Sabatini presidente d’onore dell’Accademia della Crusca
Nicoletta Maraschi succede all’abruzzese,
primo non toscano a guidare lo storico Ente. Di Goffredo Palmerini *

Sabatini-Buccio17 giugno 2008. - Destò non poca sorpresa l’elezione di Francesco Sabatini alla presidenza dell’Accademia della Crusca, nel marzo del 2000, successore di Giovanni Nencioni. E non certo perché mancasse di fama, come diremo poi, ma per il fatto che il prof. Sabatini rompeva una tradizione secolare secondo la quale, alla guida della più antica e prestigiosa istituzione linguistica del Paese, c’era sempre un toscano, docente dell’Università di Firenze. Francesco Sabatini invece è abruzzese, nato nel 1931 a Pescocostanzo, in provincia dell’Aquila. Laureatosi nel 1954 in Letteratura italiana all’Università di Roma, dal 1971 egli è professore ordinario nella stessa disciplina. Ha insegnato nelle università di Lecce, Genova, Napoli e Roma, dove attualmente è titolare di cattedra alla Terza Università. E’ stato presidente della Società Linguistica italiana e poi dell’Associazione per la Storia della Lingua italiana. Socio dell’Accademia della Crusca dal 1976 ed Accademico dall’88, ne è diventato presidente appunto nel marzo 2000, confermato per tre successivi mandati. Autore di numerosi volumi – si citano per tutti due opere basilari, quali il Dizionario italiano, scritto con Vittorio Coletti, e “L’Europa dei Popoli”, con il demografo Antonio Golini – Sabatini ha pubblicato un centinaio di saggi in diversi campi della cultura. Tra i molteplici riconoscimenti ed onorificenze, si cita la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per la Cultura, l’Arte e la Scuola conferitagli nel 1988.

Francesco SabatiniIl 16 maggio scorso, in coincidenza con l’approvazione del nuovo Statuto e con un anno d’anticipo, Francesco Sabatini ha lasciato la guida dell’Accademia della Crusca ed è stato nominato Presidente onorario della prestigiosa istituzione. A succedergli è stata eletta Nicoletta Maraschi, d’origine pavese - ormai la tradizione dell’Accademia era già stata infranta - docente all’Università di Firenze, vice presidente dapprima con Nencioni e poi con Sabatini, la prima donna alla presidenza dell’Accademia. Nel suo lungo mandato Sabatini ha portato nella storica istituzione una vera e propria rivoluzione organizzativa. Sotto la sua presidenza l’Accademia ha attuato un vasto programma di informatizzazione che ha reso ogni ricerca su documentazione e storia della lingua italiana funzionale ed efficiente, ha realizzato un sito web molto curato ed ha messo in rete l’intero archivio storico. Un impegno particolare la presidenza Sabatini ha profuso nella promozione della lingua italiana all’estero, progettando e dirigendo i programmi della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, che ormai dal 2001 annualmente si volge in tutti gli Istituti Italiani di Cultura nei cinque continenti. Iniziativa davvero preziosa per la nostra cultura all’estero, arricchita dal forte impulso dato dall’Accademia alle relazioni con la scuola, in Italia ed all’estero, attraverso seminari con gli ispettori della Pubblica Istruzione e con i docenti delle Scuole europee, quindi con corsi d’aggiornamento per gli operatori dell’educazione linguistica. Al governo dell’ente, Francesco Sabatini ha costruito uno speciale rapporto con la Presidenza della Repubblica. Carlo Azeglio Ciampi, nel suo settennato, ha concesso in via permanente all’Accademia l’Alto Patronato sulle numerose iniziative, quali l’allestimento della sezione dedicata alla storia della lingua italiana nel Museo del Risorgimento, al Vittoriano in Roma, ed il “Programma Giovani” realizzato nel 2006 in collaborazione con Quirinale e Ministero della Pubblica Istruzione. Infine, la riedizione anastatica del primo Vocabolario della Crusca e la cura - lo stesso Sabatini quale autore e conduttore - dell’utilissimo programma televisivo di Rai International “Le voci dell’italiano”, per gli italiani all’estero.

