La riforma dell'editoria
e il nuovo volto di RAI International
La plenaria del CGIE approva all'unanimità il documento sull'informazione
preparato dalla prima commissione.

ROMA, 10 maggio 2007. - Dopo un lungo e serrato dibattito, al quale hanno preso parte in qualità di interlocutori anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega per l’editoria, Riccardo Levi, ed il direttore di Rai International, Piero Badaloni, questa mattina l’Assemblea Plenaria del Cgie, riunita alla Farnesina, ha approvato all’unanimità il documento sull’informazione redatto dalla I Commissione, che verrà ora consegnato al Ministero degli Affari Esteri.

Presentato in apertura dei lavori dal presidente della Commissione Informazione, Franco Siddi, il documento passerà, poi, alla Presidenza del Consiglio, con una sola integrazione da aggiungere nella premessa: "l’auspicio che gli impegni assunto oggi - proprio da Levi e da Badaloni, ndr - siano mantenuti". Lo ha assicurato al termine della votazione il Segretario generale del Cgie, Elio Carozza, che si è detto soddisfatto non solo del lavoro svolto dalla Commissione, ma anche della "totale condivisione di sostanza" emersa oggi intorno al testo.

Una condivisione, va detto, che, pur con le debite differenze, ha visto concordi non solo i consiglieri del Cgie, ma gli stessi interlocutori presenti in assemblea, che, non a caso, ha sottolineato ancora una volta Carozza, hanno utilizzato proprio la bozza del documento come riferimento per i loro interventi.

La riforma dell’editoria ed il futuro assetto di Rai International e del sistema televisivo all’estero sono di fatto i due punti costitutivi del documento sull’Informazione, che nasce dalla constatazione più volte espressa in seno al Cgie, che "i processi di informazione circolare, in cui anche le comunità nel mondo possano fare ritornare la loro voce e accogliere costantemente un genuino flusso informativo dal proprio Paese, appaiono deficitarie". E ciò nonostante l’elezione della rappresentanza parlamentare coinvolga gli italiani all’estero in una sempre maggiore "dimensione di cittadinanza" e di "partecipazione democratica alla vita civile e politica" del Paese.

Entro il mese di giugno, ha annunciato oggi Levi, sarà presentato il progetto di riforma della legge sull'editoria, come pure nei prossimi giorni o, al più tardi, nelle prossime settimane, ha assicurato Badaloni, sarà finalmente firmata la convenzione tra governo e Rai International. Il momento è sembrato, dunque, opportuno per intervenire concretamente nella "fase progettuale" del dibattito, con un documento, quello approvato oggi, che esprimesse le linee di indirizzo del Cgie su queste due importanti materie. Vediamole allora.

 

Riforma dell'editoria.

Il Cgie chiede innanzitutto che la nuova legge di riordino degli interventi dello Stato nel settore dell’editoria tenga conto della "specificità dell'informazione italiana all'estero, dell'articolazione differenziata delle imprese editoriali e del lavoro giornalistico", che si svolge all’estero, come in Italia, su supporto cartaceo, radiotelevisivo ma anche elettronico e multimediale. Per tutti, ma in particolare per la carta stampata, si invita ad un "maggior controllo sulle provvidenze", in modo tale da "evitare il finanziamento di realtà parassitarie a scapito dello sviluppo di una informazione professionale e di qualità".

Il Consiglio Generale suggerisce, poi, di "differenziare l'accesso ai contributi" tra "piccoli media locali o di carattere comunitario - e associazionistico, ndr - che hanno tirature limitate, ma una grande funzione sociale e identitaria" e "altri media a tiratura più alta, a diffusione più larga che utilizzano professionalità specifiche e retribuite regolarmente", assicurando però con adeguati criteri la "pari condizione di accesso ai contributi a tutti i soggetti del pluralismo dell'informazione". La nuova legge dovrebbe guardare non solo al "soggetto che realizza il prodotto editoriale", ma anche alla "natura del prodotto", il che vuol dire "valutare il carattere organizzativo dell'impianto delle testate, l'utilizzazione o meno di canali di informazione di base e di strumenti e di servizi tecnici adeguati per la massima diffusione".

Al Dipartimento dell’editoria e al Ministero degli Esteri si chiede inoltre di stipulare convenzioni dello Stato anche con le grandi agenzie di informazione, "perché ad esempio siano riqualificati i contenuti dell'offerta ai media italiani nel mondo e perché questi possano utilizzare i materiali dei loro archivi", ma consentendo allo stesso tempo "adeguati livelli di comunicazione circolare e di ritorno, anche per i grandi utilizzatori italiani". Tale richiesta, precisa il Cgie, "non cancella il ruolo e la funzione delle agenzie specializzate, oggi diffuse nel mondo specifico delle comunità all'estero".

Di grande rilievo si considera l'apertura del Dipartimento dell'editoria a sostenere "progetti di qualificazione e di aggiornamento professionale", ma anche di "formazione" per gli addetti del settore, ossia i giornalisti, magari attraverso il coinvolgimento di istituzioni e organismi professionali e culturali, quali la Fnsi, l’Ordine dei Giornalisti e la Fusie.

Ugualmente importante è la diffusione anche sui media italiani all'estero della "pubblicità istituzionale di pubblica utilità", approntando anche "periodici progetti di comunicazione istituzionale per gli italiani all'estero" da distribuire ai media tenendo conto della loro "efficacia" e dei loro destinatari.

