden frascos con extractos de nicotina o tabaco, aún cuando se trate de cantidades mínimas, la comercialización debe ser llevada a cabo por las tabaquerías» dice Francesca Bianconi, Presidente de Assotabaccai / Confesercenti)— los fans del cigarrillo electrónico se expanden, gracias a un divertido argot y un conjunto de accesorios muy a la moda (estuches, cargadores USB, boquillas, etc.) de todas las formas, colores y precios compatibles con la crisis. Y, además, Italia —sin mucha fanfarria— se prepara para incursionar con decisión en el mercado mundial de la producción de aromas, explotando la experiencia acumulada por compañías como la piamontesa Flavour-art en el campo de los alimentos.

En México, la Secretaría de Salud no ve con buenos ojos a los cigarros electrónicos porque considera que no hay estudios suficientes para evaluar sus posibles daños, así que está prohibida su venta, aunque existen empresas que los ofrecen en línea.

En Francia, el periódico Le Monde traza el perfil del consumidor: más mujeres que hombres, con una edad media de 30 años y una proporción significativa (5%) de personas que comienzan a fumar cigarrillos electrónicos sin haber pasado antes por los tradicionales. Para Italia es precisamente A.Na.F.E. la autora del primer perfil del vapeador nacional: tres de cada diez fuman con regularidad, fieles al cigarrillo electrónico desde hace más de un año, mientras que el 50% ha intentado dejar de fumar al menos una vez y los utiliza como un último recurso. Aunque no hayan sido todavía incluidos en las estadísticas, también hay no fumadores entre los aficionados al aparatejo patentado en el lejano 1963 por un estadounidense (Herbert A. Gilbert) y revivido por el chino Hon Link en 2003. La confirmación de esto está en los relatos. En Milán, así como en Vicenza y en Turín, los que han incursionado en este negocio explican: «Se los he vendido a personas que lo consideran un juego divertido, un pasatiempo, y a algunos padres de familia para sus hijos adolescentes, por supuesto, con cero nicotina».

Roberto Bovone, 48, milanés, ex empresario publicitario, incursionó en la venta de estos productos con un amigo «pero sólo después de haber probado como fumador el cigarrillo electrónico. Abrí Doctorsmoke y el negocio tuvo un éxito redondo». Un lugar pequeño y mucho tiempo para dedicar a cada cliente. Giovanni, albañil, de 30 años, es un hombre que fuma «cuarenta Marlboro al día. Estoy liberándome de la nicotina. Para los cigarros gastaba una fortuna cada mes. Ya no era sostenible».

 

(paola d'amico / corriere.it / puntodincontro / traducción y adaptación al español de massimo barzizza)