Un aspetto della riserva biologica di Sian Ka'an.

 

25 luglio 2011. - D'accordo, il rischio c´è. La possibilità di incontrare un serpente velenoso esiste, come quella, sia pure più remota, di imbattersi in un coccodrillo. Prima di tuffarsi, i più timorosi devono perciò farsi coraggio. Ma ne vale la pena, per vivere un´esperienza più unica che rara: quella di ritrovarsi gentilmente trascinati dalla corrente in un canale che fu scavato mille anni fa dai Maya per collegare tra loro due lagune di acque cristalline e pescosissime. La rotta è stretta tra due muri di mangrovie, e il flusso scorre veloce. Basta alzare lo sguardo per scorgere anzitutto stormi di grasse libellule, poi saltellare tra le piante uccellini colorati e chiacchieroni, e infine, alti in cielo, eleganti rapaci che veleggiano paciosi. La nuotata dura più di mezz´ora: all´arrivo c´è una barca per risalire il canale in senso inverso.

Tutto ciò è possibile a Sian Ka´an, uno spicchio di foresta tropicale lambita dalla più ricca barriera corallina dei Caraibi, nello Stato di Quintana Roo, Messico. Siamo solo a qualche decina di chilometri da Cancún, il luogo dei tequila-party e dei panfili miliardari, la città di hotel mastodontici che gli statunitensi chiamano la Las Vegas messicana.
 

La riserva della biosfera di Sian Ka'an.
 

Per raggiungere Sian Ka´an da Cancún basta dirigersi verso sud percorrendo la superstrada che costeggia la Riviera Maya. Si supera Playa del Carmen, e anche le splendide rovine precolombiane di Tulum, che negli ultimi trent´anni sono passate di mano dalle comuni hippy ad intraprendenti albergatori che hanno trasformato le scomode cabañas di una volta in alberghetti con spa e corsi di yoga. Altri venti chilometri e si arriva finalmente all´ingresso nord della riserva di Sian Ka´an, che in lingua maya significa «la porta del cielo» o «il luogo dove è nato il cielo».

Chissà se il cielo è nato davvero in questo tratto di giungla protetta lungo 130 chilometri e largo una cinquantina, ma qui il sacro hai l´impressione di trovarlo ovunque, non foss´altro per l´enorme quantità di specie ospitate, che ne fa una sorta di Arca di Noè della biodiversità locale. Ci sono, per esempio, tutti e cinque i felini sudamericani: giaguaro, puma, ocelot, margay e jaguarundi. Si contano più di trecento tipi di uccelli, dal colibrì al grande pappagallo ara, comprese quindici specie di aironi e la sgraziata cicogna americana, quella con il capo e il collo glabri e rugosi. A Sian Ka´an ci sono anche cervi, tapiri, scimmie urlatrici, scimmie ragno e una infinita varietà di farfalle. Il tutto, tra splendide rovine maya.

Quasi tutti gli alberi della foresta appartengono invece a due sole famiglie di vegetali, le acacie e i ficus, per via del poco suolo su cui possono svilupparsi le radici, appena una trentina di centimetri di terra che poggia sul duro calcare. Quando passeggi in questa giungla, uno dei rischi maggiori è proprio quello che un albero ti cada in testa.

Per evitare che il turismo danneggi questo scrigno naturale, il numero dei visitatori è contingentato. È quindi consigliato prenotare l´entrata ( www.amigosdesiankaan.org ) e anche prendere una guida, per non perdersi nella foresta e per navigare sulle ampie lagune del parco. La nostra si chiama Eduardo, e ha studiato biologia a Città del Messico. Eduardo spiega come ogni tempio Maya fosse in origine ricoperto di stucco, il quale era a sua volta ornato di dipinti. A pochi metri dall´ingresso della riserva sorgono le prime rovine, lasciate così come furono scoperte alla fine dell´Ottocento. Un po´ più in là, c´è il cosiddetto "Palazzo rosa", per via del colore della pietra usata per costruirlo. All´interno, eccole le tracce di stucco sopravvissute al sigillo del tempo: alcune sono violacee, altre giallognole. Più imponente, a circa un chilometro di cammino, svetta il "Castillo", la cui cima sfiora i quaranta metri. Dentro un tempietto eretto sul terrapieno che separa due lagune svegliamo un grosso pipistrello, che vola via strepitando come un cornacchia.

Molte antiche costruzioni maya di Sian Ka´an hanno subìto un restauro appena conservativo, giusto per evitare che crollino. Come nei templi cambogiani di Angkor Wat, anche queste sono state in parte colonizzate dalla vegetazione, e fanno spesso tutt´uno con alberi imponenti o ciuffi di palmeti.

Sparsi nella riserva, vivono i diretti discendenti dei Maya di una volta. Sono circa seicento: possono cacciare e pescare se vogliono, ma la maggior parte di essi ha deciso di riconvertirsi in un'attività ben più redditizia, il turismo. Sono popolazioni che però non parlano neanche lo spagnolo, ma solo la lingua dei loro lontani antenati. Le autorità del Parco hanno quindi organizzato lezioni di inglese. Per spingerli a seguirle, sono state scelte come insegnanti tre ragazze statunitensi. Biondissime e d´aspetto giunonico. Tre mesi dopo, gli iscritti ai corsi avevano tutti imparato a parlare la loro lingua.

 

(pietro del re / repubblica.it / puntodincontro)

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25 de julio de 2011. - Bueno, ahí está el riesgo. Existe la remota posibilidad de encontrarse con una serpiente venenosa y —aunque con aún menor probabilidad— de tropezarse con un cocodrilo. Antes de la inmersión, por lo tanto, los más precavidos deberán armarse de valor. Pero vale la pena, para vivir la experiencia única de encontrarse suavemente arrastrados por la corriente de un canal que fue excavado hace mil años por los mayas para conectar dos lagunas de aguas cristalinas y excelentes para la pesca. La ruta se encuentra entre dos paredes de manglares y el agua se mueve rápidamente. Basta con mirar hacia arriba para ver bandadas de libélulas y aves coloridas y platicadoras que brincan de rama en rama. Más altos, vuelan lentamente elegantes rapaces. El recorrido, nadando, toma más de media hora. A la llegada hay una lancha que los llevará de regreso por el canal en la dirección opuesta.

Todo esto es posible en Sian Ka'an, una franja de bosque tropical bordeado por uno de los más extensos arrecifes de coral en el Caribe y localizado en el estado de Quintana Roo, México. Estamos a sólo unas pocas decenas de kilómetros de Cancún, el lugar de los yates multimillonarios y de los tequila-party, la ciudad de los hoteles que los estadounidenses llaman la Las Vegas mexicana.

Para llegar a Sian Ka'an de Cancún hay que dirigirse hacia el sur por la supercarretera que corre a lo largo de la Riviera Maya. Después de haber pasado Playa del Carmen y las hermosa ruinas precolombinas de Tulum, que a lo largo de las últimas décadas han cambiado de manos, pasando de las comunas hippies a los hoteleros emprendedores que han convertido las incómodas cabañas en pequeños hoteles con spa y clases de yoga. Otros veinte kilómetros y por fin se llega a la entrada norte de la reserva de Sian Ka'an, que en lengua maya significa "puerta del cielo" o "lugar donde nace el cielo".

 

(pietro del re / repubblica.it / puntodincontro)