30 marzo 2013 - 
Qualche tempo fa ho iniziato a notare che la mia vista non mi accompagnava più con la consueta nitidezza. A colazione, la lettura delle principali notizie del giornale si è trasformata in un’occhiata rapida ai titoli (se sono grandi, meglio!), le mie risposte ai messaggini del cellulare hanno cominciato ad aver bisogno di un’attenzione speciale per non sbagliare le lettere e, poco a poco, ho anche notato che allontanavo il computer per metterlo a fuoco ... a tal punto che un giorno ho pensato che avrei avuto bisogno di braccia ausiliari per poter leggere e scrivere allo stesso tempo!

Ho fissato un appuntamento con l'oculista e la diagnosi è stata chiara: “presbiopia”.

Mentre lo specialista preparava la ricetta del mio primo paio di occhiali da lettura, mi ha cominciato a spiegare alcuni dettagli del quadro clinico che non hanno fatto altro che aumentare la mia disperazione: presbiopia è una parola di origine greca la cui etimologia proviene dal termine "anziano". Significa, letteralmente, “invecchiamento dell'occhio” ed è per questo che i primi sintomi compaiono dopo i 40 anni, quando diventa difficile continuare ad ottenere una visione chiara degli oggetti vicini. Il cristallino diventa rigido...

Confesso che ha colpito la mia autostima sapere che —a poco più di 40 anni e sentendomi piena di vita— il mio corpo comincia a mostrare segni di vecchiaia e rigidità, e così sono andata dall'ottico in cerca di una montatura moderna e giovanile per i miei occhiali, ma —proprio lì— è cambiata davvero la mia visione delle cose.

Mentre mi provavo un modello di moda, all'improvviso mi sono vista diversa... e la mia testa ha cominciato a elaborare e ordinare tutti gli indicatori relativi a questa esperienza.

La vista può provocare cambiamenti importanti nei nostri processi vitali.

Da bambini, l'occhio ha un'enorme capacità di messa a fuoco e cattura tutto perché ha fame di conoscenza. L'occhio dei giovani distingue alla perfezione ciò che è vicino, perché si concentra al massimo (non c'è verso di far cambiare ai giovani il loro punto di vista!). I loro occhi leggono, pianificano, cambiano, montano... per i giovani e le proiezioni sono ora, proprio qui, in questo momento; i piani vengono modificati alla velocità della luce e la capacità di adattamento è impressionante. Fanno attenzione alla lettura delle novità, cercano dati storici per incorporarli a piacimento, per aggiungere una valutazione personale e poi condividerla e renderla realtà.... ma non riescono a vedere oltre i loro desideri, sembra che in questo approccio diventino un po’ egocentrici ed egoisti... vedono benissimo, ma —allo stesso tempo— sono miopi!

L'occhio maturo, invece, fa fatica a mettere a fuoco le cose vicine, perché vede il “panorama della vita” con uno sguardo che conserva la distanza per recuperare la nitidezza, quella che non reagisce immediatamente allo stimolo, quella che legge dall'alto dell'esperienza. Secondo me, “la vista matura è integrativa, in grado di andare al di là delle proprie circostanze”; è uno sguardo che incorpora il passato e il presente, che penetra con saggezza i pronostici per il futuro.

Anche se rallentato dall'usura del corpo, l'occhio maturo raggiunge orizzonti più ampi e riesce a vedere cose molto più lontane...

E così sono uscita dall'ottico... con un'ottica diversa!

I miei occhiali sono diventatati parte degli aneddoti perché mi sono resa conto che, da giovani, riusciamo a mettere a fuoco meglio, ma perdiamo di vista —con tanta precisione— ciò che ci circonda... e inoltre crediamo di non aver bisogno di vederlo! Il nostro punto di vista sembra bastarci (e fin troppo) per far fronte al mondo, in cui ci addentriamo senza esitazione, fiduciosi della nostra visione, del nostro giovane spirito e della nostra spinta inarrestabile.

Ci conduciamo con un taglio della realtà, nitido e preciso, con il passare del tempo e il sopraggiungere della vecchiaia diventerà sempre più diffuso e sfuocato. Ed è proprio lì dove si deve aggiungere la lente dell'esperienza, che si arricchisce quando viene incorporata, quando riconosciamo il valore di ciò che abbiamo vissuto e la maturità diventa un punto a favore.

Mi metto gli occhiali perché mi aspettano nuove letture, il grande libro della maturità è appena agli inizi ... e, non so perché, ma i saggi lo scrivono con una tipografia piccolissima!
 

Al mio caro oftalmologo Antonio G. Rodríguez
Una lettura positiva della realta oculistica

 

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Di Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale). Dal 1994 al 1999 si è occupata della selezione del personale per l’Università di Buenos Aires e dal 2003 al 2009 —presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica Fisiocorp— ha trattato psicologicamente pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l'arte come elemento di catarsi terapeutica.



**Laura Barral è nata il 3 febbraio 1988.

Ha studiato Disegno in Comunicazione Visiva presso l'Università Nazionale di La Plata in Argentina.

Attualmente è proprietaria dello studio Decote Design (www.decotedesign.com.ar)che realizza progetti di identità corporativa, disegno di logotipi, stampa, vinili e web design.

Nel 2010 ha vinto il concorso della Camera di Commercio di Tornquist (Provincia di Buenos Aires).

