Il diritto dell'immigrato
a imparare l'italiano
«Parte da qui l’accordo fra il CNEL e la Società Dante Alighieri per la nostra lingua»

 

5 dicembre 2006. - «Si parla molto di multiculturalità e di fenomeni interculturali, ma meno in senso stretto della lingua, che è il simbolo e il punto fermo della nostra identità.   Con queste parole Giuseppe De Rita, Segretario Generale del Censis, ha concluso la Tavola Rotonda che si è svolta questa mattina al CNEL sul tema “Formare nei Paesi d’origine per integrare in Italia. Le nuove sfide della Dante Alighieri”, presieduta dal Presidente del CNEL Antonio Marzano e dal Presidente della Società Dante Alighieri Bruno Bottai.

Avevano preceduto l’intervento di De Rita quelli del Sottosegretario del Ministero della Solidarietà Sociale, Cristina De Luca e del Sottosegretario del Ministro dell’Interno, Marcella Lucidi, durante i quali si sono evidenziate le problematiche dell’attuale legislazione in materia di immigrazione con particolare riferimento ai processi di integrazione familiare e sociale dei “nuovi” italiani. Il nuovo esecutivo può fare molto per migliorare una situazione che rischia di parcellizzare un sistema di integrazione non pienamente definita. «Erano soltanto 100.000 agli inizi degli anni ’80 ed oggi sono diventati circa tre milioni i cittadini stranieri regolarizzati per i quali vi è un diritto-dovere di apprendere la nostra lingua e di condividere i principi di una cultura che si è integrata dapprima nei valori culturali e in seguito per mezzo dei processi politici».

Parte integrante della ricerca presentata al Viceministro degli Esteri Ugo Intini è apparsa quella sezione di studio rivolta agli stranieri che il Consigliere del CNEL Giorgio Alessandrini ha ritenuto opportuno di essere approfondita in un successivo studio che vedrà impegnate le due istituzioni: certificare le competenze e riconoscere i diritti sono parsi gli obiettivi di un’immigrazione che va qualificandosi anche nei settori come quello imprenditoriale che  ad oggi ha raggiunto  il 10%.

Ha suscitato molto interesse l’intervento dell’algerino  Amara Lakhous che ha illustrato la sua esperienza di  scrittore  “ italiano”, che può essere un esempio  per gli immigrati nostri futuri  cittadini,    di vera e più che riuscita  integrazione.

 

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