Il Drake comincia
la sua avventura
La storia della Ferrari. Prima puntata.
 

25-26 giugno 1949. Prima vittoria Ferrari nelle 24 ore di Le Mans.22 agosto 2007. - Ho trovato - disse una volta Enzo Ferrari - uomini che indubbiamente amavano come me l'automobile. Ma forse non ne ho trovati altri con la mia ostinazione, animati da questa passione dominante nella vita che a me ha tolto il tempo e il gusto per quasi ogni altra cosa. Io non ho alcun diverso interesse dalla macchina da corsa".

Per capire cos'è la Ferrari va capito Enzo Ferrari, il "Drake" come venne ben presto ribattezzato riferendosi a una specie di mostro - di bravura sia chiaro - nel realizzare imprese straordinarie o il "Commendatore", uno dei soprannomi più usati e celebri per il fondatore del mito di Maranello. Motivo? Anche se nel 1927 gli fu effettivamente riconosciuto il titolo di Commendatore i meccanici modenesi storpiando un po' il dialetto lo chiamavano infatti "Cumandator", quasi a far derivare il soprannome dalla parola "comando". Già da questo si capiscono tante cose...

La vita di Enzo Ferrari fra l'altro fu lunga e tormentata, piena di "gioie terribili" come scriverà lui stesso più tardi: il Drake nacque a Modena il 18 febbraio 1898 e morì il 14 agosto 1988, all'età di novant'anni. Prima di arrivare però alla sua epopea come pilota e alla straordinaria storia della sua azienda, per scoprire il personaggio, è di fondamentale importanza conoscere qualcosa della sua vita personale.

Infanzia a parte, le complicazioni del Commendatore sono legate alla sfera sentimentale: il 28 aprile del 1923 sposa Laura Garello, ma subito il matrimonio si dimostra piuttosto difficile. Poi il 19 gennaio del 1932 nasce il figlio Dino, ma nel frattempo Ferrari ha un'altra relazione tenuta segreta, quella con Lina Lardi, dalla quale nasce, il 22 maggio 1945, un altro figlio, Pietro Lardi.

Dino però è affetto dalla distrofia muscolare, una malattia genetica che in poco tempo, nel 1956, a soli 24 anni lo porta alla morte. Ferrari è un uomo distrutto e questo profondo dolore segna tutta la sua vita, personale e professionale, molto prima del 1956: il commendatore si accorge quasi subito della terribile malattia del figlio iniziando una battaglia con medici e scienziati vari.

"Io mi ero illuso che le nostre cure potessero ridargli la salute - spiegò anni dopo Enzo Ferrari - perché un padre si illude sempre. M'ero convinto che egli fosse come una mia macchina, uno dei motori. E così mi ero fatto una tabella delle calorie di tutti gli alimenti che Dino doveva ingerire e che non avrebbero nuociuto ai suoi reni, tenevo un aggiornatissimo diagramma quotidiano delle albumine, del peso specifico dell'urina, del tasso azotemico del sangue, della diuresi eccetera, che mi dava l'indice dell'andamento della malattia. La realtà, tristissima, era ben altra: mio figlio deperiva costantemente perché colpito da distrofia muscolare progressiva. Si spegneva per questa terribile malattia che nessuno ha mai potuto individuare né curare, che nessuna difesa consente all'infuori della profilassi genetica. Fin quando una sera, in quella agenda dove annotavo tutti questi dati, scrissi: la partita è perduta"

 

(La Repubblica.it)