Gerusalemme, 27 gennaio 2007. - "La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, 'Giorno della Memoria', al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonchè coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati" così recita l'Articolo 1 della Legge 20 luglio 2000, n. 211.

Il 27 gennaio 1945 le avanguardie del 62° corpo delle armate russe del fronte ucraino entravano in Auschwitz, cadevano così i cancelli di una delle scene di morte peggiori della storia dell'umanità, "simbolo della follia e della barbarie nazista".

"Col vostro appassionato contributo possiamo combattere con successo ogni indizio di razzismo, di violenza e di sopraffazione contro i diversi, e innanzitutto ogni rigurgito di antisemitismo. Anche quando esso si travesta da antisionismo: perché antisionismo significa negazione della fonte ispiratrice dello Stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza, oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele". Lo ha detto ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rivolgendosi ai giovani vincitori del concorso "I giovani ricordano la Shoah" e agli studenti delle scuole che hanno partecipato alla visita ad Auschwitz presenti alla cerimonia al Quirinale.

La cerimonia al Quirinale dello scorso 25 gennaio ha di fatto dato il via a una serie di celebrazioni in tutto il Paese, che vedono impegnate istituzioni e società civile.

Beniamino Lazar, avvocato, Presidente del Comites israeliano, membro della comunità degli ebrei di origine italiana in Israele, fa un giro d'orizzonte sull'attualità israeliana -in giorni, per altro, doppiamente difficili per Israele, con il Presidente Moshe Katsav che si è autosospeso dopo giorni di polemiche-, vista con gli occhi della componente italiana.

Come sta vivendo la comunità ebraica in Israele la situazione contingente e come guardate a questo nuovo giro di aperture dello Stato verso la Palestina e la novità delle trattative aperte con la Siria?

Il dopo che sta seguendo la seconda guerra del Libano, guerra imposta allo Stato d'Israele, è un periodo difficile per la popolazione e la dirigenza politica e militare dello Stato. Vi è una profonda critica nei confronti della classe dirigente, special modo nei confronti del Primo Ministro Olmert e del Ministro della Difesa Perez. Prova di tutto questo anche le ultime dimissioni del Comandante in Capo dell'Esercito. Ma secondo me questo è solamente l'inizio. A tutto ciò si deve aggiungere una sensazione di incertezza e di dubbi nei confronti dell'attuale classe politica e dirigenziale del Paese (vedasi le investigazioni della Polizia e della Procura della Repubblica contro il Presidente Herzog, l'ex Ministro della Giustizia Ramon, e quella ultima nei confronti dello stesso Olmert). In tutto questo contesto, il forte desiderio della classe dirigenziale israeliana e di buona parte della popolazione di arrivare ad un regolarmento delle relazioni con i nostri vicini più diretti, la popolazione palestinese. Purtroppo tutti gli sforzi, tutti i passi che sono stati fatti in questi ultimi anni da Israele (vedasi da ultimo il ritiro completo dalla striscia di Gaza) non hanno portato a niente, anzi. Continua il lancio di razzi Kassam verso la città di Sderot e località limitrofe, ponendo la popolazione civile in una situazione insostenibile, obbligandoli ad una vita che non è vita. E sino a quando vi saranno gruppi all'interno della popolazione palestinese (vedasi Hammas e gruppi similari) che incitano all'eliminazione e alla distruzione dello Stato d'Isarele, le possibiltà di un qualsiasi accordo, all'atto pratico, sono quasi nulle. Per quanto riguarda la Siria: di tanto in tanto escono sulla stampa alcune notizie. Può essere che vi sia qualche cosa, qualche contatto a livello basso, almeno da quello che riesco a leggere sulla stampa. Noi siamo per avere dei rapporti di pace con tutti i vicini, qualsiasi soluzione al problema medio orientale che porti fine alla belliggeranza e a dei rapporti civili e di buon vicinato, ben venga. L'importante è che venga salvaguardata la sicurezza dello Stato d'Israele e della sua popolazione civile, e che non ci si debba ritrovare in una situazione come quella del luglio agosto quando tutto il nord del Paese è rimasto sotto gli attacchi missilistici dei Hezbollah dal territorio libanese.

Qualche settimana fa si è parlato della possibilità di un attacco preventivo Israeliano contro l'Iran.

