Il peso del voto estero

Gli italiani «stranieri» conteranno dal 2 al 6 per cento
per il raggiungimento del Quorum. O no?

 

11 giugno 2011. - Il voto degli italiani residenti all'estero peserà sul raggiungimento del quorum per i quattro referendum da un minimo di 2 punti a un massimo di 6 punti percentuali. Questo vuol dire che si renderà necessaria un'affluenza in Italia, non più del 50 per cento più uno degli aventi diritto, ma come minimo del 52 per cento e fino a un massimo del 56 per cento, affinché i referendum siano validi.

Il voto all'estero deve contribuire al quorum, rischiando magari di invalidare il referendum, come avvenne nel 1999 per quello sulla quota proporzionale del sistema elettorale della Camera? Non ha dubbi l'ex presidente della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli: «L'articolo 75 parla del quorum tra gli aventi diritto e tra questi ci sono gli italiani residenti all'estero».

E' una situazione senza via d'uscita? In realtà il precedente del 1999 potrebbe non fare testo. Perché nel 2000 è stata approvata una modifica dell'articolo 48 della Costituzione (sull'uguale diritto al voto dei cittadini). Mentre una sentenza, la 173 del 2005, della Corte Costituzionale ha sancito la legittimità di una legge della Regione Friuli che aveva stabilito che il voto del collegio estero non può influire sulla determinazione del quorum per l'elezione nei comuni quando esiste una lista unica. «Penso che l'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione - attuando una lettura costituzionalmente corretta - possa provvedere direttamente a risolvere il caso in base all'articolo 48 della Costituzione», afferma Piero Alberto Capotosti, presidente emerito della Consulta, ordinario di diritto costituzionale alla Sapienza, che fu il redattore di quella sentenza del 2005. Secondo Capotosti infatti sull'articolo articolo 48 c'è una giurisprudenza costante della Corte: «Esso va inteso nel senso che è diretto ad assicurare parità di condizioni tra i cittadini nel momento in cui votano. Sottolineo, in quel momento, né prima né dopo». E quindi se il collegio estero non fosse conteggiato per il quorum non ci sarebbe nessuna violazione costituzionale.

Stessa tesi che sosterrà Gianluigi Pellegrino, l'avvocato dei gruppi parlamentari del Pd in Cassazione, giovedì prossimo 16 giugno, quando la Suprema Corte si dovrà esprimere sull'esito del voto e su ricorsi e istanze dei referendari: dall'Idv ai Radicali italiani.

Ma, soprattutto, secondo Capotosti assumerà un grande rilievo (per tutti e quattro i quesiti) davanti all'Ufficio centrale della Cassazione il «pasticciaccio» che è stato compiuto dal legislatore sul nucleare: «Il collegio estero - spiega ancora - ha votato su un quesito e una legge che non esistono più mentre si stava cambiando la legge stessa. Questa circostanza avrà indotto molti residenti all'estero a non recarsi alle urne ritenendolo inutile: motivo di più per non tenere conto del voto estero nella determinazione del quorum».

Per il professor Mirabelli, l'articolo 75 «prevale ed assorbe ogni altra considerazione», mentre la sentenza del 2005 «riguarda la legittimità di una legge ordinaria per rapporto all'articolo 48».

Intanto il leader dei Verdi Angelo Bonelli ha sollevato un altro problema, presentando un esposto alla Procura di Roma perché verifichi la regolarità del voto del collegio estero.

 

(corriere.it / puntodincontro)

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11 de junio de 2011. - Los votos de los italianos que viven en el extranjero afectará el quórum para el referéndum en una proporción calculada entre un mínimo de 2 puntos hasta un máximo de 6 puntos porcentuales. Esto significa que se requerirá la asistencia en Italia, ya no del 50 por ciento más uno de los electores, sino por lo menos de un 52 por ciento (y hasta un máximo de 56 por ciento) para que el referéndum sea válido.

¿Debe el voto en el extranjero contribuir al quórum, incluso corriendo el riesgo de invalidar el referéndum, como ocurrió en 1999 cuando se votó por la parte proporcional del sistema electoral de la Cámara? Sobre este punto no tiene dudas el ex presidente del Tribunal Constitucional, Cesare Mirabelli: « El artículo 75 habla de un quórum entre los derechohabientes y entre ellos están los italianos residentes en el extranjero».

¿Es una situación sin salida? De hecho, el antecedente de 1999 podría no contar. En el año 2000 se aprobó una modificación al artículo 48 de la Constitución (sobre la igualdad de derechos de voto de los ciudadanos). Y una sentencia, la 173 de 2005, del Tribunal Constitucional estableció la legalidad de una ley de la Región Friuli, según la cual el voto en el extranjero no puede afectar la determinación del quórum para elecciones en los municipios cuando existe una lista única.

«Creo que la Oficina Central para el referéndum de la Suprema Corte - aplicando una interpretación constitucionalmente correcta - podría resolver el caso con base en el artículo 48 de la Constitución», dijo Piero Alberto Capotosti, presidente emérito de la Consulta y profesor de derecho constitucional en la Universidad La Sapienza, quien redactó la sentencia de 2005.

 

(corriere.it / puntodincontro)

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