12 gennaio 2012 - Dario Fo, Giorgia, Javier Zanetti, Aldo Cazzullo, Gianni Vattimo, Viola Di Grado, Giuliano Pisapia: sono alcuni dei personaggi che hanno scelto di sostenere la lingua italiana attraverso l’iniziativa “Adotta una parola”, promossa dalla Società Dante Alighieri in accordo con i dizionari Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti e Zingarelli, e in collaborazione con Io donna.

Gibigianna è la parola adottata dal Premio Nobel per la Letteratura, Dario Fo: un termine lombardo che significa illusione o trappola melodiosa e affascinante. Accomunati dalla stessa preferenza la cantante Giorgia e il calciatore dell’Inter Javier Zanetti, che hanno entrambi scelto il termine Fuggevolezza: riferendolo idealmente agli amanti la prima, e inevitabilmente ai novanta minuti di una partita il secondo.

 

Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997.

 

Dopo Matteo Renzi, custode di Propinare, un altro primo cittadino ha deciso di sostenere la nostra lingua divenendo custode di una parola: Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, ha adottato Dirimere. «Sono particolarmente legato a questa parola - ha detto Pisapia -. Ripeterla nella mente, scriverla all’interno di un testo, anche se oggi si usa meno di una volta, mi fa tornare indietro nel tempo, ripercorrendo gran parte della mia attività professionale da avvocato».

Curiose le scelte degli attori Moni Ovadia (Improntitudine), Anna Bonaiuto (Diatriba) e Sonia Antinori (Sconclusionato), mentre Lusinga è stato il termine adottato dal filosofo Gianni Vattimo: «Da quando faccio (anche) il politico in una società cosiddetta democratica - ha spiegato -, e che è una società della comunicazione, cioè della pubblicità, generalizzata, ho cominciato a capire il senso della lusinga».

Tra i custodi figurano anche l’architetto Italo Rota (Calligrafia), il fotografo Luca Campigotto (Fandonia), la poetessa Antonella Anedda (Affastellare), la stilista Margherita Maccapani Missoni (Fronzolo), gli scrittori Aldo Cazzullo (Emaciato), Peppe Dell’Acqua (Delibare), Aldo Nove (Contrizione), Annalucia Lomunno (Presagio) e Viola Di Grado (Uggioso), Michela Marzano (Narcisistico), i giornalisti Filippo La Porta (Leziosità) e Francesco Battistini (Perseveranza).

Adesioni anche dal mondo della gastronomia con lo chef Filippo La Mantia (Stantio) e dell’ingegneria con l’astronauta Paolo Nespoli (Dirimere, come il Sindaco Pisapia ma con una diversa motivazione: «Il momento più strano era di mattina, quando la sveglia ti scuoteva dal torpore del sonno e aprivi gli occhi nel buio pesto della cuccetta. Dove sono? Ti veniva da chiederti in una confusione di stimoli e sensazioni. Dirimere la realtà dalla fantasia era ancora troppo difficile»).

Sul sito di Io donna sono pubblicati tutti i dettagli di scelte e motivazioni, con la possibilità di partecipare.

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[1] ‹gi·bi·già·na› (o gibigianna) s.f., milan. ~ Balenio di luce riflesso su una superficie da un vetro ♦ scherz. Donna che ostenta una eleganza tutta fronzoli.

[2] ‹fug·ge·vo·léz·za› s.f. ~ Breve durata; provvisorietà, caducità; mancanza di concretezza.

[3] ‹pro·pi·nà·re› v.tr.

1. Dare da bere, somministrare qualcosa di sgradevole o nocivo (anche con la prep. a): p. un veleno; in quel ristorante ci hanno propinato un vino pessimo; anche scherz.: che beverone mi hai propinato?
2. fig. Proporre qualcosa di sgradevole o noioso (anche con la prep. a): ci ha propinato la solita paternale ♦ Dare a credere, far intendere: ci ha propinato un mucchio di bugie.
3. arc. (lett.). Offrire da bere, mescere (anche con la prep. a): il vide Lo scaltro Ulisse, e ricolmato il nappo, Al grande Achille propinollo (Monti).
4. rar. Come intr. (aus. avere), fare un brindisi, brindare (con la prep. a): p. alla salute di qualcuno.

[4] ‹di·rì·me·re› v.tr. (usato rar. il pass. rem. diriméi o dirimètti, dirimésti, dirimé o dirimètte, ecc.; mancano il p. pass. e i tempi composti)

1. Risolvere, troncare, per lo più mediante una decisione autorevole: d. una lite, una questione, una controversia.
2. arc. Dividere, separare, staccare.

