24 settembre 2008. - Basta con l’effimero. Vado in Africa ad aprire un orfanotrofio.

E’ la svolta-choc di una delle signore bene più conosciute in città. Una donna vissuta nel lusso e nella moda, tra sfilate e serate di gala. Una donna elegantissima, à la page, che è stata modella per Krizia e Missoni, ha conosciuto Naomi Campbell e Claudia Schiffer, è stata ospite della barca di Dolce & Gabbana a Saint Tropez, e ha sempre frequentato i migliori salotti della città come di Parigi.

Laura Nixon, ovvero, da una vita, «la signora Ferragamo», molla tutto. La direttrice della boutique di via Roma 108 compie una scelta radicale, estrema, coraggiosa. Che racconta radiosa, con un sorriso velato di emozione.

Confessa con un candore da ragazzina che «non ho più un gioiello. Li ho venduti, così come quasi tutti i mobili. In Africa non mi serviranno». Ha venduto anche la collezione di quadri: via il Soffiantino, il Carrà, il Gentilini, i Paolucci, «anche Nespolo, ... mamma mia, se Ugo lo sa mi uccide... ma no, mi capirà, capirà che ho dato tutto per quei bambini».

Piccoli con storie da pugno nello stomaco. Malati di Aids o con altre orrende patologie, rimasti senza genitori e assegnati dal tribunale a un nuovo orfanotrofio alla periferia di Malindi, in Kenya: il «Children Centre Mayungu», «fondato da un gruppo di italiani, tra cui un’infermiera di Milano, che è oggi il direttore».

Laura Nixon è stata tra i primi sostenitori. Ha scoperto tutto per caso, raggiungendo un’amica in vacanza in Africa sei anni fa. «Sembrava fosse finito tutto lì. Invece tre anni fa m’è venuta una gran voglia di tornare e rivedere quei bambini. Dunque vado giù, e vedo un cartello “vendesi”. Era una casetta. E’ diventata come una calamita. Non so spiegare perché: non è certo una villa alla Briatore, eppure ho sentito che dovevo comprarla, perché sarebbe diventata la mia casa».

Figlia di un professore inglese, ex moglie di un ricco notaio, Laura Nixon ha vissuto una vita scintillante e intensa. «Non sono certo madre Teresa», scoppia a ridere lei. E’ separata da anni, e ha girato il mondo. Ha avuto amori, figli e nipoti. Regina delle pr, è sempre stata una presenzialista: non ha mai mancato una prima del Regio, né i concerti dell’Auditorium. «Per passione, e perché il mio lavoro in certo modo me lo ha richiesto». Ha avuto per clienti gli Agnelli, i Romiti, i Pininfarina. E poi la Torino con i quarti di nobiltà, e quella dei parvenu. A 62 anni avrebbe potuto andare in pensione e dedicarsi alle sue passioni: l’equitazione, la musica, il teatro. Poteva ricominciare a giocare a golf, o darsi al bridge.

Invece no. «Ci ho pensato su tantissimo, e un anno fa ho deciso». Non è, la sua, una scelta religiosa: si definisce «credente non praticante». Però, nei suoi viaggi in Africa, «è come se davanti a quei bimbi mi fossi spogliata di tutto. E’ stato come guardarmi allo specchio fino in fondo. Ho capito che il bel mondo non mi appartiene più. E’ là che voglio andare». Ha sparso la voce tra i clienti. Chi le ha consegnato 500 euro, chi mille. Qualcuno le ha portato abiti per gli orfani: ha appena speso 10 mila euro per spedire a Malindi un container stracolmo. «Una cliente m’ha portato montoni e vestiti da uomo. I montoni in Africa? E quelle camicione per i bambini? Le ho rispedito tutto, con un biglietto: “Non svuoto armadi”». Ha creato dei barattolini con le foto dei bambini, per raccogliere offerte in bar e negozi che conosce da anni. Tanti ci mettono del loro. Maria Rubilotta, barista di Galleria San Federico, ad esempio, ha comprato una macchina da cucire per i corsi da tenere agli orfani più grandicelli. E con 25 mila euro frutto del passaparola e della vendita di parte dei gioielli, «abbiamo rimesso in sesto un villaggio devastato da una tempesta».

Lascerà la boutique di via Roma a gennaio. A febbraio sistemerà le ultime carte, e poi volerà per sempre da quei piccini. A Malindi le hanno già affibbiato un nome africano. La chiamano «Malaica». Vuol dire angelo.

 

(La Stampa.it)