L’Accademia della Crusca nasce a Firenze nella seconda metà del Cinquecento. Strano a dirsi, ma le sue origini erano perfino in antitesi al concetto accademico. I fondatori si chiamarono inizialmente “Brigata dei Crusconi” e costituivano una sorta di circolo che riuniva letterati, poeti e legulei, soliti ad incontrarsi intorno a tavole imbandite per recitare “cruscate”, ossia discorsi irridenti e scherzosi, per puro divertimento. Peraltro, l’iniziativa nacque proprio con l’intenzione di marcare le distanze dalle pedanterie dell’Accademia Fiorentina, contrapponendosi al suo rigore classicista. In tale disputa i Crusconi non disdegnavano il ricorso all’umorismo, all’ironia ed alla satira, senza tuttavia far torto alla qualità letteraria delle loro performances, sempre d’alto livello. La fondazione dell’Accademia della Crusca si fa risalire a Giovanni Battista Deti (detto il Sollo), Anton Francesco Grazzini (il Lasca), Bernardo Canigiani (il Gramolato), Bastiano de’ Rossi (l’Inferigno) e Bernardo Zanchini (il Macerato), cui s’aggiunse, nell’autunno 1582, Leonardo Salviati (l’Infarinato). Proprio sotto la spinta determinante di quest’ultimo, a partire dall’anno successivo, l’Accademia assunse una dimensione nobile, finalizzando la sua azione nel conservare e promuovere la bellezza del volgare fiorentino, nell’esaltare la parte buona e pura della lingua (la farina) da quella cattiva e impura, appunto la crusca. Si deve appunto a Leonardo Salviati, nel 1583, l’avvio della compilazione d’un grande dizionario della lingua fiorentina, per difenderla e farne l’idioma di riferimento. Una vera fatica di Sisifo, se ci vollero diciannove anni di lavoro e ben trentacinque accademici per portare a compimento l’opera. Solo nel 1612, infatti, vide finalmente la luce il primo Vocabolario degli Accademici della Crusca, che attingeva le fonti linguistiche in Dante, Petrarca, Boccaccio, negli scrittori coevi ed in quelli che nei secoli appresso ne avevano seguite le orme. Al primo vocabolario seguirono altre successive edizioni che costituiscono la storia dell’istituzione. L’Accademia della Crusca, riconosciuta nelle sue competenze e funzioni “nella revisione del dizionario della lingua italiana e della conservazione della purità della lingua medesima”, in oltre quattro secoli ha portato avanti la sua missione, ampliando progressivamente lo spettro delle iniziative a favore della nostra lingua, infine, dopo la riforma del 1923 operata da Giovanni Gentile, promuove lo studio e l’edizione critica degli antichi testi e dei classici della letteratura italiana, dalle origini al XIX secolo, mentre per le attività lessicali è insediato nella sede dell’Accademia un Istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che con essa opera sinergicamente. Francesco Sabatini è un abruzzese di vaglia, una delle personalità più eminenti della cultura letteraria italiana. E tuttavia egli non perde un filo dell’indole dell’uomo di montagna, retaggio dei propri natali in un incantevole borgo dell’Abruzzo interno, Pescocostanzo, situato lungo l’antico tracciato del tratturo magno che per duemilacinquecento anni ha visto passare le greggi transumanti dai monti dell’aquilano fino al Tavoliere delle Puglie. Il carattere degli abruzzesi di montagna è essenziale, semplice, ispirato alla modestia ed al profilo discreto. Sabatini ne porta l’impronta. Palese. Immediata. Un cordone ombelicale lo riporta nella sua terra in ogni occasione culturale di rilievo, quasi a ricollegarsi alle proprie origini.

Come appunto qualche giorno fa all’Aquila, nell’Aula consiliare del Comune, per la presentazione della riedizione della “Cronica” di Buccio di Ranallo, storico aquilano vissuto nel Trecento, curata da Carlo De Matteis. Docente dell’Ateneo cittadino, De Matteis  ha dedicato all’impresa 25 anni d’appassionata ricerca filologica e critica del testo, trattandosi di un’opera notevole della storiografia, perché più prossima alla fondazione della città, nel 1254, scritta infatti tra il 1340 ed il 1350. Presenti all’evento, il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, il rettore dell’Università, Ferdinando Di Orio, il presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, Walter Capezzali, il direttore della collana “archivio romanzo” delle Edizioni del Galluzzo di Firenze, Lino Leonardi, ed appunto Francesco Sabatini. “La città dell’Aquila – ha detto Sabatini – non può non vedere la figura di Buccio di Ranallo come un emblema di sé e delle proprie origini”. Nel suo intervento Sabatini ha conquistato il pubblico, richiamando la congerie di eventi che nel Medioevo videro l’Abruzzo essere il crocevia della storia d’Italia e del Mediterraneo. Aspetti talvolta poco indagati, che tuttavia si ritrovano appieno nell’opera di Buccio di Ranallo, in cui accanto alla cronaca cittadina, alla narrazione dei costumi degli aquilani e delle lotte intestine, ci sono papi e re, in un puntuale resoconto in versi degli avvenimenti. I fatti che trasudano da questo poema in quartine, sono quelli che segnarono la storia della penisola e dell’Europa. “E Buccio, grazie anche agli studi di Benedetto Croce e Gianfranco Contini che l’hanno riscoperto – ha aggiunto Sabatini – può essere collocato in una ipotetica seconda fila nella storia della letteratura italiana, se in prima fila mettiamo Dante, Petrarca e Boccaccio. Riproporre dunque la “Cronica” in una nuova versione critica non è un’impresa facile, visto che non esiste un originale, né un testo vicino all’originale, ma solo copie quattrocentesche”. Dunque davvero un’opera importante, quella realizzata dal prof. De Matteis, non solo per la cultura letteraria italiana ma anche europea. Questo infine il conclusivo commento di Francesco Sabatini, ben lieto di rituffarsi nella linfa culturale della sua terra d’origine.

 

* gopalmer@hotmail.com - componente del Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo