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agosto 2013 - Molti, moltissimi anni
fa, quando il tango conquistò
l'anima di Buenos Aires, questi
problemi probabilmente non
rappresentavano un conflitto. L'uomo
marcava il passo e la donna
accettava, sentendosi orgogliosa di
essere guidata (erano ancora lontani
i sintomi di sottomissione). Ma come
possiamo lasciarci condurre da
qualcuno che “apparentemente” non
segue il ritmo? E se ci affidiamo a
un ballerino “con esperienza”, a un
esperto, ci sentiamo erratiche,
dominate ed evidenziamo la nostra
resistenza con il peso del corpo?
I legami affettivi odierni hanno
raggiunto senza dubbio un livello di
parità notevole, ma in alcuni
aspetti non siamo ancora riusciti a
metterci completamente d'accordo.
Chi deve segnare il passo non lo fa,
precisamente perché si sente segnato... e perso. Chi deve esibire la
coreografia non esibisce nulla
perché si sente confusa... e sola.
Ciò dimostra ancora una volta che
anche quando due persone
tecnicamente decidono di
"accoppiarsi" —e non si impegnano
per riuscirci partendo da un piano
veramente integratore— nella pratica
offriranno uno spettacolo di danza
caratterizzata da passi irregolari e
confusi.
Si dice che un buon ballerino è chi
sa guidare, colui che —con movimenti
chiari e armoniosi— contribuisce
alla dinamica della coppia, in modo
che la sua ballerina possa non solo
interpretarlo, ma anche risaltare la
bellezza e la sensualità per mezzo
dell'emozione ritmica dei passi.
Ma molte volte finiamo per ballare a
stento attorno alle nostre tensioni,
allontanandoci dal sottile sguardo
della seduzione, rifiutando di
accettare la sincronizzazione.
Quando proprio che non riusciamo a
risolvere la vita in coppia e
decidiamo di applicare in modo
egoistico il nostro stile personale.
E allora, potete immaginare cosa succede
quando due ballerini cercano di
imporre la
loro individualità?
Che tipo di danza metteranno in
scena? Sarà possibile dare uno stile
a qualcosa che risponde solo a una
connessione formale? Saranno in
grado di unire i loro corpi
armoniosamente in qualche momento?
Ed è così che, sia per gli uomini
che per le donne, capire e ricreare
una relazione di coppia completa e
perfetta come nel tango continua ad
essere un compito difficile.
Per fortuna, alla fine della lezione
—quando è arrivato il momento dello
scambio di coppie— un ballerino di
tango di quelli veri, di quelli che
camminano con passo arrogante, mi ha
detto senza peli sulla lingua, «Senti
cara, nel tango e nella vita l'uomo
propone e la donna decide. Io inizio
e tu scegli la figura. Aggrappati
alla mia mano, ché senza mollarci
né calpestarci, c'è spazio per
entrambi!».
E così possiamo cominciare a capirci
e a ballare fino a consumare il
pavimento, a tal punto che adesso
sono convinta che ci sia molto da
imparare e molto da conciliare. Sono
certa, inoltre, che i tre elementi
su cui si basa il tango,
funzionerebbero alla perfezione se
li inserissimo naturalmente come
elementi primari nella nostra vita
di coppia:
1) L'ABBRACCIO per sentire il corpo
della tua coppia ed integrarlo.
2) LA CAMMINATA LENTA per potersi
comunicare con chiarezza, evitando
la confusione della fretta,
trasformandoci in ricevitori e
trasmettitori delle emozioni che
proviamo.
3) L'IMPROVVISAZIONE per poter
ricreare secondo la musica il ballo
più adatto, in modo che i passi, le
figure e i movimenti raggiungano una
connessione che possa essere
percepita sia nell'intimità interna
che nell'armonia visibile
all'esterno.
Beh, la storia
finisce qui, e non sono parole al
vento che dopo tanto pensarci mi
scoppia perfino la testa!
... E tutto in
penombra
come ci strega l'amore!
in penombra i baci
in penombra entrambi
Il tango di Jonathan Villanueva
e Yoko Fruse:
l'iniziativa dell'uomo
e l'interpretazione della donna.
Parole “Lunfarde”
Il gergo lunfardo può essere
considerato come il linguaggio del
tango argentino.
Le sue origini si
perdono tra diverse lingue, parlate
da gruppi di stranieri,
immigrati che arrivavano al Rio de
la Plata alla ricerca di nuovi e
promettenti orizzonti. Uno dei
contributi più importanti furono
senza dubbio i dialetti dell'Italia
settentrionale, dato che a Buenos
Aires la colonia italiana all'inizio
del XX secolo era molto nutrita.
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Arrabalero:
tipico di un quartiere dove si suona o
si balla il tango
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Guapo:
coraggioso
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Tamangos:
scarpe
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Milonga:
posto/salone dove si balla il tango
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Ritmo canyengue:
ballo con molte interruzioni
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Andar compadrito:
modo di camminare
arrogante
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Sacar viruta al piso:
ballare appassionatamente
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Batacazo:
successo, esito favorevole
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Chamuyo:
chiacchiera infondata
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Sabiola:
testa
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Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires,
dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia
nel 1990 all’Università del Salvador, ha
dapprima lavorato nella Fondazione Argentina
per la Lotta contro il Mal di Chagas,
dipartimento di Psicologia, poi per tre anni
presso il Ministero del Lavoro (interviste
di preselezione, programmi di reinserimento
lavorativo e tecniche di selezione del
personale). Dal 1994 al 1999 si è occupata
della selezione del personale per
l’Università di Buenos Aires e dal 2003 al
2009 —presso l’Istituto di Estetica e
Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”— ha
trattato psicologicamente pazienti con
malattie croniche e pazienti in
riabilitazione fisica a lungo termine. Dal
1991 opera in attività libero-professionale
nel campo della psicologia clinica, per
adolescenti e adulti, con metodiche di
psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia
e terapia occupazionale, utilizzando l'arte
come elemento di catarsi terapeutica.
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Laura Barral, che illustra questa rubrica, è
nata il 3 febbraio 1988.
Ha studiato Disegno in Comunicazione Visiva
presso l'Università Nazionale di La Plata in
Argentina. Attualmente è socio-proprietario
dello studio
Decote Design, che realizza progetti di
identità corporativa, disegno di logotipi,
stampa, vinili e web design. Nel 2010 ha
vinto il concorso della Camera di Commercio
di Tornquist (Provincia di Buenos Aires).
(alejandra daguerre / puntodincontro.mx
/ adattamento e
traduzione
all'italiano di alejandra daguerre e
massimo barzizza)
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