Il Pianeta Terra ha un gemello
E' a una distanza di 20 anni luce e si trova nella "zona abitabile"
in grado di ospitare forme di vita. La scoperta di un team europeo.

25 aprile 2007. - Finalmente è giunto il momento: è stato scoperto il primo pianeta extrasolare simile alla Terra e per giunta è anche relativamente vicino a noi. Il numero di stelle attorno a cui sono stati scoperti dei pianeti è in continuo aumento e, sebbene non siano ancora trascorsi 20 anni dall’individuazione del primo attorno alla stella HD 114762, il loro numero ha già superato la soglia dei 200.

Finora, però, si trattava di pianeti di tipo «gioviano», con masse e dimensioni dell’ordine di quelle del gigante del Sistema Solare. Adesso, invece, è stata annunciata la scoperta del primo pianeta di tipo terrestre che orbita attorno ad una stella, che - si potrebbe dire - si trova sulla porta di casa del nostro sistema planetario.

Si tratta di Gliese 581, una piccola e fredda nana rossa, situata in direzione della costellazione della Bilancia e che dista da noi poco più di 20 anni luce. La massa di questa nana rossa è pari a circa il 30% di quella del Sole e, essendo meno calda, la sua luminosità è circa 50 volte inferiore a quella della nostra stella.

Uno dei motivi che già nel 2005 avevano reso molto interessante questa piccola stella fu la scoperta attorno ad essa di uno dei pianeti extrasolari più vicini a noi, che fu battezzato Gliese 581 b: si trattava anche di uno degli esopianeti più piccoli tra tutti quelli che erano finora noti.

La sua massa, infatti, è pari a circa 20 volte quella della Terra, mentre le sue dimensioni sono paragonabili a quelle di Urano e Nettuno (circa 50 mila chilometri di diametro), dai quali però si differenzia per la vicinanza alla stella compagna: solo 6 milioni di chilometri, con un periodo di rivoluzione di soli 5 giorni e mezzo. Nonostante la bassa temperatura superficiale della stella, questo esopianeta, che presumibilmente le mostra sempre la stessa faccia a causa della forte attrazione gravitazionale, deve avere temperature elevate sul lato illuminato (si stima 150 °C) e basse in quello oscuro.

Tutti i record sono stati però battuti dal nuovo pianeta appena scoperto, le cui dimensioni sono solo 1,5 volte quelle della Terra con una massa circa 5 volte superiore. La distanza da Gliese 581 è di 14 volte inferiore a quella che separa il nostro pianeta dal Sole (poco meno di 11 milioni di chilometri), mentre la durata dell’anno di questo esopianeta è di 13 giorni. Secondo le stime degli scopritori - un gruppo degli Osservatori di Ginevra e Lisbona, dell’Università di Grenoble e dell’Istituto di Astrofisica di Parigi - la temperatura media su questo pianeta dovrebbe essere compresa tra 0 e 40 °C e, quindi, si troverebbe nella cosiddetta «zona di abitabilità», la regione attorno ad una stella in cui l’acqua può essere presente allo stato liquido. Sulla base dei modelli messi a punto dovrebbe trattarsi di un pianeta roccioso, come la Terra, e forse interamente ricoperto da un oceano.

Questi risultati rendono la scoperta ancor più eccitante, in quanto l’acqua è uno degli elementi essenziali per lo sviluppo di forme di vita simili a quelle che conosciamo. L’occhio è lo spettrometro La scoperta è stata effettuata con il telescopio da 3,6 metri di apertura dell’Eso, l’Osservatorio Australe Europeo di La Silla, in Cile, utilizzando un sofisticatissimo spettrometro, che è uno dei più precisi e accurati per dare la caccia ai pianeti extrasolari.

È chiaro che la relativa vicinanza di quello che sarà battezzato Gliese 581 c, oltre alle condizioni di temperatura simili alla Terra, renderanno l’esopianeta un obiettivo importantissimo per le future missioni spaziali che avranno come obiettivo la ricerca di eventuali forme di vita extraterrestri. Ma le sorprese che ci riserva questa stella rossa non sembrano essere finite. Esistono, infatti, forti indizi che attorno a Gliese 581 sia presente un terzo pianeta, la cui massa dovrebbe essere pari a 8 volte quella della Terra. Scoperte come queste, comunque, sono destinate ad aumentare grazie all’entrata in funzione di telescopi orbitanti, come il francese «Corot», al lavoro da pochi mesi, e ad altre missioni in programma da parte della Nasa e dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea.

 

Da La Stampa.it