I Comites vogliono un viceministro per gli italiani all'estero
Si vocifera che potrebbe non essere prevista la creazione di un viceministero
con la specifica delega per gli Italiani nel mondo.

Vincenzo Arcobelli.8 maggio 2008. - Sembra ormai sfumata completamente l’ipotesi di ricostituire il Ministero per gli Italiani nel Mondo, creato dal precedente Governo Berlusconi e di cui si era tornati a parlare alla vigilia del risultato elettorale. Il dicastero che aveva avuto per capo Mirko Tremaglia, di cui molti hanno chiesto il ripristino, ma di cui lo stesso Silvio Berlusconi non ha mai voluto parlare apertamente, difficilmente troverà spazio nella prossima legislatura, probabilmente a causa della politica di austerità e di riduzione degli incarichi annunciata dalla maggioranza.

Tale politica, però, potrebbe fare un’ulteriore vittima istituzionale. Si vocifera, infatti, che potrebbe non essere prevista la creazione di un viceministro con la specifica delega per gli Italiani nel mondo. Questo potrebbe essere sostituito da un sottosegretario, figura di minore importanza che comunque potrebbe essere sacrificata anch’essa.

Cerca di minimizzare Vincenzo Arcobelli, ex coordinatore dei ComItEs (Comitato degli Italiani all’Estero) USA, incarico lasciato il 1 marzo scorso, candidato alle scorse elezioni politiche per il PDL sulla ripartizione America Settentrionale e Centrale, il quale ha affermato che non è il caso di creare allarmismi, perché “secondo la mia opinione ci sarà un rappresentante di Governo con delega per gli italiani nel mondo”. Se così non fosse, “significherebbe fare un passo indietro per l'interesse e le problematiche degli italiani all'estero, e certamente troverebbe molta contrarietà”. Arcobelli ha però concluso affermando “vorrei essere ottimista”.

Non tutti però lo sono ed a questa notizia sono ovviamente insorti i ComItEs. Ad esprimere per prima il proprio rammarico, per quella che comunque non è ancora una decisione certa, è stata Simonetta Donà, Responsabile del ComItEs di Berlino, la quale ha sostenuto di seguire con apprensione questa vicenda. “Sarebbe un grave danno per gli Italiani residenti all’estero”, ha sostenuto, ed ha trovato la piena approvazione di Juan Carlos Paglialunga, Presidente del ComItEs di Bahia Blanca, che ha commentato rammaricato: “Prima un Ministero, poi un viceministro ed ora, forse, un sottosegretario. Spero che questa sia solo una voce che non trovi conferma, altrimenti non sarebbe certo un inizio positivo di questo Governo”. I motivi per cui i residenti all’estero sarebbero danneggiati li ha elencati Grazia Tredanari, Presidente della sezione del ComItEs di Vaud – Friburgo, che ha esordito con una domanda retorica: “Come possono le istituzioni italiane essere informate sulle esigenze dei propri cittadini che sono sparpagliati nel mondo senza una tale figura di raccordo? Un interlocutore è necessario – ha proseguito – qualcuno che venga a vederci, che si interessi alla nostra realtà. Gli eletti all’estero non penso siano sufficienti”.

Anche Piero Tarantelli, Presidente appena eletto alla guida del ComItEs di Los Angeles, una vita trascorsa ai vertici di ICE e aziende di matrice italiana nel mondo ha espresso preoccupazione motivata dal fatto che “il messaggio degli Italiani all'estero, le loro necessità e le loro esigenze, è un messaggio che per passare ci ha messo nove anni e proprio ora che comincia ad essere più chiaro viene interrotto o quanto meno messo in seconda linea. Un viceministro mi sembra adeguato e direi necessario per l'importanza che le comunità all'estero hanno e sempre più avranno in futuro, in relazione sopratutto alla tipologia di immigrazione che si è vista delinearsi negli ultimi dieci anni. Mi riferisco alla globalizzazione mondiale che ha certamente cambiato anche la tipologia stessa dell'emigrato, i particolare di quello italiano”.

Questa possibile decisione ha motivazioni economiche che traggono origine dalla necessità di tagliare i costi della politica come da tempo si chiede con insistenza. Trenadari però non accetta tale giustificazione. “Non vogliamo solamente portare all’attenzione della politica le nostre esigenze – ha affermato – ma realizzare uno scambio reciproco. Gli Italiani all’estero sono anche una risorsa, basti pensare ai miliardi che si spendono per la promozione del Made in Italy. La nostra attività vale molto di più di parecchie iniziative che vengono prese per questa ragione”.

Di “risorsa” parla anche Paglialunga ricordando che “si pensa sempre agli italiani all’estero come un problema, pensando alle pensioni ed agli indigenti, ma dimenticando che facciamo promozione, turistica ed economica, e molto altro ancora”.

