Laib, un'armonia di riso e cera d'api
Alla Fondazione Merz a giugno anche il rito del fuoco.

Laib, un'armonia di riso e cera d'api.14 maggio 2009.- Wolfgang Laib, tedesco classe 1950, voleva essere un medico. Ma se lo fosse diventato avrebbe curato solo il corpo, abbandonando l’anima. Così ha deciso di fare l’artista. Ma afferma di avere la sensazione di non aver «mai cambiato professione». Ed è vero che le sue mostre sono un balsamo per lo spirito. In controtendenza con tanti insopportabili artisti predicatori, che gridano l’equivalenza tra arte e violenza, Laib, sussurrando, riporta l’esperienza della visione in quella zona magica in cui si sentono risuonare la bellezza, l’armonia e il rispetto.

Quest’ultimo è destinato sia allo spettatore che alla natura perché tutto è circolarmente unito in uno stesso destino. È da qui che Laib attinge gli elementi per costruire le sue installazioni fatte di cera, latte, polline, riso. Opere che nutrono lo sguardo e la mente. Opere vive, spesso profumate. Alla Fondazione Merz si entra in uno spazio di silenzio abitato da centinaia di piccole montagne di riso, una linea di polline e uno ziggurat che si innalza tra la terra e il cielo: simbolo di ciò che è possibile costruire. E dall’1 al 7 giugno il rito del fuoco vedrà 45 bramini svolgere la millenaria cerimonia di rinnovamento e di rinascita nel cortile della Fondazione.

Un’esperienza resa ancora più preziosa dal confronto ideale con Mario Merz. Era stato il protagonista dell'Arte Povera a chiedere a Laib, a Kassel nel 1987, durante Documenta, di esporre un vaso di polline su un suo tavolo a spirale. Qui l’esperienza si ripete con l’energia primordiale di Merz che sembra quasi sostenere quella spirituale di Laib. Uno scava, l’altro si innalza. Come fossero radici e rami di uno stesso albero, o magari di un ziggurat, che ha appena raggiunto l'equilibro perfetto.

 

Wolfgang Laib

Torino, Fondazione Merz

Fino al 7 giugno

 

(La Stampa)