Il problema dell'Iran non e' un problema israeliano; e' un problema di tutto il mondo, dell'Europa stessa, e di altri paesi della regione. Anche su questo argomento ogni tanto qualche giornalista se ne esce fuori con qualche scoop in materia. Secondo me il problema va risolto con la partecipazione attiva dell'ONU, dell'Europa. Ripeto non e' un problema unicamente israeliano.

Qualche giorno fa il vostro incontro con l'Arcivescovo di Ancona. Cosa vi siete detti?

L'incontro con Monsignor Menichelli , arcivescovo di Ancona, è stato un incontro cordiale, amichevole; vi è stato uno scambio di impressioni e di idee tra amici, e anche è stata lanciata l'idea di progetti per il futuro. Ma non è l'unico incontro, forse è stato l'ultimo di una lunga serie. La sinagoga italiana a Gerusalemme è stata negli ultimi anni luogo di incontro con importanti prelati, delegazioni, componenti di pellegrinaggi; un mese fa è venuto anche un gruppo di suore Salesiane che vivono a Gerusalemme, che non erano mai entrate in una sinagoga. E dopo l'incontro in sinagoga sono andate anche al Memoriale dell'Olocausto, Yad Vashem. Anche questo è un modo per conoscerci meglio, ed aprirci l'uno con l'altro.

Quali canali sono aperti tra la comunità italiana ebraica in Israele e la Chiesa cattolica italiana e il Vaticano?

Gli ebrei italiani in Israele sono parte integrale dello Stato d'Israele, e in quanto tali seguiamo tutto quanto viene fatto di ufficiale tra le autorità dello Stato e la Santa Sede. Lo Stato d'Israele mantiene rapporti diplomatici con la Santa Sede, con la sua Ambasciata a Roma. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo buonissimi rapporti qua con il Nunzio Apostolico, l'attuale e anche con quello precedente, Monsignor Sambi, oggi a Washington, e anche con diversi rappresentanti, per esempio Padre Pizzaballa dei Francesani.

La presenza del Cardinale Martini quale ruolo gioca?

Il Cardinale Martini è stato in visita da noi alla sinagoga italiana, partecipando ad una funzione del sabato, alcuni mesi fa; so che fa una vita molto ritirata, ma non sono in grado di giudicare l'apporto della sua presenza. In ogni caso abbiamo apprezzato molto la sua decisione di essere venuto a vivere qua a Gerusalemme.

Due settimane fa, uno strano incontro a New York, quello tra il rabbino Ronald Greenwald e il Principe Emanuele Filiberto di Savoia.

Come dice Lei, effettivamente c'è stato, secondo la stampa "uno strano incontro" a New York. Avevo letto dell'incontro e la cosa mi ha fatto sorridere. Secondo me, i discendenti di casa Savoia, devono innanzitutto affrontare le loro problematiche connesse con il passato all'interno dell'Italia, confrontandosi con la comunità ebraica italiana, con coloro, ebrei italiani che sono stati traditi dal Re e dalla casa reale. Come si diceva una volta: "i panni sporchi si lavano in casa". Un incontro casuale o combinato con un rabbino americano, che forse a malapena rappresenta se stesso, e che sicuramente non conosce la storia d'Italia e quanto hanno sofferto gli ebrei italiani, a me non dice niente.

Ritenete che la lobby ebraica americana possa concedere di queste "assoluzioni" senza confrontarsi prima con gli ebrei italiani?

Non so di quale lobby ebraica americana stia parlando. In America ci sono ebrei, così come ci sono irlandesi, americani, giapponesi, polacchi, ecc. ecc.. Non sono a conoscenza dell'esistenza dii alcuna lobby ebraica americana, a parte quella che viena citata ogni tanto in scritti quali "I protocolli dei savi di Sion" e similari. Nell'ambito dell'ebraismo americano ci sono diversità di vedute e di tendenze. Nessuno in America è autorizzato a concedere "assoluzioni" per quanto concerne il passato dei Savoia nel contesto dell'Italia e se i discendenti di casa Savoia vogliono affrontare la problematica, la devono affrontare innanzitutto con coloro che hanno sofferto in prima persona, spiegando o meglio cercando di spiegare cosa hanno fatto i membri di casa reale quando a distanza di 600 metri dal Palazzo del Quirinale venivano perpetrati atti di persecuzione a danno di inermi cittadini fedeli al Regno d'Italia.

Se il Principe venisse a incontrare la comunità ebraica italiana in Israele, cosa la comunità, a suo avviso, avrebbeda dire al Principe?

