Super Alex!

Del Piero vince la classifica cannonieri domani Donadoni
lo chiama in azzurro.

19 maggio 2008. - Sorrisero, sorridemmo, in molti dieci mesi fa, quando sugli ultimi passi del ritiro juventino a Pinzolo, Alex Del Piero piantò il traguardo del suo addio alla Nazionale: «Punto ai mondiali in Sudafrica, 2010, dico sul serio. Ma per adesso fermiamoci agli Europei». Parevano una cima tremenda pure quelli, perché dopo l’apparizione del settembre successivo, defilato sulla corsia contro la Francia, Roberto Donadoni l’aveva depennato dalle convocazioni. Ci rientrerà domani, da capocannoniere della A, impresa mai centrata prima: 21 gol, pareggiando il record personale dell’annata 1997/98, quando però infilò 4 rigori, contro i 3 di quest’anno. Bissa la scorsa stagione, da numero uno dei bomber, ma le aree da predare erano quelle di B. In cima alla classifica degli attaccanti, s’era issato sabato, con la doppietta rifilata alla Samp, applaudito da quasi tutto Marassi, per una incoronazione molto trasversale. Ieri c’è rimasto perché Borriello non ha bollato, fermandosi a quota 19. «Vincere la classifica - aveva detto domenica il capitano della Juve - sarebbe la conferma di questa annata positiva. Ed è giusto ringraziare tutti i miei compagni per l’impegno dato. Ma sappiamo tutti che il difficile arriva ora, saremo chiamati a migliorarci e non sarà facile. Dal primo giorno di ritiro dovremo darci dentro». Nemmeno il tempo di gustarsi il successo personale, e già punta il prossimo bersaglio. Cancellata l’arrabbiatura per la sostituzione di Genova, resta il rigore lasciato al compagno, pure in pista per lo stesso obiettivo: «Il gesto verso David è stato spontaneo. È successo tante volte in questi anni di scambiarci i ruoli, una cosa che va al di là di questa stagione».

Quella di Alex s’era incamminata piano (5 reti nelle prime 15 giornate), per poi impennarsi da metà dicembre, con la doppietta stampata alla Lazio: da lì fino a sabato, ha riempito le restanti 23 gare con 16 gol. Le sue chance in azzurro, ovvio, sono andate di pari passo, o quasi. Praticamente azzerata a ottobre, quando Ranieri (giustamente) lo tenne in panchina a Firenze, preferendogli Iaquinta: «È successo anche a me quando giocavo - disse all’epoca Donadoni, interpellato sull’invecchiamento dei big - pensi di essere sempre al top, invece bisogna accettare l’ineluttabilità del tempo che passa». Lo gelò, il ct, anche all’inizio di febbraio, quando pure Del Piero aveva iniziato il decollo: «Non sono sette gol che rendono uno indispensabile». Sembrò la buona notte. Anche perché, dopo l’ultima chiamata, e i fischi contro la Francia, il dieci bianconero s’era scocciato di cambiar mestiere per l’azzurro: «Il discorso che faccio non è un ricatto - spiegò - ma è una constatazione, un dato di fatto. Io, da attaccante, posso dare determinate cose, da centrocampista no. Lì ci sono giocatori come Di Natale, per esempio, che giocano in quel ruolo e probabilmente lo svolgono anche meglio. Donadoni ha l’opportunità di potermi utilizzare in quel ruolo, se reputa opportuno. Altrimenti no». Sarebbero serviti numeri robusti, però. Eccoli.

Così ha fatto ricredere il ct, che quasi ha variato opzioni tattiche, rinunciando a un’attaccante che s’adatta bene a fare l’esterno, come Iaquinta (pure infortunato), proprio per Del Piero. Due che, qualche mese fa, per Donadoni non potevano essere certamente intercambiati: «Ma secondo voi hanno lo stesso ruolo?», ironizzò il ct. Alex, invece, ci sarà, dopo aver convinto tutti. Anche in casa Juve, perché quando si partì, era l’unico big bianconero a non aver ancora rinnovato il contratto. Pure con dubbi di affidabilità per eccessivo chilometraggio: «Vediamo come si sente in questa stagione, che risposta ha dal suo corpo», disse l’ad Blanc. Del Piero, a distanza, ci scherzò sopra: «Non mi sembra di avere le stampelle». Erano tempi in cui si parlava di non ammainare un vessillo, più che un grande giocatore: «Ogni tanto ci si dimentica la seconda cosa - sorrise Alex - che è fondamentale perché la prima continui a vivere». Quest’anno hanno sventolato entrambe.

 

(La Stampa.it)