Addio allo scenografo
Emanuele Luzzati

Scompare all'età di 85 anni uno degli artisti di teatro più ammirati in Italia
Oggi avrebbe ricevuto il massimo riconoscimento del Comune ai cittadini illustri

GENOVA, 27 gennaio 2007. - E' morto ieri sera a Genova Emanuele Luzzati, 85 anni, scenografo teatrale e disegnatore, uno degli artisti più ammirati in Italia. L'artista è morto a casa sua, colpito da un malore improvviso. Emanuele Luzzati avrebbe dovuto ricevere oggi il Grifo d'oro, il massimo riconoscimento del comune di Genova che il sindaco Giuseppe Pericu aveva deciso di assegnargli in occasione delle celebrazioni per il Giorno della memoria.

"Sono sconvolto - ha detto Pericu - è un grandissimo dolore, scompare un artista di importanza nazionale. Luzzati - ha proseguito il sindaco - ha dato molto alla città, di cui ha saputo esprimere l'anima nella sua molteplice attività di artista". E Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, ha aggiunto: "Ci mancheranno molto la sua disponibilità, la sua gentilezza e la sua grande umanità". Anni fa, Giorgio Strehler, rendendo omaggio all'artista, disse di Luzzati: "Di fronte alle sue scenografie si ha quasi sempre l'impressione di finire mani, piedi e pensieri dentro un sogno".

Oggi, alla conclusione ebraica dello schabbath, Luzzati avrebbe raccontato alle scolaresche genovesi "come si diventa un ebreo artista, come si diventa un artista ebreo", come usava dire lui. "Perché la memoria è una cosa fredda, il racconto invece è caldo: è tutta la vita che racconto, io che sono così avaro di parole".

La nomination all'Oscar nel 1973 (per il cartone animato del "Flauto magico" realizzato con Giulio Gianini) non aveva modificato il carattere di un uomo solitario, che non si era mai legato sentimentalmente "perché la mia passione, e io ho tanta passione, la metto nelle scene, nelle ceramiche, nei costumi, in tutte le cose che faccio".

Un mestiere nato per caso: appena diplomato, il ragazzino Luzzati deve fare i conti con le leggi razziali e si trasferisce a Losanna, dove si diploma all'Ecole des Beaux Arts. Lì mette in scena la "Lea Lebowitz", un dramma ispirato ad una leggenda ebraica, scritto e diretto da Alessandro Fersen. "C'erano pochissimi soldi, mi dissero di arrangiarmi: le mie scenografie povere, fatte di ritagli, specchieti e pezzi di stoffa, sono nate così". Alla fine della guerra torna in Italia e alterna l'attività di illustratore, quella di decoratore e ceramista (ad Albisola, capitale ligure della ceramica) e quella di scenografo e costumista. Negli anni Cinquanta, insieme ad Elsa Albani, Ferruccio De Ceresa e Alberto Lupo, partecipa al nucleo storico che dà vita al Teatro Stabile di Genova.

E da Genova, Luzzati non si muove, anche quando lo chiamano a realizzare le scenografie alla Scala. Inventa la "Borsa d'Arlecchino", il locale aperto nei sotterranei della Borsa genovese, dove esordiranno ragazzi del calibro di Paolo Poli e Carmelo Bene e verranno rappresentati, per la prima volta in Italia, Beckett, Ionesco, Adamov.

E poi il lunghissimo sodalizio con il Teatro della Tosse per il quale ha firmato le scenografie di tante fortunate opere. Fraterno l'amicizia che lo legava al regista Tonino Conte, che lo scorso anno portò in scena, proprio come omaggio allo scenografo, lo spettacolo "Genova è la mia scena, la mia scena è Genova".

"Genova è la mia grande ispiratrice", usava dire Luzzati. "Genova, dove si entra dai tetti delle case e si esce giù per le strade ripide, labirintica come un bosco, è la mia migliore musa. Tutte le volte che esco dall'ascensore del quartiere di Castelletto e guardo fuori mi stupisco, perchè vedo sempre qualcosa di nuovo".

Da sei anni, Genova riserva al grande illustratore un museo nel porto Antico dell'Expò: fu inaugurato in occasione degli ottant'anni dell'artista. Le migliori illustrazioni, le scenografie e i modellini teatrali firmati da Emanuele Luzzati sono visibili a Porta Siberia davanti a quel mare che tanto era amato dallo scenografo.

 

Da Repubblica.it