Il Museo e la sinagoga a Gerusalemme sono aperti a tutti: se qualche d'uno di casa Savoia vorrà venire in visita, sarà sempre ben accetto, come lo sono tutti. Tra le mura del nostro Museo abbiamo molti ricordi delle persecuzioni perpetrate nei confronti degli ebrei italiani. Ed abbiamo tra i componenti la nostra comunità molti italiani che dovettero fuggire dall'Italia negli anni '39, '40 per scappare alle leggi razziali emesse dall'Italia a danno della popolazione ebraica. E il Principe è invitato ad andare anche in visita a Yad Vashem.

Il giorno della Memoria, sabato 27, quest'anno viene dopo il grande schiaffo della Conferenza sull'Olocausto di Teheran.

Il giorno della memoria, il 27 gennaio, è un giorno che si è venuto ad aggiungere in questi ultimi anni, alle diverse date che oramai da oltre cinquant'anni vengono ricordate qua in Israele e in tutto il mondo ebraico, in ricordo dei sei milioni di nostri fratelli che sono stati trucidati dai nazisti. Anche quest'anno molti di noi, componenti la comunità di origine italiana, parteciperemo alle cerimonie ufficiali che vengono organizzate dall'Ambasciata d'Italia in Israele a Yad Vashem, con la collaborazione dell'Istituto Italiano di Cultura. Teheran? Schiaffo? Conferenza sull'Olocausto: un avvenimento che per noi dimostra innanzitutto la ferocia e l'odio del regime di Teheran nei confronti degli ebrei e dello stato d'Israele, appoggiato da qualche estremista che odia sistematicamente gli ebrei, più qualche malato di mente che cerca titoli sul giornale. Senza dubbio un avvenimento preoccupante, se a ciò uniamo il rischio nucleare dell'Iran nei confronti di Israele. Non possiamo lasciare che la cosa passi in silenzio, ma questo compito è anche di tutte le nazioni civili del mondo che devono, ad ogni occasione, protestare contro la dirigenza iraniana.

Come giudicate la politica estera italiana nell'area mediorientale?

Senza alcun dubbio, vi è stato un cambiamento di direzione. Lo notiamo da tutta una serie di passi, ma anche da tutta una serie di dichiarazioni. L'Italia sta cercando di avere una posizione di maggior presenza nell'area, ma ci sono state in questi ultimi mesi alcune dichiarazioni di uomini politici italiani che ci hanno lasciato alquanto perplessi. Come membri del Comites, alcuni di noi hanno avuto l'occasione di incontrare ultimamente qua in Israele il Ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il Sottosegretario agli Esteri Intini. In queste occasioni abbiamo cercato di esporre, nel limite del possibile, il nostro modo di vedere, ma chiaramente notiamo un cambio di rotta, anche se, nonostante tutto, l'Italia e il popolo italiano, come sempre in passato, restano ad essere dei veri amici dello Stato d'Israele.

E' venuta l'ora che il Vice-Ministro Danieli faccia una visita alla vostra comunità?

Abbiamo avuto una serie di contatti con l'Onorevole Marco Fedi della nostra circoscrizione, e ci auguraimo che anche tramite il suo intervento e quello dell'Onorevole Massimo Romagnoli, si possa attuare nel prossimo futuro un incontro con il Senatore Franco Danieli in Israele. Senza alcun dubbio ci sono comunità italiane nel mondo molto più grandi ed importanti della nostra, e quindi è chiaro che queste comunità hanno la precedenza. Ma nonostante ciò, la nostra comunità di oltre 10.000 italiani, è la più grande di tutta l'Asia, ed è una comunità attiva, ben inserita, che vive in una zona che è al centro delle problematiche del Medio Oriente. Ricordiamoci che durante i mesi di luglio ed agosto parte della comunità di origine italiana, residente nel nord del Paese e nella Galilea, è rimasta per oltre 40 giorni sotto i bombardamenti degli Hezbollah. Quando il Senatore Danieli riuscirà a trovare il tempo disponibile per organizzare una visita da noi, sarà il benvenuto. So che lo stanno aspettando in visite da programmare anche presso altri Paesi del nord e sud Africa. Noi abbiamo pazienza, ci rendiamo conto delle difficolta, ma prima o poi la visita si farà, con la collaborazione dell'Ambasciata d'Italia e dell'Ambasciatore Sandro De Bernardin.


Da News ITALIA PRESS