Gente d'Italia - Stefania Nardini: Don Pierino lascia stare la croce! 
Servizio pubblicato sul quotidiano italiano delle Americhe
diretto e fondato da Mimmo Porpiglia.

MIAMI, 10 agosto 2007. - Don Pierino mi regalò una croce. La croce, simbolo di quel Cristo che ho invocato nei momenti difficili della mia vita. Quel Cristo povero, fonte d'amore e di giustizia. Quella croce la conservo ancora. Ma è una croce umiliata. Umiliata da chi osa paragonarsi al Cristo. – scrive su Gente d'Italia, quotidiano italiano delle Americhe diretto e fondato da Mimmo Porpiglia la giornalista-scrittrice Stefania Nardini.

Rilanciamo il servizio nella versione integrale di seguito:

Per un breve periodo della mia vita ho frequentato la Comunità Incontro. Non cercavo redenzioni, tanto meno esibizioni. Mi interessava, dopo anni di giornalismo, fermarmi a pensare diluendo il tempo, quel tempo che ti assilla quando si vive in una redazione di giornale. Mi interessava capire come tanti giovani potevano essere strappati alla tossicodipendenza attraverso un percorso fatto di regole e d'amore.

Ma c'era qualcosa che mi disturbava in quel luogo. Mi disturbavano i body guard armati di pistola, i macchinoni di lusso, la disparità di trattamento nei confronti di alcune persone che avevano come unico difetto l'umiltà.

Don Pierino era la contraddizione di se stesso. Un grande comunicatore capace di gestire con abilità i potenti ponendosi come un potente.

I memorabili raduni nel teatro tenda che veniva allestito dai volontari in cui, tra migliaia di persone faceva il suo passaggio con i paramenti da vescovo della Chiesa Melchita, accompagnato dalla colonna sonora di Rocky a tutto volume, erano uno spettacolo. Spettacolo al quale partecipavano tutti, politici, industrialotti con la grana, poveri cristi, ex tangentisti che cercavano di riconquistarsi pezzi di dignità a colpi di assegni e donazioni.

E mi chiedevo chi fosse realmente don Pierino Gelmini.

Si me lo chiedevo. Perché quel suo carisma lo avvertivo "difettoso", lo sentivo privo di quella fede che uomini semplici, grandi uomini semplici, sapevano trasmettere alle folle indossando un vecchio saio.

Rammento che in un viaggio in Brasile andai a visitare una delle sue comunità. E qualcuno mi fece sapere che il Don non gradiva presenze esterne in quella struttura.

Perché?

Non c'era una spiegazione. Le sue affermazioni non vanno spiegate. Vanno recepite con obbedienza.

Del resto, senza andare troppo in là, i numeri che venivano dati in pasto alla stampa sulla quantità di centri sparsi per il mondo erano gonfiati. Si, lo erano. E lo sono ancora oggi quando Don Pierino per difendersi dall'accusa di "molestie sessuali" esibisce la sua innocenza utilizzando quei numeri.

Ma qualcuno ne ha mai verificato la consistenza?

Si parla di 164 sedi residenziali in Italia e invece sono 64, di 180 gruppi d'appoggio che in realtà sono una ventina, di un turnover residenziale di 12 mila persone ( turnover in cui sono comprese semplici richieste di informazioni), di 126.624 ingressi in comunità tra il 1990 e il 2002, mentre attualmente si registrano non più di 20 o 30 colloqui al mese, il che significa al massimo 360 ingressi, cifra che si riduce alla metà considerando coloro che rinunciano.

Lo stesso centro di Zervò, in Aspromonte, dove don Pierino si trova attualmente per l'appuntamento ferragostano, ha subito un notevole calo di presenze e molti dei giovani vengono da paesi stranieri.

Interessanti sono i dati forniti sulla presenza della Comunità Incontro nel resto del mondo.

Si parla di 74 sedi residenziali. Ma quante sono realmente?

In Spagna sono presenti circa 50 ragazzi, in Svizzera tre o quattro, in Slovenia si contano dieci centri gestiti dalla Caritas locale, in Thailandia vengono ospitati bambini con un contributo dello Stato mentre i tossici sono una trentina, in Bolivia c'è una fazenda con un ospedale annesso e diretto da una coppia, come pure in Costa Rica, dove é sempre una coppia ad occuparsi di adolescenti (una trentina) inviati da un organismo governativo.

Molte le sedi fantasma: Brasile, Francia, Croazia. Chiuse e vendute, come quelle negli Stati Uniti e Israele dove i progetti non sono mai decollati.

Un impero in crisi?

Al momento la Comunità Incontro riceve il 5 per mille sui redditi, su sollecitazione dei massoni aderenti alla Libera Muratoria del Grande Oriente d' Italia, a parte le donazioni, non ultima quella di Berlusconi che ha sganciato 5 milioni di euro per l'ampliamento del centro thailandese dopo la tragedia dello tsunami.

