16 maggio 2012 - Se, sulla base di un'indagine di monitoraggio quotidiano condotta da MILENIO-GEA/ISA, ho detto che Enrique Peña Nieto aveva vinto il primo dibattito, sulla stessa base devo dire che, proprio nel bel mezzo del calendario, la campagna migliore è stata —fino a adesso— quella di Andrés Manuel López Obrador.

E, proprio come nel caso del dibattito, metto un asterisco a Gabriel Quadri. È vero che presenta le cifre migliori, ma la grande storia si scrive tra i contendenti dei piani superiori.

Il 30 marzo, giorno di inizio delle campagne, Enrique Peña Nieto era avanti di 18 punti rispetto al secondo posto, Josefina Vázquez Mota. Oggi ha un vantaggio di 21% sulla candidata del Pan. Entrambi hanno, però, perso punti netti: il PRI è caduto nelle preferenze dal 50 al 46 per cento; il PAN è retrocesso dal 32% al 25%.

López Obrador, invece, era 33 punti dietro Peña Nieto e in svantaggio di 15 rispetto a Josefina. Oggi, il suo deficit è —rispettivamente— di 23 e 2 punti. Dal 17 per cento delle intenzioni di voto è salito al 23%. La differenza tra i suoi positivi e negativi è fondamentalmente la stessa di un mese e mezzo fa: + cinque.

In ogni caso, è l'unico che va in aumento. Contrariamente a ciò che avevo scritto precedentemente, la Repubblica amorosa sembra che stia funzionando. Il problema è la velocità con cui lo fa. Se la dinamica della prima metà della campagna si ripeterà nella seconda, López Obrador sconterà 20 punti in tre mesi a Peña Nieto, ma perderà per due cifre. Una batosta.

È interessante anche la differenza fra i positivi e i negativi. Peña Nieto ha perso quasi cinque punti dopo 45 giorni di attacchi, mentre Josefina, a cui in realtà nessuno ha "sparato", ne ha persi 7.

Statistiche pure e semplici. Monitoraggio quotidiano.

 

(ciro gómez leyva / milenio.com / puntodincontro)

 

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16 de mayo de 2012 - Si con base en la encuesta de seguimiento diario MILENIO-GEA/ISA afirmé la semana pasada que Enrique Peña Nieto había ganado el primer debate, con la misma base tengo que afirmar que, justo a la mitad del calendario, la mejor campaña ha sido la de Andrés Manuel López Obrador.

Al igual que en el debate, pongo un asterisco en Gabriel Quadri. Es cierto que presenta los mejores números, pero la gran historia se está escribiendo entre los contendientes de los pisos de arriba.

El 30 de marzo, día del arranque de las campañas, Enrique Peña Nieto aventajaba por 18 puntos al segundo lugar, Josefina Vázquez Mota. Hoy lo hace por 21. Ambos han perdido puntos netos: el priista bajó en las preferencias de 50 a 46 por ciento; la panista, de 32 a 25.

López Obrador, en cambio, se ubicaba 33 puntos atrás de Peña Nieto y 15 de Josefina. Hoy está a 23 y dos, respectivamente. De 17 por ciento de las intenciones de voto ha subido a 23. Lo curioso es que la diferencia entre sus positivos y negativos es básicamente la misma de hace mes y medio: + cinco.

Como sea, es el único que ha subido. Contrario a lo que he escrito aquí, la república amorosa sí arroja dividendos. El problema es la velocidad con que lo hace. Si la dinámica de la primera mitad de la campaña se repite en la segunda, López Obrador habría hecho la hazaña de comerle 20 puntos en tres meses a Peña Nieto, pero perdería por dos dígitos. Paliza.

Interesante es, asimismo, la diferencia positivos-negativos. Peña Nieto ha perdido casi cinco puntos en 45 días de ataques; Josefina, a quien en realidad nadie le ha disparado, ha perdido 7.

Estadística pura y dura. Seguimiento diario.

 

(ciro gómez leyva / milenio.com / puntodincontro)