[5] ‹im·pron·ti·tù·di·ne› s.f. ~ Mancanza di discrezione; sfacciataggine, impudenza.

[6] ‹di·à·tri·ba o dia·trì·ba› s.f.

1. Dibattito su un argomento filosofico.
2. estens. Scritto o discorso di tono aspramente polemico ♦ non com. Rabbuffo, strapazzata.

[7] ‹scon·clu·ṣio·nà·to› agg. ~ Incoerente, privo di connessioni o di conclusioni logiche: un discorso, un ragionamento s. ♦ Di persona, incapace di giungere a conclusioni pratiche o anche soltanto di mantenere un minimo di coerenza logica (anche s.m., f. -a).

[8] ‹lu·ṣìn·ga› s.f.

1. Motivo di allettamento, costituito o sottolineato da espressioni carezzevoli o adulatorie: attirare, conquistare con le l.; lett. (al pl.), parole di umile preghiera mista a lode: Vergine, quante lagrime ho già sparte, Quante lusinghe e quanti preghi indarno (Petrarca).
2. fig. Beata, se pur illusoria, promessa o speranza per l’avvenire: quando vaghe di lusinghe innanzi A me non danzeran l’ore future (Foscolo). • DIM. lusinghétta.

[9] ‹cal·li·gra·fì·a› s.f. ~ L’arte di tracciare la scrittura in forma elegante e regolare ♦ estens. Scrittura: una c. illeggibile.

[10] ‹fan·dò·nia› s.f. ~ Fatto non vero riferito per millanteria o per burla: se credi alle sue f., stai fresco!

[11] ‹af·fa·stel·là·re› v.tr. (affastèllo, ecc.)

1. Raccogliere o legare in fastelli: a. la legna, il fieno, il grano.
2. estens. Mettere insieme disordinatamente, ammassare alla rinfusa: a. libri; più com. in senso fig.: a. frasi, argomenti, pensieri.
3. assol. Nel gergo teatrale, precipitare la recitazione (vedi affastellamento).

[12] ‹frón·ẓo·lo› s.m. ~ Ornamento banale e pretenzioso ♦ fig. Ampollosità, ricercatezza superflua: uno stile pieno di fronzoli; particolare o digressione inutile: raccontare senza tanti f. • DIM. fronzolétto.

[13] ‹e·ma·cià·to› agg. ~ Molto magro, ridotto pelle e ossa, deperito, patito, smunto (spec. per malattia): un bambino e.; volto e., scavato.

[14] ‹de·li·bà·re› v.tr.

1. lett. Assaggiare, assaporare, degustare ♦ fig. Godere di qualcosa di squisito, gustare: d. le gioie dell’amore.
2. fig. Trattare o esaminare di sfuggita o per sommi capi: d. un argomento.
3. In diritto: d. una sentenza, attribuire efficacia in ambito nazionale a una sentenza pronunciata da un tribunale straniero.

[15] ‹con·tri·zió·ne› s.f. ~ Atteggiamento spirituale, pungente e duraturo, di rimorso e di pentimento per le colpe commesse: fare atto di c., dichiararsi pentito ♦ Teologicamente, pentimento perfetto dei propri peccati in quanto determinato dall’amore di Dio (contrapposto ad attrizione o c. imperfetta determinata da paura della pena) ~ Atto di c., la preghiera con cui si esprime il pentimento.

[16] ‹pre·ṣà·gio› s.m. (pl. -gi)

1. lett. Previsione sullo svolgimento di eventi futuri, tratta dall’interpretazione di fatti intesi non come cause ma come segni premonitori: gli antichi traevano presagi dal volo degli uccelli; generic., presentimento.
2. non com. In meteorologia, previsione del tempo ♦ In marina: segnali di p., quelli ottici (palloni, cilindri, luci) approntati dalle stazioni semaforiche per informare i naviganti dell’approssimarsi di una tempesta o comunque di un forte vento.

[17] ‹ug·gió·so› agg.

1. Che suscita una sensazione di tedio o di irritante molestia: che tempo u.!; un libro u.; quanto sei u.!; di persona, anche s.m. (f. -a): non fare l’u.! ♦ Tediato, infastidito: questa pioggia mi rende u.
2. non com. Umido e oscuro. • DIM. uggiosétto.

