3 febbraio 2012 - È rimasta appesa per anni alle pareti del Museo del Prado senza che i visitatori le attribuissero molto valore. Solo pochi curiosi chiedevano informazioni sulla Monna Lisa spagnola.

Ma adesso il dipinto —che si pensava appartenesse alla scuola fiamminga— è diventato improvvisamente importante. Il Museo del Prado ha scoperto che si tratta di una Gioconda contemporanea a quella di da Vinci, dipinta da un allievo nel suo studio, mentre Leonardo creava la sua.

«Invita ad osservare con nuovi occhi l'opera originale» dice di fronte al quadro —in fase di restauro— il responsabile della sezione italiana del Museo del Prado, Miguel Falomir.

L'autore della gemella del capolavoro del Louvre è, quasi sicuramente, Francesco Melzi, artista milanese che divenne uno dei discepoli preferiti del Da Vinci e per il quale lavorò anche come assistente.

Gli esperti sperano di poterla utilizzare per conoscere più a fondo la vera Gioconda (1503-1506), dato che il dipinto si trova in condizioni migliori dell'originale, è più nitido e permette di apprezzare elementi —come il bordo della scollatura della modella e le pieghe del vestito— che nel quadro di Da Vinci si possono ormai solo intuire. Una curiosità: la dama di Melzi fu dipinta con delle sopracciglia che non appaiono nella versione di Leonardo.

Esistono molte copie della Monna Lisa, ma fino ad oggi non si era potuto certificare che una di loro fosse stata prodotta dallo studio del genio di Vinci. E meno ancora che fosse stata realizzata mentre veniva dipinto l'originale.

Com'è possibile che nessuno si fosse reso conto prima che questo quadro provenisse dallo studio di Leonardo, né che fosse stato dipinto contemporaneamente alla Gioconda del maestro?

 

Il Museo del Prado.
 

Una delle ragioni è che lo sfondo su cui appare la modella era scuro, a differenza del verde dei paesaggi italiani della Gioconda, ed inoltre il materiale sul quale è stata dipinta sembrava essere quercia —utilizzata dai pittori fiamminghi— e non la tradizionale tavola di noce degli artisti fiorentini.

Poi, uno studio iniziato due anni fa dal Museo del Prado —in occasione di una mostra al Louvre— ha dimostrato che lo sfondo scuro era stato aggiunto due secoli dopo e che al di sotto vi si trovava un paesaggio luminoso, simile a quello della Gioconda originale. E la tavola —dopo tutto— non era di quercia, ma di noce.

 

(excelsior / puntodincontro)

 

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3 de febrero de 2012 - Durante años colgó de las paredes del Museo del Prado sin que los visitantes le otorgaran gran valor, más allá de algunos curiosos que preguntaban por “la Mona Lisa” española.

Ahora, el lienzo catalogado hasta el momento en la escuela flamenca cobra importancia. El Prado ha descubierto que es una Gioconda gemela de la de Leonardo da Vinci, pintada por un discípulo en su taller florentino mientras él realizaba la suya.

“Invita a mirar con unos ojos completamente distintos la obra original”, aseguró delante del lienzo, en proceso de restauración, el jefe del departamento de pintura italiana del Museo del Prado, Miguel Falomir.

El autor de la obra gemela de la joya del Louvre es, casi con toda certeza, Francesco Melzi, un artista milanés que se convirtió en uno de los discípulos preferidos de Da Vinci, para el que trabajó como ayudante.

Los expertos confían en poder conocer en mayor profundidad la verdadera Gioconda (1503-1506) porque su réplica está en un estado de conservación mucho mejor, presenta una mayor nitidez y permite apreciar elementos, como la cenefa del escote de la modelo o los pliegues en su atuendo, que en la obra de Da Vinci apenas ya se intuyen. Una curiosidad de la tela: Melzi pintó a la dama con unas cejas que no aparecen en el retrato del maestro.

De la Gioconda existen muchas copias, pero hasta ahora nunca se ha certificado que alguna de ellas saliera del taller florentino del pintor renacentista. Y mucho menos que a alguna de ellas se pintara a la par que la Mona Lisa de verdad.

¿Cómo nadie se dio cuenta de que esa imagen salió del mismo taller de Leonardo, al mismo tiempo que la que pintó el maestro?

Una de las causas es que el fondo sobre el que aparecía la modelo era oscuro, al contrario del verde de los paisajes italianos de la Gioconda; otra es que la madera sobre la que estaba hecho era de roble, como las que usaban los flamencos, y no del nogal que utilizaban los artistas florentinos.

Pero un estudio del lienzo iniciado hace dos años por el Prado, de cara a una exhibición en el Louvre, mostró que el oscurísimo fondo había sido añadido dos siglos después de la realización de la obra y debajo de él había un paisaje luminoso similar al de la Mona Lisa original. Y la madera no era roble, sino nogal.

 

(excelsior / puntodincontro)