Ma al di là dei generosi atti di liberalità da parte dei potenti, esiste una crisi che se da un lato i sociologi potrebbero definire "fisiologica", per altri è dovuta al cattivo rapporto con i Sert (ai quali spetta l'invio dei tossici nelle comunità), contro i quali il Don ha spesso tuonato accusandoli di lavorare senza passione. E poi le "chiacchiere". Tante chiacchiere che da un pezzo circolano. Fin quando qualcuno ha parlato di "molestie sessuali" scatenando un terremoto, terremoto che la platea di Silla sta tentando di arginare con il contributo del mondo politico e con magnifiche frasi ad effetto in cui Pierino Gelmini si paragona a Padre Pio, S. Francesco e Gesu'.

"Porto la croce...". Già la croce. Una croce che al di là dell'innocenza o della colpevolezza, ha un significato troppo importante per poter essere utilizzata come simbolo mediatico.

Don Pierino non se ne è stato in silenzio. Ha nominato lo psichiatra ex senatore di Forza Italia, Alessandro Meluzzi, suo portavoce. Anzi stava per farlo diacono qualche mese fa dopo il suo precedente ingresso a Mulino Silla con una ex "schedina" di "Quelli del calcio", Sara Tommasi. Si, la Sara Tommasi dell'"Isola dei famosi", forse in cerca di spiritualità in un luogo dove una delle prime regole per le visitatrici è quella di indossare un abbigliamento consono, dove le scollature sono messe al bando per evitare turbamenti ai tossici in recupero.

La fanciulla è stata addirittura proposta come testimonial della comunità. Evidentemente un pò di "Cristoterapia" non si nega a nessuno, neanche a una signorina che si spoglia per mestiere.

Dalla Comunità Incontro mi allontanai anni fa.

Lo feci perché sentivo che qualcosa non mi piaceva. Pur avendo conosciuto in quel contesto alti prelati come don Giovanni D'Ercole, capo ufficio della sezione affari generali della segreteria di Stato del Vaticano, e da qualche mese direttore responsabile della rivista della comunità "Il Cammino" e dell'emittente Teleumbriaviva , di cui don Pierino è proprietario.

Ma chi sono i suoi accusatori?

Secondo il Don si tratta di ragazzi che volevano ricattarlo.

Forse. E spetta ai magistrati appurare la verità dei fatti. Come spetta agli avvocati difendere il sacerdote. Anche se un autorevole professionista del diritto come il prof essor Coppi vi ha rinunciato in seguito alle dichiarazioni rilasciate da don Pierino in cui prima ha accusato una lobby ebraica per l'aver messo in piedi lo scandalo, poi, dopo le scuse di rito, ha parlato di massoneria. Eppure il suo attuale portavoce Meluzzi è un massone dichiarato! Come pure vengono dalle sollecitazioni del Grande Oriente dei finanziamenti.

In ogni caso tutti hanno il diritto alla difesa, tutti hanno diritto al trionfo della verità!

Ma un fatto è certo. Basta essere dei buoni cronisti per cercare brandelli di verità al di là dei cori massmediatici. Lo ha fatto Francesco Grignetti su La Stampa.

Grignetti, seguendo le regole del mestiere, ha cercato e ricercato tra vecchi titoli di giornali pubblicati tra il 1969 e il 1977. Così viene fuori che Pierino Gelmini venne arrestato nella sua villa all'Infernetto nel '69, a Roma. E che in giardino era parcheggiata la sua Jaguar.

Stava nascendo in quel luogo l'idea della comunità, dopo l'incontro-choc con un drogato, Alfredo, nel 1963.

A quei tempi Pierino era segretario di Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires. Ma rinuncia alla carriera. Secondo le cronache dell'epoca fu inquisito per bancarotta fraudolenta, emissioni di assegni a vuoto e truffa per un'ambigua ditta di import export con l'America. Poi altri fatti lo vedono impigliato nella vicenda legata a una cooperativa edilizia che fallì mentre lui rispondeva delle casse. E in quella circostanza venne spiccato un mandato di cattura.

Ma il "Monsignore" come si faceva chiamare, sparì. Finendo in Vietnam dove era entrato in contatto con l'arcivescovo Dihn-Thuc. E anche in questo caso parte una denuncia presentata dell'arcivescovo e dalla vedova del presidente Diem per appropriazione indebita.

Rientra in Italia . "Gli danno quattro anni di carcere nel '71. – scrive Il Messaggero - Li sconta tutti. Come detenuto non è esattamente un modello e spesso costringe il direttore a isolarlo per "evitare " promiscuità con altri reclusi".

Don Pierino scontò la sua condanna ma nel '76 lo arrestarono di nuovo con il fratello, il famoso padre Eligio, per un giro di presunte mazzette legate all'importazione clandestina di latte e burro destinati all'Africa, accusa che poi risultò infondata.