Anche Tarantelli ha voluto sottolineare l’importanza degli Italiani nel mondo. “Con la globalizzazione economica mondiale, - ha affermato - gli Italiani all'estero dovrebbero avere sempre più un ruolo importante di riferimento e stimolo per la politica e l’economia italiana. Credo che la contribuzione maggiore potrebbe proprio venire dal fatto che gli italiani all'estero sono inseriti in realtà diverse da quella italiana per tanto hanno la capacità di uno sguardo più globale. Il voto degli italiani all'estero ha rivitalizzato, per così dire, cosa estremamente importante, la visione dell'Italia all'estero ed ha, al contempo, attualizzato la conoscenza dell’Italia nelle comunità estere. Giudico estremamente positivo quindi il voto all'estero. Ovviamente questo è un processo che non si può realizzare a pieno con una sola votazione ma richiede attività continuativa che sino ad ora è stata realizzata, principalmente dalle strutture del Mae in loco, dai Comites e dal CGIE”.

C’è anche chi, però, ha visto questo fatto in maniera meno critica. Gerardo Iandolo, per esempio, Presidente da 9 anni del ComItEs di Marsiglia, ha sostenuto che “anche in passato, quando un viceministro c’era, non abbiamo avuto ciò che ci aspettavamo. Certo – ha aggiunto – si tratta pur sempre di una voce in meno”. Più radicale, invece, Bruno De Santis, Responsabile del ComItEs di Lille, il quale ha affermato che “non è questo il problema vero. Nel tempo sono state create diverse figure dedicate agli Italiani nel mondo, persino un ministero, ma i problemi sono rimasti gli stessi. Non si è stati capaci di rivedere la legge elettorale sul voto all’estero, nonostante le lacune riscontrate, le pensioni sono rimaste da terzo mondo, con 10 euro per ogni anno di contributi versati in Italia. E’ la volontà politica ad essere il vero fulcro, non tanto le cariche”.

Va poi considerato che, se la nomina di un viceministro è in discussione, quella di un sottosegretario lo appare meno. Tarantelli ha però ammonito che “un sottosegretario potrà portare avanti una politica adatta agli italiani all'estero solo se proviene da quelle stesse fila, cioè se ha un trascorso di italiano all’estero. Capire le realtà degli Italiani all'estero non è cosa semplice se non si sono vissuti tutti gli annessi e connessi che l'essere emigrato comporta”. Dello stesso avviso Paglialunga secondo cui “il sottosegretario dovrebbe essere scelto fra gli eletti all’estero che sono gli unici a conoscere veramente le nostre problematiche”.

L’altra ipotesi è che il Ministro degli Esteri, quasi certamente Franco Frattini, assuma personalmente il compito di rappresentanza degli Italiani nel mondo. Anche tale soluzione, però, secondo Tarantelli ha le sue lacune: “Il Mae con la sua struttura centrale che si occupa degli Italiani all'estero ha svolto e coninuerà a svolgere un ruolo importante per comprendere non solo le esigenze degli italiani all'estero ma anche e sopratutto quello delle strutture a suo tempo create quali i Comites e il CGIE. Ma questa struttura del MAE necessita di un sostegno politico che certo non può venire solo da un apparato ministeriale. Ci sono voluti molti anni perché le richieste dei Comites trovassero un riscontro operativo e decisionale da parte del Ministero. L'operatività dei Comites è per troppi anni rimasta lettera morta e solo oggi è stata data la possibilità di effettuare azioni promozionali che sono in sintonia con i loro compiti istituzionali. Mi sembra quindi necessario – ha concluso - che venga strutturato un punto di riferimento che sia operativo e politico al contempo”. Un punto di riferimento politico, a voler ben guardare c’è già, ovvero gli eletti all’estero, che però, secondo Donà, non sono la risposta perché “sono pochi ed hanno troppi compiti”.

Molti continuano a vedere proprio nel Ministero per gli Italiani nel Mondo questo punto di riferimento necessario. Mentre si discute se vi sarà o meno un viceministro o un sottosegretario, i dirigenti dei ComItEs non rinunciano a questa ipotesi perché, spiega Iacobelli, precisando che nelle sue parole non si debba assolutamente vedere alcun tipo di valutazione politica di parte, “con Tremaglia c’è stata una valorizzazione degli Italiani all’estero. Quando c’era questo ministero avevamo l’illusione di esistere come categoria di Italiani all’estero all’interno delle istituzioni italiane. La cosa più idonea sarebbe la sua ricostituzione”. Anche Donà è dello stesso avviso precisando che “anche un Ministero senza portafoglio andrebbe bene. Credo che si debba creare una Commissione bicamerale degli eletti all’estero la quale deve essere sostenuta da un apposito ministero”.

 

(News Italia Press)