 

(alejandra daguerre / laura barral / traduzione all'italiano di alejandra daguerre e massimo barzizza)

 

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30 de marzo de 2013 - Hace un tiempo empecé a notar que mi vista ya no me acompañaba con la nitidez habitual. Mis mañanas de desayuno y lectura de las principales noticias del periódico se fueron transformando en la lectura rápida de titulares (cuanto más grandes, mejor!); mis respuestas a los mensajes de texto del teléfono necesitaban una dedicación especial para no equivocar las letras; y de a poco también noté que distanciaba la computadora como modo de hacer foco…pero tanto, que un día pensé que necesitaría brazos auxiliares para poder leer y escribir al unísono!

Agendé una consulta con el oftalmólogo y el diagnóstico era clarísimo: “Presbicia”.

Mientras el especialista hacía la prescripción de mi primer par de anteojos de lectura, rellenaba el tiempo con algunos detalles del cuadro clínico, que iban aumentando mi desesperación: presbicia es una palabra de origen griego, que significa “anciano”.

Lliteralmente significa “ojo envejecido” y es por esa razón que los primeros síntomas aparecen después de los 40, cuando se hace difícil tener visión nítida de los objetos cercanos. El cristalino se va poniendo más rígido…

Confieso que me había golpeado la autoestima advertir que con algunos años más de 40, sintiéndome absolutamente vital y en plenitud, estaba presentando signos de ancianidad y rigidez; así que fui a la óptica buscando un armazón moderno y juvenil para mis anteojos, y ahí fue donde realmente cambió mi visión.

Probándome un modelo estilizado, me vi diferente…y mi cabeza empezó a procesar y ordenar todos estos indicadores.

La vista no puede hacer algo tan diferente a nuestros procesos de vida.

De niños, el ojo infantil que tiene una enorme capacidad de enfoque, y capta todo porque está ávido de conocimiento. El ojo joven distingue a la perfección lo que está cerca, porque se enfoca de la misma manera y con absoluta precisión (nada hace cambiar a los jóvenes de punto de vista!). Sus ojos leen, planifican, cambian, ensamblan…somos jóvenes y nuestras proyecciones son ahora, aquí mismo, en este momento; los planes se modifican a la velocidad del rayo y el poder de adaptación es genial. Podemos estar atentos a la lectura de lo nuevo, buscar lo más histórico, incorporarlo a nuestro parecer, ponerle la apreciación particular, compartirlo, y ejecutarlo….pero nos cuesta mirar más allá de nuestros deseos, parece que en ese enfoque nos ponemos un poco ensimismados y egoístas...vemos tan bien y al mismo tiempo “somos cortos de vista”!

Y así llegué al ojo maduro, a la mirada que le cuesta enfocar de cerca, porque tiene la “panorámica de vida”; la mirada que toma distancia para recobrar nitidez, la que ya no reacciona intempestivamente frente al estímulo, aquella que lee a través del camino de la experiencia. A mi entender “la mirada madura es integrativa, es capaz de ir más allá de la propia circunstancia”, es una mirada que incorpora el pasado y el presente, y que penetra con sabiduría en el pronóstico de futuro.

Aunque más enlentecido por el desgaste del cuerpo, el ojo de la madurez tiene un horizonte más ampliado, y ve mucho más allá…

Y así fue como salí de la óptica…con otra óptica!

Mis anteojos son parte del anecdotario porque entendí que de jóvenes enfocamos mejor, pero en la precisión perdemos lo circundante...y en ese momento creemos que tampoco lo necesitamos!. Nuestro punto de vista alcanza (y sobra) para hacerle frente al mundo, y allá vamos sin titubear; confiando en nuestra visión y en el empuje irrefrenable del espíritu juvenil.

Nos manejamos con ese “recorte de la realidad”, nítido y preciso, que con el paso del tiempo y el envejecimiento se irá convirtiendo en difuso y desenfocado. Es allí justamente donde hay que adicionarle la lente de la experiencia, que se hace rica cuando la incorporamos, cuando valoramos lo vivido, cuando crecer es un plus.

Me pongo los anteojos porque me esperan otras lecturas, el gran libro de la madurez recién está empezando…y no sé por qué, los sabios lo escriben con letra chiquita!
 

A mi querido oftalmólogo Antonio G. Rodríguez
“Una lectura positiva de la realidad ocular”

 

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De Alejandra Daguerre.

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*Alejandra Daguerre Nació en Buenos Aires, donde vive y trabaja. Se graduó en Psicología en 1990 en la Universidad del Salvador de Ciudad de Buenos Aires (Argentina). Trabajó en la Fundación Argentina de Lucha contra el Mal de Chagas, en el Departamento de Psicología y durante tres años en el Ministerio del Trabajo y Seguridad Social (entrevistas de preselección, programas de reinserción laboral y selección del personal).

Desde 1994 hasta 1999 se desempeñó en el Departamento de Graduados de la Universidad de Buenos Aires, en areas de RRHH y Capacitación. De 2003 a 2009 trabajó en el Instituto de Estética y Rehabilitación Física "Fisiocorp", en el tratamiento psicológico de pacientes con enfermedades crónicas y en pacientes de rehabilitación física a largo plazo. Desde 1991 trabaja por cuenta propia en el campo de la psicología clínica para adolescentes y adultos, con métodos psicoanalíticos, y de arte-terapia.



**Laura Barral nació el 3 de Febrero de 1988.

Diseñadora en Comunicación Visual de la Universidad Nacional de La Plata en Argentina.

Actualmente es socio-propietaria del estudio de diseño Decote Design (www.decotedesign.com.ar), donde realiza trabajos de identidad corporativa, diseño de logotipo, print, vinilos, corpóreos y diseño web.

En 2010 se consagró como ganadora del concurso de la cámara de comercio de la Ciudad de Tornquist (Provincia de Buenos Aires).

 

(alejandra daguerre / traducción al italiano de alejandra daguerre y massimo barzizza)