15 settembre 2006 - L'emblema, per chi ha almeno 30 anni, resta Luther Blisset, il giamaicano che arrivò nel 1983 al Milan dall'Inghilterra preceduto da una fama di giovane furia nera in grado di mietere gol ovunque. In realtà la sua stagione fu una collezione di papere, gol elementari sbagliati e giocate tra il comico e il grottesco, da lui commentate spesso con un serafico sorriso. Blisset è rimasto un'icona, al punto che il suo nome è stato dato a un noto network multimediale di aritisti.

Ora a consacrare l'immagine del brocco come figura cult nel calcio è arrivato un libro di Furio Zara, dall'eloquente titolo Bidoni. Zara ha collezionato ben 100 casi, e ce n'è per tutti i gusti: proviamo a spigolare un po' tra i nomi. Sicuramente, chi può permetterselo anagraficamente ricorda quel dottor Socrates che fu tra i maggiori spauracchi dell'Italia campione del mondo del 1982 prima della gloriosa semifinale vinta per 3-2 sul Brasile. Ma altrettanto certamente i tifosi della Fiorentina non hanno scordato quello che combinò il "dottore" nella stagione successiva, quando la società viola se lo assicurò a peso d'oro: cioè poco e niente. Sempre in ambito viola c'è il nome di Stefan Effenberg, "colonna" della retrocessione del 1993. Nuovamente, però, il centrocampista tedesco è più che mai vivo nella memoria storica del calcio italiano: per dire, il seguitissimo settimanale sportivo dell'emittente radiofonica milanese Popolare network si intitola L'insostenibile leggerezza di Effenberg.

Quanto a bidoni, comunque, non si salva nessuno. Compresa una certa Juventus, che quando a fine anni Ottanta, con ancora negli occhi le magie di Michel Platini, cercava la nuova stella della fantasia credette di averla trovata in Aleksandr Zavarov, che fu in realtà protagonista di due sole, scialbe stagioni. Della stessa epoca è l'ingaggio di Ian Rush, che al Liverpool segnava gol a grappoli: alla Juve totalizzò 7 reti in 39 partite, con una percentuale di realizzazione da difensore-centrocampista.

Ce n'è per tutti, insomma. Anche per l'Inter, protagonista tra gli anni Ottanta e i Novanta di "colpi" come Aaltonen e Bergkamp, ma soprattutto Darko Pancev, il cobra che con Savicevic a ispirarlo segnava grappoli di gol nella Stella Rossa e che giunto a Milano, sponda nerazzurra, combinò solo disastri; e per la Lazio, importatrice di nomi bolliti come Ivan de la Pena o il Paul Gascoigne da 6 gol in tre campionati che però, ancora una volta, ha lasciato un ricordo indelebile. A riprova dello strano fascino del bidone, che è proprio quello che Zara ci racconta.