"La cultura è un elemento che sostiene l'economia"
L'intervista a Alessandro Masi. Di Francesca Toscano.

«Vogliamo sensibilizzare i nostri politici sull’importanza del PIL culturale di cui spesso non si parla». «E sui tagli a lingua e cultura: li subiremo come tutti, ma soffriremo meno, perché da 120 anni contiamo sulle nostre risorse». Alessandro Masi, Segretario Generale della Società Dante Alighieri,

a colloquio con “Italia chiama Italia”

 
5 maggio 2009.- “Tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”. È l’articolo 1 dello statuto della “Dante Alighieri”, nonché scopo principale di questa Società che da più di cento anni si occupa di lingua e cultura italiana all’estero.

Nata nel 1889 grazie ad un gruppo di intellettuali guidati da Giosuè Carducci, con oltre 400 Comitati attivi in 71 Paesi nel mondo è il vero punto di riferimento della nostra lingua all’estero. Ma non è tutto qui. La “Dante” infatti non promuove solo corsi di lingua, ma numerose iniziative che riguardano la cultura italiana in tutti i suoi ambiti.

A colloquio con Italiachiamaitalia.com Alessandro Masi, Segretario Generale della “Dante Alighieri”, ha parlato del lavoro che la Società continua a svolgere nel mondo, con ottimi risultati e lusinghieri riscontri sull’interesse e il fascino che “la bella lingua di Dante” e il nostro patrimonio artistico continuano ad avere all’estero.

Numeri significativi di iscritti ai corsi ed una crescita esponenziale negli ultimi 10 anni. Contrariamente a quello che si potrebbe immaginare infatti, a queste attività non si interessano solo coloro che hanno origini italiane, ma «la vera novità – come ci spiega il dottor Masi – è che la cultura italiana la pagano gli stranieri». Un esempio? «Il vero boom di corsi e di studio della lingua è soprattutto nei Balcani». Senza contare che «il web e la lingua certificata sono state le strategie di base che hanno permesso di aggiornare il gruppo di soci che fino a qualche hanno fa si attestava su un’età media abbastanza alta».

Sebbene l’associazione sia apolitica e, come il dottor Masi precisa, si sia mantenuta «equidistante dalle dispute politiche», ha sempre guardato «con simpatia tutti coloro, e sono tanti - come afferma il Segretario Generale -, che hanno tentato di fare qualche sforzo per ampliare la diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo». «La nostra preoccupazione - aggiunge Masi - era quella di sensibilizzare la nostra classe politica su quello che è il beneficio, di cui spesso non si parla, del PIL culturale». E com’è la situazione dopo i pesanti tagli ai capitoli di bilancio imposti dalla finanziaria del prossimo triennio? «Subiremo come tutti i tagli, ma forse piangeremo meno perché abituati da 120 anni a fare conto sulle nostre risorse», risponde il Masi, spiegando che i fondi che la “Dante” riceve dallo Stato sono «un trentesimo del nostro bilancio».

    La Società Dante Alighieri è attiva da 120 anni e come recita l’articolo 1 dello Statuto sociale, lo scopo primario è quello di “tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana”. Come procede il vostro intento?

«L’articolo 1 dello statuto così altisonante richiama però in sostanza i valori per cui la “Dante Alighieri” lavora per diffondere la bellezza del nostro patrimonio artistico e con esso la bella lingua di Dante. All’estero operiamo attraverso 400 Comitati in 71 Paesi stranieri e devo dire che il dato di crescita è costante, perlomeno da quello che ho potuto verificare in questi ultimi 10 anni, che passa da 87 mila studenti a 300mila soci studenti dei nostri corsi, mi sembra un dato molto significativo».

In quale Paese si ha una domanda maggiore di corsi di lingua italiana e per quale motivo?

«Tolto il Sudamerica, ossia l’Argentina, dove la nostra presenza storica è consolidata, il vero boom di corsi e di studio della lingua italiana è soprattutto da registrare nei Balcani. Intendo tutti quei Paesi che hanno fatto parte dell’Ex Repubblica Jugoslava, quindi dalla Macedonia fino alla Slovenia. E questo credo che sia un elemento importante perché uniti a quelli nel mondo dell’ex blocco comunista, rappresentano oggi la vera novità della “Dante Alighieri”: più di 60 Comitati in quell’area non è da poco».

    Chi si iscrive oggi ad un corso della Dante? Qual è lo studente tipo?

«Il profilo è molto alto, perché se facciamo eccezione dei giovani, che hanno limitate risorse economiche e quindi lo fanno soprattutto per un motivo di studio immediato quindi per corsi universitari, il profilo di chi frequenta la “Dante” è di famiglie benestanti che possono permettersi un viaggio in Italia per conoscere il nostro patrimonio artistico e di conseguenza conoscere l’italiano. In fondo anche mangiare italiano all’estero fa sembrare agli stranieri per un momento di essere italiani e questo a loro piace molto».

    Ma tra i vostri studenti ci sono anche figli di italiani all’estero? Le seconde e terze generazioni ad esempio si iscrivono?