C’è soddisfazione nel Cgie per la disponibilità del Dipartimento dell’editoria che ha invitato il Consiglio a partecipare al tavolo di confronto sul progetto di riforma delle leggi di settore. Intanto, però, il documento approvato oggi chiede, che in attesa della riforma, ci sia "una revisione del regolamento per l'erogazione dei contributi previsti dalla norma vigente", che introduca "dove possibile criteri di ripartizione secondo i principi indicati anche per la nuova legge". Questi sono infatti già agli atti: dalle esibizioni di bilanci ai controlli indipendenti, dalla valutazione dei costi per il personale a nuovi criteri di valutazione ponderata dei vari titoli di accesso ai contributi. Ultima indicazione, giunta dalla Commissione Continentale Europa e Nord Africa, è che "vengano ridisegnati i criteri di formazione della Commissione che si pronuncia sull'assegnazione dei contributi".

 

Rai International e sistema televisivo.

"Il Cgie ritiene necessaria una verifica dell'offerta informativa, culturale e di intrattenimento del sistema televisivo". E questo è un fatto. "Forti esigenze di cambiamento sono avvertite" ormai "come indispensabili". E questo è un altro fatto. Se oggi il direttore di Rai International Badaloni ha annunciato che, senza dubbio alcuno, presto, prestissimo la tanto attesa convenzione sarà firmata, per il Consiglio generale è il momento della resa dei conti. Finita la "politica degli annunci", serve ora la "certezza di una reale maggiore autonomia di Rai International e di una migliore integrazione editoriale, salvo che sia una volta per tutte chiarita la sua missione".

Pur apprezzando "la disponibilità del neodirettore ad avere un rapporto di confronto con il Cgie, le istituzioni, i parlamentari eletti all'estero e l'associazionismo", il documento rileva "problemi aperti, non risolti dal cambio di direzione, essendo necessarie assunzioni di corresponsabilità da parte del governo e dell'azienda Rai nel suo complesso".

La nuova convenzione, nelle intenzioni del Cgie, dovrebbe prevedere allora "un allargamento della missione di Rai International, al fine di migliorare e rafforzare la qualità dell'offerta e allargare la platea dei cittadini destinatari anche attraverso una riorganizzazione degli accordi per la trasmissione del segnale nei vari Paesi". Allo stesso modo è necessaria "una rivisitazione delle intese con i distributori satellitari che rilanciano il segnale, allo scopo di abbassarne i costi in alcune realtà eccessivi". Costi più bassi sono possibili, nelle Americhe come in Asia e Australia: lo hanno dimostrato le Commissioni continentali del Cgie con il loro monitoraggio e lo ha ribadito lunedì scorso alla I Commissione l’operatore privato come Sitcom, editore di Leonardo World, già presente in diversi Paesi del mondo. Tocca ora alla Rai "un cambiamento di rotta mirato a offrire il massimo di servizio pubblico ovunque a prezzi giusti".

Quanto all’Europa, dove ancora Rai International non è presente, occorre "mettere in campo sinergie strategiche specifiche con tutto il sistema Rai" affinché abbia finalmente luogo il "processo di inclusione democratica dei cittadini italiani presenti nel Vecchio Continente" sinora disatteso.

"In sostanza appare necessario un progetto globale strategico per Rai tv e per Rai radio all'estero", si legge nel documento, che pure ammette "il cambio di direzione avvenuto negli ultimi mesi". ma servono ancora "scelte coerenti che appartengono al governo e all'azienda madre" e che devono mirare alle risorse.

"Più Italia nel mondo e dal mondo". Questo il principio che, secondo il Cgie, "deve informare tutto il servizio pubblico". In primis differenziando meglio i palinsesti "per aree e fuso orario"; quindi rafforzando le "sinergie" all’interno della Rai, cioé selezionando "il meglio della sua produzione informativa, culturale e di intrattenimento", compresi i Tg e le trasmissioni di approfondimento per i quali va assicurata una rotazione che garantisca la pluralità dell’informazione; e ancora aumentando "i programmi di servizio specifico" e "l'offerta informativa". Serve più "informazione locale per Paesi o aree regionali, anche mediante ricorso a collaborazioni esterne da attingere nel patrimonio professionale di giornalismo italiano presente in maniera qualificata in molti Paesi del mondo".

"Sul piano dell'offerta qualitativa e quantitativa", prosegue il documento, "si ritiene che spetti soprattutto a Rai International promuovere l'informazione di ritorno e soprattutto quella circolare che deve passare anche attraverso le altre reti pubbliche diffuse in Italia. Da Rai International si attende inoltre una maggiore attività di sensibilizzazione e promozione linguistica e culturale come condizione di crescita e sviluppo diffuso".
"Rilevante nelle attese del pubblico italiano nel mondo", infine, "una revisione di una modalità di diffusione/oscuramento di grandi eventi sportivi e culturali", che però, ha spiegato oggi Badaloni, potrà essere corrisposta solo in divenire, quando cioé gli attuali contratti di acquisizione e rivendita dei diritti scadranno.

Lo stesso Badaloni ha annunciato in Plenaria che la prima fase del suo progetto editoriale terminerà, come previsto, a giugno. Nel frattempo, il Cgie potrà impegnare le proprie rappresentanze continentali per una necessaria "verifica nel tempo" e per apportare "ulteriori osservazioni e proposte man mano che il progetto editoriale" andrà avanti. Perché "su tutti questi temi", conclude il documento, "dev'essere chiaro che il Cgie ha diritto di espressione e di essere ascoltato".

Intanto Rai International propone di cambiar nome e di diventare Rai Italia. Non sarà certo un "elemento decisivo di rilancio", ma la speranza è che sia almeno di buon auspicio.

 

(aise)