Intanto i giornali parlavano di lui. Curiosa è la descrizione che fece La Stampa della sua villa all'Infernetto. "Due piani, mattoni rossi, largo muro di cinta con ringhiera in ferro battuto, giardino, piscina e due cani: un pastore maremmano e un lupo. A servirlo sono in tre: un autista, una cuoca di colore e una cameriera".

Poi, si sa, nella vita si cambia. E la Valle delle Streghe, ad Amelia, diventerà il cuore di un progetto che punta al recupero dei drogati.

Guardando quella croce che Pierino mi regalò il mio pensiero va a quei ragazzi. E, al di là del passato, al di là dei trascorsi di un uomo che può aver sbagliato, l'opera a cui Cristo lo ha chiamato è grande. Tanto grande da richiedere umiltà. Tanto grande da richiedere la capacità di saper dosare anche il proprio talento. Un talento, quello di Pierino, che è certamente un dono. Il dono di saper comunicare. Un dono che va foraggiato con l'amore, e che non può disperdersi in quella giungla dove comanda un altro dio.

Perché Dio, quello vero, è nella croce. In quella croce che Pierino mi regalò. E che continuo a conservare sperando.

La stanza del silenzio

Ogni sede della Comunità Incontro ha la sua "stanza del silenzio" e della meditazione.

Ma anche l'ufficio di Don Gelmini è chiamato così. Ma non è una stanza munita di panche, bensì uno studio attrezzato di mobili preziosi, quadri e attestati alle pareti. Per intenderci, è lì che Don Pierino ha incontrato Craxi e Forlani per il patto antidroga, come ricorda una foto appesa accanto ad una tela seicentesca, ancora una volta con un crocifisso, che arredano la parete d'angolo dove c'è il salotto con le poltroncine rosse. Presumibilmente è li che ha ricevuto anche Andreotti e altri politici e cardinali, non ultimo Berlusconi con i suoi cinque milioni di euro. L'ingresso dell'ufficio, a cui si accede, da uno scalone controllato dalla segreteria, attraverso un salottino che dà anche alle stanze private del Don, è protetto da un pesante separé, mentre, sulla parete opposta, le enormi vetrate, che guardano dall'alto sulla piazzetta sottostante, sono coperte da due pesanti tendaggi (a meno che in questi ultimi tempi non siano stati levati!). Questo enorme ufficio totalmente occupato dal "capo" (la sua segreteria è al piano di sotto) è, in effetti, costituito da diversi angoli tra cui, quello più remoto, occupato da un maxischermo televisivo. Là non ci sono i "servizi di tutela" alla sua persona, disposti dal ministero dell'Interno, che lo accompagnano nelle uscite dalla Comunità. Ma vi staziona, quasi costantemente, qualche suo body-guard (si tratta di suoi fidatissimi ex ragazzi), armato di pistola, che lo assiste praticamente giorno e notte.

Ecco cos'è la "Cristoterapia"

Termine in uso solo dopo gli anni '90, subentrato al più gelminiano "impero dell'amore", coniato dall'allora Ministro, e frequentatore di Mulino Silla, Onorevole Valerio Zanone. Usato, teologicamente, sociologicamente, e scientificamente, in maniera impropria, come appropriazione "indebita" di un tesoro della Chiesa dei sacramenti cristiani – e, per estensione, appartenente a tutti coloro che operano alla luce di Cristo e del suo messaggio – da parte di un programma che dice di ispirarsi al Vangelo ma rifiuta ogni forma di riconoscimento o incardinamento ecclesiale. Ripetutamente don Gelmini si è vantato di aver rifiutato ogni proposta, proveniente dalla Chiesa, di far riconoscere la sua creazione dalle Autorità ecclesiali. Fermo restando il rafforzamento del suo personale potere sacro con l'assunzione della carica di Esarca mitrato della chiesa cattolica greco-melkita.

Cristoterapia è semplicemente il titolo di un libro, edito in america, da un gesuita, Bernard J. Tyrrell, e uscito in Italia a fine anni '80 con le edizioni paoline. Chiunque può ben vedere, leggendo "Fiori di mare", della stessa casa editrice, e firmato da Don Gelmini, che l'introduzione non è altro che una sintesi veloce e approssimativa dello scritto di P. Tyrrell, con un linguaggio e dei concetti che poco o niente hanno a vedere con i capitoli successi, espressione del pensiero gelminiano.

"Cristo-significato", "Cristo-valore", sono infatti espressioni che non appartengono al linguaggio del fondatore della Comunità Incontro della quale ha sempre sottolineato le origini contadine, il linguaggio semplice, la concretezza e la semplicità della tradizione e della santità della storia italiana.

 

(News ITALIA PRESS)