Il Museo Venanzo Crocetti, espone
sculture e dipinti di Giuseppe Gentili
Il Charlie Chaplin della scultura. Di Giorgia Duò.
15 settembre – 15 ottobre 2008 - Roma.

18 settembre 2008. - E’ stata inaugurata lunedì sera, 15 settembre, al Museo Venanzo Crocetti in via Cassia a Roma, l’antologica “Giuseppe Gentili. Il Charlie Chaplin della scultura”, personale particolarmente ricca, con oltre 60 opere, tra sculture e tele, che ripercorrono la significativa attività dell’artista dal 1995 sino ad oggi. L’esposizione, presentata dal prof. Aladino de Paulis, in rappresentanza della Fondazione Crocetti, dal sen. Mario Cavallaro, parlamentare marchigiano, e dal critico d’arte Gabriele Simongini, curatore della mostra, conclude un anno impegnativo per l’artista. Lo scorso aprile, infatti, lo aveva visto protagonista, nella sede romana dell’Unicef Italia, con l’esposizione “Giuseppe Gentili. Sculture” e più recentemente, a giugno, presso la sala Carino Gambacorta della Banca BCC di Teramo, con la personale “Giuseppe Gentili. Sculture e dipinti dal 1997 al 2007”.

Il Gentili, apprezzato da collezionisti e colleghi artisti, uno tra tutti Pablo Picasso che volle, per il parco della sua villa di Mongius (Nizza), l'imponente creazione di oltre due metri d’altezza raffigurante “Don Chisciotte”, fa spesso parlare di sé e della sua arte schietta ed intensa, capace di parlare a tutti. Non a caso l’artista maudit è definito il Charlie Chaplin della scultura. Giuseppe Gentili conobbe Chaplin nel 1971, entrandovi in piena sintonia. Al grande attore ha dedicato diverse opere, come “Charlot musicante”, e per Lui ha realizzato importanti lavori collocati nella residenza di Vevey, in Svizzera, come “Il suonatore di tromba” e “Il direttore d’orchestra”.

Scorrendo le pagine del quaderno delle firme dei visitatori, scorgo una nota che subito cattura la mia attenzione, per la lunghezza - circa una pagina - e per la bella grafia; la leggo e rimango sorpresa della totale comprensione dimostrata dal giornalista ed artista, Irio Ottavio Fantini, autore del significativo messaggio, che ha realmente compreso, nonostante la rapida e, forse, disturbata, ma pur densa visita, l’essenza, la più vera, dello scultore: “Una scultura “feroce”e vigorosa. Un uomo che attraverso la materia esprime il suo intimo disagio verso la violenza, gli abusi, il terrore…..

Il ferro, il bronzo, tutto respira e trasuda la sua indole terrigna, spontanea, forte. Una forza che scaturisce, come spesso accade, da una profonda sensibilità che può renderci indifesi di fronte a cose più grandi. Giuseppe Gentili vince questo disagio, lo combatte, vince col tormento della scultura; piega la materia ai suoi bisogni. È il suo modo di combattere, attraverso la creazione, e mettere, con essa un sigillo alle sue rivolte interiori. Grazie Giuseppe Gentili”.

È bastata, dunque, una sola visita per penetrare efficacemente il significato dell’opera dello scultore che, controcorrente, crede ancora che l’arte debba avere un forte impegno morale. E la sua scultura mostra in ogni suo aspetto la valenza etica che gli è propria. Giuseppe Gentili (www.scultoregiuseppegentili.it), scultore impetuoso ed istintivo, energico artigiano del ferro, torna a stupirci con lavori inconsueti e coraggiosi, fuori dalle mode del momento. Attraverso l’uso sapiente e combinato della fiamma ossidrica, mista alla fusione, e di accorgimenti, sperimentali, che l’artista preferisce mantenere segreti, ha saputo domare una materia umile, ostica e difficoltosa come il ferro, riuscendo ad attribuirle, da tenace demiurgo, un’inedita, rara e gentile artisticità poetica.

Le sculture, estremamente innovative, trasmettono con efficacia la forza e l’energia spese nel processo creativo, e sono caratterizzate da un lirismo sorprendente nonché da una valenza comunicativa vigorosa. La sua opera esprime, anzi grida, il suo personale impegno civile e sociale, quello di un uomo che contrasta la violenza ed il terrorismo, a favore dell'ambiente, per una vita dove i valori di pace, giustizia e libertà non siano meri concetti astratti, ma sistemi di vita da perseguire. Un grande desiderio di cambiamento è, dunque, alla base della sua arte che deve scuotere le coscienze per una vita migliore, dove primeggiano principi di unione ed equità.

Per l’occasione, è stata esposta la gigantesca opera in ferro, bronzo e rame, più di due metri e mezzo, Il Terrorismo, scultura d’icastica tragicità che testimonia l’impegno e il desiderio di denuncia dell’autore contro la guerra ed ogni tipo di violenza. Tema riproposto nel ciclo di tele “Bianco su bianco”, dipinti definiti dal concetto secondo cui il bianco del supporto è improvvisamente violentato dal bianco del colore, suo simile, una pasta, frutto di una personale, e non conosciuta, ricetta alchemica, che attraverso la morsura violenta la tela. È presente anche la teoria Funghi umani, una ventina di bronzetti fortemente plastici e complessi caratterizzati da volti deformati, tormentati, anelanti e protesi verso la ricerca di qualcosa che consenta loro la vita. Sono opere che urlano al pubblico la bruttezza della propria vicenda personale, espressioni di dolore ed angoscia. Concludo citando l’artista stesso che più volte ha dichiarato: “Io vivo per la mia arte e della mia arte. E chi non sa cosa sia l’arte non può capirmi” (giugno 1973). Giuseppe Gentile sembra essere stato capito a dovere!

 

* giorgia.duo@gmail.com