[18] ‹nar·ci·ṣì·sti·co› agg. (pl.m. -ci) ~ Proprio di un patologico e sterile culto della propria personalità.

[19] ‹le·zio·si·tà› s.f. ~ Insistenza caratteristica di atti o discorsi affettati e stucchevoli.

[20] ‹per·se·ve·ràn·za› s.f. ~ Costanza di atteggiamento o di comportamento, spec. in quanto accompagnata o motivata da propositi virtuosi o sostenuta da una convinzione personale, oggettivamente più o meno valida o addirittura inaccettabile: studiare con p.; p. nel male.

[21] ‹stan·tì·o› agg. (pl.m. -ìi) ~ Di alimento il cui odore e sapore è prossimo al rancido o all’ammuffito, per troppo lunga o difettosa conservazione: formaggio s.; anche s.m. con valore neutro: puzzare di s. ♦ fig. Totalmente privo di attualità o d’interesse: notizie s.; idee s.

 

(ladante.it / puntodincontro)

 

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12 de enero de 2012 - Dario Fo, Giorgia, Javier Zanetti, Aldo Cazzullo, Gianni Vattimo, Viola Di Grado, Giuliano Pisapia: son algunas de las personas que han optado por apoyar la lengua italiana a través de la iniciativa "Adopta una palabra", promovida por la Sociedad Dante Alighieri y los diccionarios Devoto Oli, Garzanti, Sabatini Coletti y Zingarelli, y en colaboración con "Io donna" (Yo, mujer).

Gibigianna es la palabra adoptada por el Premio Nobel de Literatura, Dario Fo, un vocablo lombardo que significa ilusión o trampa melodiosa y encantadora. Comparten la misma preferencia la cantante Giorgia y el jugador del Inter de Milán Javier Zanetti, quienes eligieron el término Fuggevolezza (fugacidad). Giorgia lo quiso referir idealmente a los amantes, mientras que —inevitablemente— Zanetti lo asoció con los noventa minutos de duración de un partido de futbol.

Después de Matteo Renzi, tutor de Propinare, otro alcalde ha decidido apoyar nuestra lengua convirtiéndose en el guardián de una palabra: Giuliano Pisapia, el alcalde de Milán, quien adoptó Dirimere (dirimir). "Estoy muy encariñado con esta palabra - dijo -. Repetirla en mi mente, escribirla en un texto, aunque hoy en día se utiliza menos de una vez, me hace retroceder en el tiempo, recorriendo gran parte de mi carrera profesional como abogado".

Elecciones interesantes las de los actores Moni Ovadia (Improntitudine - impertinencia), Anna Bonaiuto (Diatriba - discusión) y Sonia Antinori (Sconclusionato - incoherente), mientras que Lusinga (adulación) es el término que fue adoptado por el filósofo Gianni Vattimo: "Desde que (también) me dedico a la política en una sociedad llamada democrática - explicó - y que es una sociedad de la comunicación, es decir, de la publicidad generalizada, empecé a entender el significado de la palabra adulación".

Entre los guardianes se encuentran también el arquitecto Italo Rota (Calligrafia - caligrafía), el fotógrafo Luca Campigotto (Fandonia - mentira), la poetisa Antonella Anedda (Affastellare - amontonar), la diseñadora de moda Margherita Missoni (Fronzolo - adorno superfluo), los escritores Aldo Cazzullo (Emaciato - demacrado), Peppe Dell'Acqua (Delibare - saborear), Aldo Nove (Contrizione - contrición), Annalucia Lomunno (Presagio - presentimiento) y Viola Di Grado (Uggioso - tedioso), Michela Marzano (Narcisistico - narcisista), los periodistas Filippo La Porta (Leziosità - complicación) y Francesco Battistini (Perseveranza - perseverancia).

Participaron también la gastronomía con el chef Filippo La Mantia (Stantio - viejo, echado a perder) y la ingeniería con el astronauta Paolo Nespoli (Dirimir, al igual que el alcalde Pisapia, pero con una motivación diferente: "El momento más extraño eran las mañanas, cuando la alarma te sacudir del entumecimiento provocado por el sueño y abrías los ojos en la oscuridad total de la litera. ¿Dónde estoy? Esa era la primera pregunta en el medio de una gran confusión de estímulos y sensaciones. Separar (Dirimere) la realidad de la ficción era todavía demasiado difícil").

En el sitio de Io donna están publicados todos los detalles y las motivaciones de las elecciones, con la posibilidad de participar.

 

(ladante.it / puntodincontro)