«Italiano, una cenerentola
bistrattata dall'Europa»
articolo de "Il Corriere della Sera"  - alessandro Masi, Segretario Generale della
“Dante Alighieri”, accusa la Commissione Ue di penalizzare la lingua
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21 ottobre 2008. - Una Cenerentola, da cinquant’anni esatti. È la sorte della lingua italiana, «al quinto posto nel mondo tra quelle più studiate, lingua dell’arte, della musica, del design, ma bistrattata proprio dove si prendono le decisioni più importanti: nel cuore dell’Europa, alla Commissione Ue».

A parlare è Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, a Bruxelles per le iniziative legate all’ottava Settimana della lingua italiana nel mondo che si è aperta ieri e andrà avanti fino al 26 ottobre. Sette giorni di eventi, incontri, mostre, un sito internet (www.italianoinpiazza.alinari.it) con oltre duemila foto storiche sulle piazze d’Italia provenienti dall’archivio Alinari, 114 Paesi coinvolti, scuole, università, ambasciate, consolati e Istituti di cultura mobilitati. Uno spiegamento annuale di forze organizzato dal ministero degli Esteri con l’Accademia della Crusca e che si avvale della partecipazione anche della Società Dante Alighieri. Un’occasione per diffondere la conoscenza dell’italiano nel mondo, ma «al di là dei trionfalismi, anche per riflettere», come precisa Masi. II tema di quest’anno - «Gli italiani in piazza» - non gli piace tanto, confessa, ma è efficace: «La piazza è luogo fisico in cui la nostra lingua si è andata evolvendo e insieme luogo metaforico dove rendere pubblici i problemi».

Uno in particolare, quello che impegna da anni la Società Dante Alighieri (423 sedi nel mondo) in una battaglia ancora aperta: «Il regolamento del 1958, ribadito nel 2008, lo dice chiaramente - spiega il segretario generale -:l’italiano deve godere in Commissione europea di uno status pari a quello delle altre lingue. Ma questa parità non si è mai realizzata. Anzi, oggi nelle istituzioni Ue si va consolidando sempre di più un trilinguismo strisciante inglese-francese-tedesco, con lo spagnolo che si fa strada come quarta opzione». E l’italiano? «Quasi non è rappresentato. Eppure siamo una lingua diffusa fino in Slovenia. Ma al di là del numero dei parlanti qui si tratta di una questione strettamente normativa». Insomma, l’Ue avrebbe disatteso il suo stesso statuto: «II nostro presidente Bruno Bottai ha posto la questione anche al Mediatore europeo ma ancora non abbiamo avuto riscontri effettivi alle nostre richieste se non la promessa di aggiungere al sito internet della Commissione una decina di pagine in italiano». Un po’ poco, secondo Masi, che rivendica per la lingua di Dante una maggiore voce in capitolo. La responsabilità, aggiunge, non è solo delle istituzioni Ue ma anche di quelle di casa nostra a cui chiede maggiori contributi: «Prendiamo esempio dagli spagnoli innovando e allargando i mercati. Perché investire nella lingua è investire nell’economia». Cultura sì, dunque, ma non solo: «È emozionante ascoltare l’opera italiana a Petra per ricordare Pavarotti o la nostra musica alle radio dei Balcani ma è necessario fare di più, rendendo magari anche la lirica più pop. Osip Maldestam diceva che parlare in italiano modifica il corpo rendendolo uno strumento musicale: siamo la lingua di Dante, della cultura più alta ma oggi quello che serve è non lagnarci all’italiana e rimboccarci le maniche».

 

    Articolo di Giulia Ziino pubblicato su Il Corriere della Sera di martedì 21 ottobre 2008.