«Quello è un dato consolidato. La vera novità, e questo credo dovrebbe far gioire i nostri operatori e le nostre istituzioni, è il fatto che la cultura italiana la pagano gli stranieri. In Germania noi abbiamo più tedeschi nella “Dante Alighieri” di quanti non ne avessimo in passato. Questo significa che i tedeschi o i francesi o i polacchi individuano nella nostra istituzione un mezzo, un ponte, per conoscere meglio il nostro Paese e in parte diventarne azionisti, di minoranza, ma comunque azionisti. Un po’ di Colosseo lo si acquista anche tesserandosi alla “Dante Alighieri”!».

    La “Dante” promuove non solo corsi, ma finanzia biblioteche, istituti ed attività culturali. Com’è la partecipazione degli italiani all’estero a queste iniziative?

«Straordinaria. Devo dire che quando le comunità italiane all’estero offrono il loro impegno nell’ambito del volontariato sono di una straordinaria efficienza. Innanzitutto perché mosse dall’amore per l’Italia ovviamente, ma c’è quell’elemento in più che è il portato costruttivo di educazione miscelato alla memoria italiana e quella che apprendono nel loro Paese che li fa diventare italiani un po’ più italiani. E questo fa merito a loro e rende maggiore servizio alle comunità».

    E il target a cui vi rivolgete qual è?

«Ci sono due elementi che hanno modificato il profilo degli utenti della “Dante”: un primo elemento è stata la certificazione della lingua italiana che ha fatto accostare alla “Dante” soprattutto un pubblico di studenti e docenti universitari e di operatori della cultura e questo ha permesso il rinnovamento della rete generazionalmente. L’altro elemento che sta portando il rinnovamento dell’età dei soci è il sito web: su www.ladante.it  i giovani trovano test di lingua italiana, informazioni sull’Italia, percorsi sui poeti e sulla Divina Commedia, possono studiare. Insomma il web e la lingua certificata sono state le strategie di base che hanno permesso di aggiornare il gruppo di soci che fino a qualche hanno fa si attestava su un’età media abbastanza alta».

    La vostra è una società privata, che si mantiene con i contributi dei soci e con i ricavi dei corsi. Ricevete anche finanziamenti dallo stato italiano?

«Lo Stato Italiano sul bilancio della “Dante” incide per un trentesimo».

    Le faccio questa domanda perché ci troviamo in un periodo economico particolare, che ha portato, con la criticata Finanziaria del prossimo triennio, ad ingenti tagli anche per i capitoli di bilancio per gli italiani all’estro. Fondi che verranno sottratti soprattutto nel settore della lingua e cultura. Per la “Dante” la situazione com’è?

«Ha influito come sta influendo in tutte le strutture dello Stato che fino ad oggi hanno vissuto soprattutto di contributi pubblici, ma la differenza per la “Dante” è quella di un’amministrazione che è stata sempre piuttosto magra: non ha avuto mai peso in eccesso né colesterolo economico nel bilancio. Tutto sommato il taglio che ci è stato imposto e che ci arriverà, influirà sicuramente, ma nella misura di chi già di per sé aveva trovato sostentamento nelle forme di sottoscrizione e del volontariato. Per cui subiremo come tutti i tagli, ma forse piangeremo meno perché abituati da 120 anni a fare conto sulle nostre risorse».

    Una domanda politica: tutti gli eletti all’estero, chi più chi meno, nei loro programmi elettorali avevano promesso di aumentare i fondi per la lingua e cultura italiana all’estero. Questo è il suo settore, quindi chi meglio di lei può dirci se si tratta di concreti intenti (anche se i tagli per il momento dimostrano altro) o solo di propaganda?

«Abbiamo avuto rapporti con tutti i deputati eletti all’estero, i quali ovviamente essendo in circoscrizioni estere, durante la campagna elettorale uno dei punti fondamentali, direi quasi obbligatori, era quello legato alle comunità, corsi di lingua, ravvivare rapporti con la Patria. Non so se poi sono riusciti a mantenere le posizioni elettorali, so che però avevano in cuor loro la voglia di farlo. La “Dante Alighieri”, ci tengo a dirlo, si è tenuta equidistante dalle dispute politiche: nel nostro statuto si recita che siamo apolitici, aconfessionali e questo impegno lo abbiamo mantenuto, però guardando con simpatia tutti coloro, e sono tanti, che hanno tentato di fare qualche sforzo. Poi non so se in sede parlamentare e legislativa questi sforzi hanno avuto il riscontro sperato. Il problema politico ci è molto distante perché siano due mondi diversi. La nostra preoccupazione era quella di sensibilizzare la nostra classe politica su quello che è il beneficio, di cui spesso non si parla, del PIL culturale. Conteggiare quanto beneficio ne trae il sistema italiano se ogni anno come ci dice l’ambasciatore italiano a Bruxelles, sono 5 milioni di turisti che arrivano in Italia. Sono soldi e la cultura è un elemento che sostiene l’economia. Questo i politici ne avrebbero dovuto tener conto rimodellando la geografia del ragionamento sul PIL culturale, ma forse questo si potrà fare in seguito».

 

(La Dante.it)

Francesca Toscano - Italia chiama Italia

ftoscano@italiachiamaitalia.com