Conferenza dei Giovani Italiani nel mondo 10-12 dicembre 2008
Elena, Johnatan, Marco, Laura e i mille volti della conferenza.
Incontro con alcuni dei giovani delegati: idee chiare e tanta voglia di conoscersi.

11 dicembre 2008. -  Elena viene dalla Grecia, bionda e con un gran sorriso, parte subito decisa: "Sono una rappresentante del Comites greco, e sono davvero felice di essere qui. Credo che sia molto importante coinvolgere i giovani e fargli sentire che il loro Paese, l'Italia gli è vicino". Elena pensa che le istituzioni debbano essere maggiormente presenti sul territorio e che non debbano chiudersi le ambasciate, vero punto di riferimento per gli italiani all'estero. "Vogliamo che l'Italia ci prenda in considerazione, che aumentino gli scambi culturali e la possibilità di studiare anche attraverso l'istituzione di borse di studio". Insieme a lei ci sono anche Laura Piccoletto e Daniele Dimitri, il più piccolo dei delegati ha solo 17 anni, parlano del rapporto che c'è tra la Grecia e l'Italia: "Un rapporto forte e non solo per la vicinanza geografica, moltissimi greci vanno in Italia per studiare, e molti italiani si recano in Grecia per lavoro, è qualcosa che andrebbe coltivato sempre più". Johnatan, invece, vive in Israele ed ha un progetto molto ambizioso: "Faccio parte del gruppo sull'informazione e la comunicazione, vogliamo creare un network che possa unire tutte le comunità italiane sparse per il mondo. Può essere un modo per migliorare gli scambi tra le diverse culture, io ad esempio sono sospeso tra due tradizioni antichissime e prestigiose, quella italiana e quella ebraica". Mentre Ottavia sente di avere sulle spalle una grande responsabilità: "Mi sento ambasciatrice di due Paesi. Quando sono in Israele so di rappresentare l'italianità, una cultura che mi appartiene, come si vede anche dal mio nome che a volte suscita curiosità o perplessità nel Paese in cui vivo. Allo stesso modo so di essere parte della cultura ebraica quando sono in Italia. Questa doppia identità è qualcosa dalla quale non posso prescindere, ma non è una cosa che mi pesi, anzi". Per Carlo sono tanti i problemi da affrontare, questa manifestazione può aiutare a far emergere le difficoltà: "A Barcellona c'è una comunità italiana molto antica, presente fin dal 1700, però se 18 anni fa eravamo 7mila, oggi siamo 46mila e purtroppo la nostra rappresentanza è rimasta la stessa, questo ci penalizza. Peccato perché in Spagna gli italiani sono perfettamente integrati anche ai piani alti della società e un confronto migliore porterebbe a tutti i suoi frutti".

Anche Nadia proviene dalla delegazione spagnola ma è peruviana: "Sono moltissimi gli italiani di seconda o terza generazione che vivono in Sudamerica, e il desiderio di tornare è molto forte. Purtroppo la maggior parte delle persone che vengono dall'America Latina sono costrette a fermarsi in Spagna per la lingua. Ci vorrebbero più corsi di italiano". Infine c'è Giuseppe, lui viene dalla Turchia: "Ma mi sento fortemente legato all'Italia, spero solo che in manifestazioni come questa emerga una verità che può diventare una grande possibilità: noi possiamo e vogliamo essere il ponte tra l'Italia e il mondo".

 

(News ItaliaPress)